Da un po' di tempo ho un pensiero fisso.
Buonasera,
Tengo a precisare che ho selezionato come categoria 'elaborazione del lutto' perchè mi sembrava la più adatta.
Ho deciso di scrivere ciò che mi sta accadendo ormai da più o meno un paio di mesi.
Dunque: anni fa, più di dieci anni fa per l'esattezza, ho avuto una storia di 1anno e mezzo con un ragazzo che poi, grazie alla mia psicologa di allora, ho capito essere un borderline.
Questo l'ho capito dopo la fine della storia, ahimè.
Lui è stato il mio primo amore, inutile dire che l'inizio della storia è stato idilliaco:mi faceva stare bene, mi faceva sentire importante, sentivo le farfalle nello stomaco, ecc...
Dopo qualche mese sono iniziati i primi segni di 'disagio' che io, essendo totalmente innamorato, non ho saputo (o voluto) vedere.
Per 'disagio' intendo: scatti d'ira improvvisi che poi passavano alla velocità con la quale erano arrivati, sbalzi d'umore, mi criticava, offendeva, discussioni per motivi inutili e contorti, ecc....
Al termine delle discussioni lui spariva per giorni e ricompariva solo quando ero io a cercarlo.
Aveva un pessimo rapporto, anzi inesistente direi con i genitori e molto rancore verso il padre.
La storia è finita in modo burrascoso, è stato lui a lasciarmi.
Ma nonostante tutto questo, ora, a distanza di anni, mi ritrovo a pensare a lui, è rientrato di nuovo nella mia testa (non credo ci sia mai uscito, ma ora è un pensieri fisso).
Tutto è iniziato da un sogno che ho fatto, nel quale c'era anche lui ovviamente.
Mi ritrovo a pensare ai bei momenti passati insieme, a come mi faceva stare bene, ecc...
Non so se magari questo lockdown abbia amplificato tutto e magari riportato a galla vecchie cose rimaste dentro, non lo so.
Ad ogni modo non mi spiego questa cosa.
Qualcuno sa darmi un parere?
Caro Gero,
ho letto con attenzione la sua storia e le sensazioni che ne ho tratto sono state: grande passione, ma allo stesso tempo tormento e in un certo senso anche rimpianto, nonostante i diversi punti critici e difficili da gestire che ha illustrato all'inizio della sua descrizione.
Per la mia esperienza mi sento di condividerle che a volte, specialmente quando non siamo soddisfatti di uno o più aspetti della nostra vita o magari quando proviamo un senso di difficoltà nel vivere alcune circostanze che non sembrano dipendere (almeno in apparenza) direttamente dalle nostre scelte, uno dei meccanismi che può correre in difesa del nostro equilibrio contro una perdurante esposizione alla frustrazione o al dolore inaccettabile, è proprio quello di "evadere" verso qualcosa che ha rappresentato un momento felice o senz'altro significativo e importante. Un momento dove ci siamo sentiti bene, anche se magari solo in una prima fase.
Qui vengo al punto: nonostante la sua storia sia stata costellata da imperfezioni e dolore è pur sempre stata la sua prima vera storia d'amore, e mi permetto, probabilmente con un trasporto emotivo tale da risultare, se non altro, molto più che significativo. È possibile che per questo motivo, nel periodo di difficoltà, precarietà e restrizioni che noi tutti siamo portati a vivere a causa della situazione sanitaria globale, unito forse anche ad altri aspetti che probabilmente in questo momento rappresentano dei luoghi interni conflittuali del suo mondo interno, sia possibile che una parte di lei si rinfranchi con un pensiero legato al passato.
Aggiungo anche che spesso pensare a ciò che non c'è più, non ci permette di confrontarci davvero con aspetti della realtà che nella pratica risulterebbero ingestibili: potremmo provare una sensazione di idealizzazione di qualcosa vedendolo come estremamente "positivo" per noi, o benefico o addirittura ristoratore, quando nella realtà davvero vissuta, non lo è stato in questo modo.
Probabilmente, iniziando a considerare ciò che le sta accadendo di recente sotto questa luce, altre risposte potrebbero arrivarle.
Buona ricerca e se dovesse necessitare di un confronto più diretto, non esiti a contattarmi.
Psicologa - Bologna