Introduzione allo stile di vita psicopatico
Appena nato è tutto il suo corpo. Sente attraverso il corpo la frustrazione del cambiamento, dall'ambiente accogliente e sicuro dell'utero materno, a una realtà che comincia a imporre le proprie richieste. Ora che non è più collegato al cordone ombelicale deve "darsi da fare" per mangiare e "individuare" la figura a cui fare riferimento per sopravvivere. Appena nati, siamo guidati dal bisogno di autoconservazione. Non siamo indifferenziati da chi si prende cura di noi, ma abbiamo nel pianto il nostro primo strumento per comunicare le necessità primarie.
Viviamo delle proto-emozioni (piacere, dispiacere) che regolano il nostro entrare in relazione con gli altri. Se la mamma allatta il bambino prova piacere, se nella culla il pannolino si sporca, prova dispiacere e così via.Con l'evolversi del sistema nervoso centrale, il bambino, al sesto mese, comincia a differenziare il proprio corpo da quello della propria madre e oltre al bisogno di autoconservazione sviluppa in sè il bisogno di vicinanza. Il corpo si separa ma non la mente che rimane affettivamente simbiotica con quello che prova il care-giver.
Lo sviluppo sano continua verso una separazione-esplorazione del mondo familiare, per poi completarsi nella individuazione di sé.
Verso i 3 anni sviluppiamo la consapevolezza del Sé. Il Sé da ambiente corporeo viene arricchito con la formazione dell'Io, dall'Io stesso dai contenuti dell'esperienza soggettiva. Quando la volontà di emergere innata del bambino si intreccia con una buona responsività emozionale del sistema educativo e si sviluppa il sentimento alla cooperazione all'ora il bambino potrà integrare l'oggetto accudente rassicurante nel proprio Sé ideale e interiorizzare i principi guida di giusto e sbagliato sviluppati da tale relazione. A 5 anni il bambino sano ha sviluppato un concetto di sé che si basa su obiettivi alla propria portata grazie all'introiezione di relazioni empatiche e il fine ultimo del suo prendersi cura di sé e dell'Altro sarà il prodotto equilibrato dell'intreccio tra le proprie esigenze di emrgere socialmente e i principi rafforzati dal sentimento sociale che creano limiti al comportamento utilizzabile per i propri scopi di sostentamento di una buona autostima.
Nello sviluppo psico-affettivo avviene una integrazione dell'emozioni e del corpo con l'Io. IN questo modo le pulsioni corporee e le emozioni più intense possono essere controllati dalla razionalizzazione. In uno sviluppo sano la razionalizzaione non elimina il sentire dell'Io.
Siccome le emozioni sono il pane dei rapporti intersoggettivi la fame di emozioni senza regolazione cognitiva può comportare disorganizzazione della personalità e rafforzamento della scissione con gli oggetti interiorizzati che possono essere poi espulsi con proiezioni continue dando luogo a scompensi anche di natura psicotico-paranoide
Se invece manca la "fame" i rapporti sociali avverranno solo a un livello intelettualizzato dove il corpo viene escluso dalla sfera della coscienza di sé attraverso rimozione dei contenuti scissi del rapporto Sé-oggetto.
Se invece durante le prime esperienze del suo sviluppo il bambino non esperisce il prendersi cura di lui come un momento rassicurante e la sua innata tendenza a scaricare il proprio disagio per la ricerca del piacere immediato non viene soddisfatta dalla vicinanza affettiva del care-giver (per deficit nello sviluppo del sistema limbico o per carenze nelle capacita empatiche del genitore o per maltrattamenti precoci) o mediata dalla educazione al procrastinare l'immediatezza in modo da apprendere l'autoregolazione del proprio stato di eccitamento, non si svilupperà il bisogno di conforto, sicurezza, protezione, L'oggetto accudente diverrà un estraneo che sarà scisso dal Sè reale, proiettato nel Sé ideale grandioso con cui il concetto di Sé si fonde. Il bambino rimarrà fissato a uno stadio sadico-orale controllato dal bisogno di autoconservazione e dall'esperire solo proto-emozioni. Le parti sadiche interiorizzate senza elementi di regolazione empatica che permettano di avvertire sensi di colpa e paura, trasformeranno il Sé ideale nel fine ultimo di grandiosità sadico-orale. L'Io non potendo entrare in simbiosi col caregiver non potrà sentirsi nemmeno rassicurato e accolto nel mondo. Rimarrà un Io debole mionacciato da ideali sadici che proietterà sulla realtà per poterla controllare. Qualsiasi sensazione, pulsione proveniente dal corpo , qualsiasi emozione sarà una minaccia per la debole Identità organizzata partendo da l'assenza del Sé reale.
Per mantenere compatta la debole organizzazione della personalità (Io, Sè reale, Sè ideale, rapporti con gli oggetti interni scissi) coerente lo Stile di VIta l'Io compierà compensazioni difensive legate al controllo dell'ambiente anche attraverso l'identificazione proiettiva e alla dissociazione dalle sensazioni che possono condurre una frammentazione psicotica.
La personalità sarà sempre in lotta tra una posizione narcisistica e una psicotica, grandiosa e paranoide. I rapporti interpersonali riguarderanno anche nello Stile di Vita adulto relazioni con oggetti estranei in un mondo popolato da persone estranee a quello che tale individuo percepisce di sé. Non pone limiti ai propri desideri pulsionali se non quello della auto-distruttività. Quando avverte la spinta interiore del oggetto sadico che richiede gratificazione l'Io debole deve sottostare e deve organizzare la realtà in modo da utilizzare gli altri per scaricare il proprio bisogno primario. Non potendo il Sé avvertirsi differenziato dal Sé degli altri "costringe" l'Io a utilizzare strategie manipolatorie per soddisfare i propri bisogni di potere.
Lo psicopatico che si è venuto a formasi nel pieno della sua maturazione non è consapevole della malvagità delle proprie azioni e quando esprime una parvenza di consapevolezza è solo un modo per apparire ancora una volta potente e grandioso.
La verità è che però è solo con se stesso, senza la propria umanità non può entrare in relazione con oggetti interi e vivere consapevole dei propri bisogni affettivi. Non accetta di sentirsi debole e quando la carica pulsionale proveniente dal corpo e dalle emozioni ritorna la intreccia con la propria aggressività sadica per poi dissociarsi dal contenuto emotivo delle proprie azioni una volta soddisfatto il proprio bisogno di grandiosità.
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