Problemi sentimentali, ricerca della tranquillità emotiva, malessere continuo
Salve a tutti,
volevo raccontarvi la mia esperienza. Sono un ragazzo di circa 30 anni e sono stato fidanzato con una ragazza per pressappoco 6 anni. Questa relazione è terminata 6 mesi fa a causa di diversi fattori. Tutto cominciò l’anno scorso, esattamente in questo periodo, quando lei ricevette un incarico lavorativo a termine a 900 km di lontananza. La distanza si sa può esser nemica in un rapporto, ma io non ho mai osteggiato il trasferimento, anzi lo ritenevo fondamentale per la sua crescita lavorativa, era comunque un’occasione per maturare un po' di esperienza.
Tale avventura si è rivelata ben presto per lei molto positiva sia in termini di contesto lavorativo (impiego appagante e stimolante), che di contesto sociale, infatti le diverse conoscenze anche con persone sue conterranee le hanno agevolato l’impatto con la nuova realtà. Con il passare di qualche mese lei ha cominciato ad affermare concetti come “la mia vita ora è qui, qui è il mio posto…” invitando me, forte di un impiego con contratto a tempo indeterminato, quasi a voler dire di cercare lavoro laddove si era trasferita, sottolineo che la sua occupazione era temporanea. Questo fu il primo K.O che subii. Il non intravedere un obiettivo comune fu un bel colpo, anche perché la sua era una decisione dettata dal momento e palesemente superficiale. Tale tema generò non pochi litigi. Da lì in poi una precipitazione continua. Lei è/era anche una persona molto gelosa, quasi paranoica e la distanza aveva acuito questo aspetto.
Tendenzialmente lei poi è sempre stata una persona spinosa, diciamo poco incline ad un’attiva socializzazione, soprattutto con i miei amici. In quel periodo ho scoperto, mio malgrado, che la socializzazione era dettata dalle persone, ovvero in quelle conoscenze estemporanee che aveva fatto a distanza aveva trovato la sua dimensione sociale. Mettiamola in questi termini, in quasi 6 anni forse ha dimostrato di investire poco sotto questo aspetto, nonostante io ci tenessi, per me era importante che lei riuscisse ad integrarsi considerando che è una tipa un po' solitaria. Lì invece, era tutto diverso, aveva trovato un mondo fatato, stava vivendo la vita che desiderava, dopo i tanti sacrifici fatti sui libri.
Ad ogni modo il rapporto continua, contraddistinto da bassi e quasi zero alti, segnato da telefonate ricche di litigi nati spesso da questioni effimere. Siamo grossomodo a circa 5 mesi dalla sua partenza ed io stavo vivendo un particolare momento dettato da un periodo abbastanza stressante sul lavoro. Altro fattore che ci ha portato alla rottura è stato il fatto che lei cominciò a sottolineare il fatto che io non le davo attenzioni, che non si sentiva una persona amata, insomma me ne sentivo di tutti i colori ritrovandomi spiazzato e senza alcuna comprensione verso di me. Io non mi sentivo la persona che lei voleva dato che tutto ciò che facevo era sbagliato, io credevo che lei stesse delineando il ritratto di una persona che non ero io.
Arrivò dunque l’epilogo in una telefonata dove nessuno dei 2 ne poteva più, una decisione comune, ma le cui cause non erano state generate da me. Da lì a 3 giorni io avevo prenotato il biglietto aereo per andare a trovarla, ma in quel momento mi sembrava paradossale, avvertivo dentro di me un’ansia terribile e decisi di non partire. Questo episodio lei se lo legò al dito. Da lì in poi io scelsi la strada del silenzio comunicativo, cercavo di capire con dolore come si fosse potuti finire così. Lei però interpretava tale silenzio come menefreghismo, non curanza e rincarava la dose. Dopo un altro mese a rinfacciarci gli errori di l’uno verso l’altro, nonostante lato mio non mi sentivo chissà quanto colpevole, lei rientrò a casa e ci vedemmo un paio di volte. In una conversazione emerse un particolare importante, nel periodo successivo alla rottura (parliamo di un paio di settimane) lei si è concessa un’evasione (così la chiamava lei) con una persona che ha saputo darle quelle attenzioni, che a suo dire, io ero stato incapace di dare. Questo fu il secondo K.O. Mai mi sarei aspettato una cosa del genere, sebbene la tempistica degli eventi non lo confiderebbe un vero e proprio tradimento. Tutto mi sarei aspettato, tranne questo, non la credevo capace, e invece…
Da quell’incontro partii una sorta di processo di pentimento da parte sua, un rinnegare di diversi concetti oggetti di litigio, come il discorso del trasferimento. Cambiò radicalmente opinione, dicendo che fu azzardato dirlo e ribadirlo. Era ed è dispiaciuta per quel che ha fatto sostenendo che fosse per lei tornerebbe indietro perché si è resa tardi della persona importante che sono per lei. Attualmente il nostro è un rapporto fatto di messaggi quasi quotidiani e telefonate rare, è uno stillicidio imperterrito.
Io non sono mai riuscito a maturare la convinzione di cancellarla dalla mia mente, non volendo più saperne ed eliminando ogni forma di contatto che mi conduceva a lei. In realtà ci ho provato, ma ahimè ho fallito. Sono una persona che in questo momento è confusa, è devastata mentalmente e non solo, perché si è ritrovata di fronte colei che ha detto tutto ed il contrario di tutto, contribuendo di fatto alla rottura. Ora il copione è ancora quello, lei comunica tramite social evidenziando forti stati ed indirettamente si riferisce a me. Io d’altro canto non voglio essere artefice della sua infelicità e provo comunque a risollevarla. E’ un dolore bipartisan che non può andare avanti, ma non ho la convinzione per decretare nulla. Non so se è solo una questione di tempo oppure non voglio lasciarla andare, vorrei tanto capire tutto ciò che mi attanaglia mente e cuore. Sono in uno stato in cui l’ansia la fa da padrone. Non sono capace di gestire nulla, vivo con ansia ogni suo messaggio e non riesco ad affrontarla di persona. Non voglio vivere con quel terrore. Sono davvero molto incasinato, non voglio soffrire e non voglio far soffrire. Sono una persona altruista, mi ritengo un bravo ragazzo e so bene che forse eccedo in preoccupazioni. Quando a soffrire ero solo io, lei….
Al momento non sono in grado di ripartire con lei, la mia mente è un luogo decisamente affollato, tempestato di pensieri che evocano bei momenti, rammarico, rabbia e nel vagare perpetuo finisco con il fissare il vuoto con le lacrime che varcano gli occhi e sono pronte a saltare…
Io non so se il subconscio, o qualsiasi altro canale stia provando a dirmi qualcosa, vorrei tanto trovare la tranquillità emotiva che desidero.
Vi ringrazio in anticipo per il tempo che mi dedicherete a prescindere e mi scuso per la prolissità.
Gentile JayR,
la sua storia trasmette molta sofferenza. Sei anni di relazione non sono pochi ed immagino le difficoltà a ridefinirsi come una persona sola. Purtroppo non dice molto sulla (ex) ragazza e sulla relazione nel periodo precedente al trasferimento: sarebbe stato interessante sapere se vivevate insieme, se avevate progetti di coppia, se vi ritenevate felici, se per entrambi era la prima storia importante. Da quello che racconta capisco che per la ragazza il cambiamento è stato foriero di novità positive, lavorative, sociali e sicuramente anche personali, rivelando interessi e capacità che forse non era mai riuscita ad esprimere pienamente sino a quel momento. Questo punto sicuramente andrebbe approfondito perché potrebbe rivelare il motivo per cui in precedenza appariva una donna chiusa e poco socievole: a volte il contesto sociale di appartenenza, per vari motivi, può costringere a comportamenti convenzionali, costretti, non spontanei, mentre l’essere soli in un posto che non conosce la propria storia, può dare la carica giusta per reinventarsi, sperimentarsi e rivelarsi una persona nuova o scoprirsi una persona diversa. Se così è stato (naturalmente solo la ragazza lo può sapere), l’idea di ritornare indietro sarà risultata presto inaccettabile, semmai avrà avuto il desiderio di recuperare qualcosa di buono dal passato, come il proprio compagno. Ecco che capire il suo ruolo sarebbe importante: lei è parte di quel mondo “vecchio” da lasciarsi alle spalle o rappresenta la persona importante da salvare? E se la sua ragazza avesse voluto salvarla, lo avrebbe fatto mantenendo tutto uguale o chiedendo dei cambiamenti? Già, perché la sintonia di una coppia si basa anche su assimilazioni e adattamenti reciproci, non sempre facili, non sempre sincroni. Proprio questa mancata sincronicità di adattamento può portare all’aprirsi di crisi più o meno profonde che però, ammesso che si voglia procedere in un cammino insieme, vanno affrontate vis a vi, con coraggio. Nascondersi dietro i social o i messaggi, se da un lato ci fa sentire protetti, dall’altro ci fa sentire frustrati, in ansia e comunque non risolve la situazione ma allunga l’attesa di qualcosa che non si sa ben definire. Si attende la fine? Si attende la ripresa? Cosa si è disposti a fare?
Vede JayR, va bene che pianga, perché soffre del lutto di una relazione terminata con una persona che non c’è più, che non è più la stessa di sei anni fa. Quando avrà finito di piangere si chieda se anche lei non è più lo stesso e se i vostri cambiamenti sono compatibili. Si chieda (e magari le chieda) se ci sono ancora degli obiettivi comuni, dei progetti da condividere, al di là delle distanze. Si chieda (o chiedetevi) quanto riuscite ad essere voi stessi ma contemporaneamente anche ad adattarvi l’uno all’altra tanto da trovare un equilibrio. Se questo sarà possibile forse avrete una chance, altrimenti sarà il momento di salutarvi e procedere con le vostre vite, consapevoli della strada percorsa insieme.
Se non le risulterà facile tutto questo, consulti un terapeuta che la potrà sicuramente aiutare a rielaborare quanto accaduto. Intanto le auguro di chiarire i suoi dubbi.
Cari saluti.