Psicologa clinica cognitivo - comportamentale - Neuropsicologa forense
La vita mi sta uccidendo
Non ho mai vissuto.
Provengo da una famiglia povera. Mi è sempre mancato tutto: l'affetto dei miei genitori, il gioco, lo svago, l'innocenza, la spensieratezza. I miei sono sempre stati violenti, sia fisicamente che mentalmente, nei miei confronti. Sono arrivata per sbaglio e, con codardia, accusano me di avergli rovinato la vita invece che assumersi la responsabilità delle loro azioni dettate da ignoranza e stupidità. Mi hanno impedito di giocare con gli altri bambini, di praticare sport. Non possedevo giocattoli, videogiochi. Non siamo mai andati in vacanza, non mi compravano abiti. Ero sempre la più sfigata, povera e sola. Non potevo vedere i miei amici, andare a loro e loro da me. Mi rifugiavo nella lettura.
L'adolescenza è stata vuota, segnata da solitudine e bullismo, a casa come a scuola.
In seguito ho conosciuto un uomo meraviglioso col quale sono andata a convivere.
L'"uomo meraviglioso" si è trasformato in un aguzzino alla pari dei miei genitori: mi manca costantemente di rispetto, si mostra perennemente sarcastico e crudele verso la mia persona. Lui può dirmi e farmi tutto ciò che vuole mentre io non posso nemmeno difendermi a parole: mi guarda con odio, quando lo fa, poiché è raro mi guarda in faccia. Si rivolge a me soltanto urlando es utilizzando toni di scherno e, in generale, adotta la strategia del silenzio, ma con me non attacca e questo lo fa imbestialire. Mi insulta ed umilia anche davanti ad altre persone.
Sono una persona dal carattere forte e deciso ma non è sufficiente laddove ci si scontri contro un muro: agisce secondo la propria coscienza, indipendentemente dal danno che mi causa.
Sono disoccupata: a 22 anni non ho mai lavorato, vivo in un paesino, non ho la patente. Non riesco ad uscirne. Il lavoro è un'utopia, da queste parti; nonostante mi mostri aperta ad ogni posizione, non basta.
Chi riesce ad emigrare lo fa aiutato dalla propria famiglia, che io non ho.
I miei "amici" tali non si dimostrano: immaturi, spesso superficiali, infantili, nelle occasioni di incontro mi tengono in disparte perché poco propensa a battute e scherzi che forse mi sarebbero andati bene ad otto anni.
Non voglio apparire boriosoae piena di me, ma sono obbiettiva: ho sempre manifestato un'intelligenza fuori dal comune, una precoce maturità, cultura e pragmatismo. Sono doti condannevoli in una società di demenza, in cui si fa a gara a chi si dimostra più egoista e fasullo.
Non possiedo una vita sessuale né sentimentale: il mio compagno mi ha rifiutato per anni, sempre sprezzante ed ora che ho cessato di elemosinare le sue attenzioni, trova anche il coraggio di farmelo pesare.
Nell'intimità era noioso e scontato, tant'è che aspettavo terminasse quel supplizio.
Quando rientra da lavoro non mi saluta nemmeno, ma mi apostrofa, strillando, dandomi ordini sulla pulizia nemmeno fossi la sua schiava.
Faccio di tutto affinché questo possa cambiare: non amo stare con le mani in mano, tutt'altro.
Non voglio sminuire il Vostro operato ma, onestamente, il consiglio di rivolgersi ad uno specialista risulterebbe vacuo per le mie problematiche
Inoltre, in passato, il mio compleanno mi obbligò (con l'ausilio di ricatti e minacce) a frequentare degli psicoterapeuti inutili e controproducenti, che mi giudicavano e addirittura insultavano.
Io sto male perché la mia vita fa schifo, questa è la realtà.
Non sono io a rovinarmela: non bevo, non fumo, non ho nemmeno mai assunto droghe. Sono sempre stata pulita e intorno a me vedo chi si distrugge con le proprie mani per molto, molto meno.
Soffro di ansia, attacchi di panico, insonnia e reflusso gastroesofageo dall'infanzia.
Porto l'inferno inciso sulla mia pelle.
Avrei preferito nascere stupida, superficiale: mi avrebbe impedito di ammalarmi di depresso così precocemente, viste i primi sintomi a sei anni. A sette tentai il mio primo suicidio.
È un pensiero ricorrente che tento di scacciare, ma a che pro? Non ho nulla da perdere.
Cara Micaela, mentre leggevo la sua lettera pensavo che avesse almeno 40 anni, mi sono stupita quando ho letto che ha solo 22 anni. Cosa la trattiene dal cercarsi un lavoro qualsiasi e andar via dall'"inferno"? In un altro posto, dove vi siano pure dei consultori familiari a cui rivolgersi per imparare a superare il vuoto.
Perchè rimane in una convivenza così umiliante? Perchè rimane in una vita così brutta?
Avanti, qualunque alternativa è meglio del vuoto. Specialmente quando si ha la consapevolezza di avere avuto il dono di una buona intelligenza.
In bocca al lupo
Psicologa clinica cognitivo - comportamentale - Neuropsicologa forense - Belluno - Padova