psicologo, psicoterapeuta, psicodiagnosta, consulente tecnico di parte
Come aiutare chi soffre di depressione
Chi soffre di depressione non è, come spesso si pensa, semplicemente ed esclusivamente una persona debole, pigra, svogliata, incapace di reagire alle difficoltà della vita se non in modo passivo, apatico e disinteressato, in grado solo di lamentarsi per essere compatita e/o delegare ad altri i suoi compiti.
La depressione è una malattia vera e propria.
Le sue manifestazioni e i suoi sintomi possono essere più o meno gravi e/o duraturi a seconda dei casi.
Si può, infatti, trattare di una reazione momentanea e passeggera a particolari eventi stressanti e/o traumatici della vita (lutti, separazioni/divorzi, perdita del lavoro, tracolli finanziari, gravi patologie e disabilità fisiche, ecc..) o di un'esperienza intorno alla quale l'intera personalità del soggetto, in seguito a circostanze difficili e dolorose, finisce, con il tempo, per organizzarsi e strutturarsi in maniera più o meno cronica.
Riconoscere un individuo depresso non è tanto difficile: il soggetto affetto da depressione si mostra come facilmente affaticabile e con poca energia, sperimenta una diminuzione o perdita di interesse e piacere nelle sue solite attività, lamenta insonnia (o ipersonnia), inappetenza e difficoltà di concentrazione, il suo stato d'animo è triste o disperato, possiede sentimenti di autosvalutazione o di colpa e ricorrenti pensieri di morte, ecc.…
Compito ben più arduo è, invece, aiutare una persona che soffre di depressione.
Tanti sforzi e tentativi naufragano, infatti, di fronte a errori piuttosto grossolani compiuti, spesso nelle migliori intenzioni, utilizzando logiche di senso comune ingenue e semplicistiche come, ad esempio, quella che afferma che basterà tirare su il soggetto svagandolo e facendolo divertire un po'.
Ecco allora alcuni esempi su cosa fare e cosa non per essere veramente di supporto e sostegno nel modo giusto a chi è depresso:
- evitare in ogni maniera di minimizzare e banalizzare la situazione: bandire frasi del tipo 'non è niente!', 'che vuoi che sia..', 'guarda che non sei l'unico ad avere questi problemi, ci sono persone che stanno molto peggio di te', ecc..;
- non giudicare, criticare e/o fare prediche con affermazioni come 'te l'avevo detto io!', 'se tu non avessi….', 'che ti aspettavi?', 'reagisci, non ci pensi ai tuoi figli?', 'conosco altri che hanno molti più motivi di te per stare così eppure non si comportano come te', ecc..;
- non interpretare ed impartire consigli asserendo, ad esempio, 'secondo me stai così perché….', 'a mio avviso dovresti….';
- evitare di convincere e di incoraggiare a reagire ('dai su, non ti preoccupare');
- consigliare di farsi aiutare e di delegare parte dei suoi compiti ad altri;
- rivelare comprensione e vicinanza chiedendo 'Come stai?' o dicendo 'Mi dispiace, non deve essere facile per te', 'Vedo che quanto è successo non ti fa star bene', ecc..;
- dimostrarsi disponibili all'ascolto, anche dei suoi silenzi;
- essere d'aiuto concretamente e quotidianamente con gesti pratici ('Sono qui, cosa posso fare per te?') accettando la realtà del suo problema;
- evidenziare che si tratta di una condizione, in ogni modo, risolvibile e passeggera ('so che ora stai male ma non sarà sempre così');
- sottolineare la necessità di rivolgersi a uno psicologo, e/o a un medico per un eventuale supporto farmacologico nel caso i sintomi siano eccessivamente invadenti ed invalidanti, e, quando necessario, prestarsi ad accompagnare la persona.
Per essere veramente d'aiuto ad un individuo depresso occorre, tuttavia, anche essere in grado di limitare il proprio coinvolgimento emotivo rispetto alla situazione mantenendo una giusta distanza dal problema per una considerazione realistica ed obiettiva di esso.
Sarà necessario, pure, non cedere ad eventuali ricatti emotivi, mettere 'paletti' a probabili incessanti richieste di attenzione e cura, ecc...
Tutto questo, non solo per proteggere se stessi e il proprio equilibrio psicofisico, ma anche per evitare di ritrovarsi implicati, insieme al soggetto, in un pericoloso, disfunzionale e controproducente gioco di dipendenza/controdipendenza.
Insomma, concludendo, il messaggio che deve passare è 'Io ci sono, accetto la tua condizione come una malattia, ti capisco, ti sono vicino, ti ascolto e ti aiuto concretamente ma la soluzione del problema è prevalentemente cosa tua e dipende da te, da come attivi, attraverso azioni e comportamenti, energie e risorse interne che indubbiamente possiedi'.
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si, sono situazioni di difficile sostegno e purtroppo spesso succede come lei ha descritto, dai, su, muoviti ecc...e cosi bello e piu funzionante essere semplicemente accanto
il 20/03/2019
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