Dott.ssa Cristina Bozzato

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Dott.ssa Cristina Bozzato

psicologa, psicoterapeuta cognitivo-comportamentale

Attacchi di panico e Agorafobia: come cambiare i propri pensieri negativi?

Buongiorno. Sono una ragazza di 23 anni e da circa 7 mesi ho sviluppato un disturbo da panico, a seguito del mio primo attacco di panico mentre stavo guidando da sola.
Ho un po' tutte le paure tipiche di chi sviluppa questo disturbo: paura di stare da sola, senso di agitazione quando sono in fila, in auto, se faccio sport o le scale (quindi sento il battito accelerato e mi spavento) e nei luoghi chiusi (in ascensore ma anche al centro commerciale), oltre ad ogni volta che sono in ospedale per fare visite o esami.
Sono seguita da una psicoterapeuta e a volte svolgiamo la tecnica dell'EMDR.
Ho sicuramente avuto qualche miglioramento ma ogni volta che ho una ricaduta mi sembra di tornare al punto di partenza e mi demoralizzo davvero tanto, oltre che a preoccuparmi di non "guarire" mai. Fatico ad associare la me di oggi con la me di 8 mesi fa: non mi sento più la stessa.
Mi rendo conto di iniziare a pesare molto sulla mia famiglia, in particolare su mia madre, che ormai è sempre la mia accompagnatrice.
Non riesco più a fare le cose che facevo un tempo, anche le più banali e quelle che prima per me erano un piacere, come guidare. Mi sento inutile ed incapace. Ho poca voglia di uscire con gli amici quindi tendo sempre a rifiutare le loro proposte dicendo di essere impegnata con l'università.
Sono consapevole che questi atteggiamenti non fanno altro che peggiorare il mio disturbo e portarmi a chiudermi troppo in me stessa, però i miei pensieri negativi ed ansiosi hanno sempre il sopravvento.

Le mie domande sono:
1. Potrò mai uscirne?
2. Come posso minimizzare i pensieri catastrofici e l'ansia anticipatoria? Scriverli e ridicolizzarli potrebbe aiutare?

Vi ringrazio tanto

Buongiorno,

ho letto la sua lettera e proverò a darle qualche indicazione.

Sono la dott.ssa Cristina Bozzato, psicologa psicoterapeuta cognitivo comportamentale.

Parto dalle sue domande:

1. Si, è possibile uscirne ma ci vuole un po' di pazienza e tenacia. Non deve considerare le "ricadute" come dei fallimenti, ma come parte del percorso di cura. Ogni volta che qualcosa va storto, lo accetti e ricominci nuovamente a ad affrontare l'ansia. Ho letto che è seguita da una psicoterapeuta (non so che approccio terapeutico utilizzi, sappia che l'approccio cognitivo comportamentale è il più efficace per questo tipo di problematica)), ne parli anche con lei, datevi degli obiettivi (realistici) e monitorate il vostro percorso. La psicoterapia è fatta di passi avanti e passi indietro, ma non demorda.

2. Scrivere i pensieri catastrofici o "ridicolizzarli" può essere un modo per prendere "le distanze" da essi (non è l'unico modo). Provi a farlo, sarà lei a giudicare se la aiuta o no. Alcune persone ne traggono giovamento, altre meno. Mi sembra di capire che l'esordio del disturbo è piuttosto recente (8 mesi fa) per cui lei è in una fase in cui deve trovare la sua strada, le sue strategie per riuscire a mettere una certa distanza tra lei e ciò che le passa per la testa! Si ricordi che i pensieri sono solo pensieri...non verità assolute. Per cui non siamo obbligati ad ascoltarli o a seguirli. Provi ad immaginare i suoi pensieri catastrofici come degli "ami da pesca": se abbocca, la porteranno a fare ciò che non le è utile fare (evitare, farsi accompagnare, rinunciare, cercare rassicurazioni ecc). Si ricordi che l'evitamento "nutre" l'ansia e la paura (anche se al momento, evitare o farsi accompagnare la tranquillizza, ma sul lungo termine è proprio il contrario)

E' normale che in questo momento lei non si riconosca più, è un vissuto molto comune in chi soffre di panico. Pensi a questo: se prima riuscivo a fare certe cose, significa che so farle! E riuscirò a rifarle ancora, perchè l'ho già fatto tante volte.

Le suggerisco di ricominciare ad esporsi a ciò che teme gradualmente, un passo alla volta ma con la consapevolezza che l'ansia arriverà certamente e che l'obiettivo non è "non provare più ansia" ma imparare che le sensazioni di ansia, anche se estremante spiacevoli, non sono dannose e soprattutto come arrivano, passano...se siamo disposti a "starci assieme" almeno un po'.

Se vuole altre informazioni mi contatti pure, sono disponibile anche online.

Saluti

Dott.ssa Cristina Bozzato