Psicologa clinica cognitivo - comportamentale - Neuropsicologa forense
Mia figlia non accetta il mio compagno
Buongiorno. Da anni cerco di capire una situazione di disagio continua tra mia figlia e il mio compagno. Mi sono separata dal padre con cui non andavo d'accordo quando mia figlia aveva da poco compiuto 3 anni. Il rapporto con lui all'inizio ha avuto qualche problema perché lui non accettava la fine e a volte mi pedinava. Pian piano ha accettato Dopo un anno, ho conosciuto un uomo di cui mi sono innamorata. Questo uomo in realtà è mio cugino di primo grado, ma l'amore ha preso il sopravvento anche sulla parentela. Ho cominciato a lavorare da lui fuori provincia per un anno e poi stanca di fare avanti e indietro perché non vedevo più tanto mia figlia, ho deciso di trasferirmi. Mia figlia gradualmente ha conosciuto il mio compagno e fin da subito si è mostrata astiosa io penso spinta molto anche da un padre che non accettava una mia relazione né tanto meno con mio cugino. Al trasferimento si è adattata senza problemi. Nel nuovo asilo è venuto fuori il suo carattere forte ma dolce e ha legato con tantissime persone (a differenza di dov'eravamo prima che era chiusa). Ma il suo papà non l'ha presa così e ha voluto un avvocato. Da lì i rapporti si sono inaspriti. Ho vissuto per due anni solo con mia figlia e tutto è sempre andato bene tra me e lei anche se quando stavamo insieme noi tre, lei tendeva a trattarlo male e a litigarci. Dopo due anni abbiamo deciso di convivere ma la convivenza ha peggiorato il loro rapporto. Riescono ad andare d'accordo solo quando andiamo in vacanza. Per il resto è una lotta un giorno si e uno no. Lei non è mai affettuosa con lui e lui non tollera i suoi capricci, anche se è padre pure lui ma ora suo figlio ha quasi 18 anni. Purtroppo il mio compagno cerca di resistere ma quando non ce la fa più se ne va rifugiandosi nel camper per qualche giorno. Le acque si calmano, ritorna, ma poi gli scontri ricominciano. Il rapporto tra me e lui è peperino e a volte litigioso (passando noi molto tempo assieme tra casa e un'attività in proprio) ma dopo poco facciamo pace e ci mostriamo rispetto e affetto anche davanti a mia figlia. Se ci baciamo un tempo ci divideva, ora mette il muso. Il problema è che dopo due anni di convivenza volevamo acquistare una casa. Ma non me la sento di affrontare un mutuo se ogni giorno è una lotta. Dobbiamo decidere se continuare una convivenza oppure no. Io sono tra due fuochi. Amo entrambi e vorrei andassero d'accordo ma sono due teste dure e sono arrivata al punto di non intervenire più nei loro scontri, dove mia figlia molto spesso usa schiaffi e calci. Ora. Mia figlia ha 8 anni compiuti, viviamo nella nuova città da 4 anni, è ben integrata e pensavo che crescendo e avendo molti amici, la scuola le attività, un po' si "staccasse" da me e mi lasciasse vivere la mia relazione. Il padre lo vede solo una volta la settimana e a weekend alterni (questo per scelta del padre. L'accordo fatto con gli avvocati prevederebbe almeno due incontri la settimana ma lui dice che non ce la fa con turni e soldi - abitiamo a 40km da lui) e io vorrei di più visto che durante la settimana la gestisco io e la babysitter, ma non vado a creare ulteriori problemi visto che sembra che il padre se la sia messa via e sia più sereno. Quest'anno abbiamo festeggiato tutti assieme il compleanno di nostra figlia e andiamo d'accordo. Ma questo forse a lei non basta. Ho l'impressione che lei conti solo su di me. Vuole bene al suo papà ma ne sente raramente la mancanza. Ora, causa coronavirus, siamo a casa da un mese e mezzo e suo papà lo vede solo in videochat e sembra non risentirne. A volte ho la sensazione che mi abbia identificata come unico genitore e per questo non accetta il mio compagno. Io mi sento sfinita e non so più cosa fare. Parlo molto con lei ma sembra cambiare idea continuamente
Gent. Sig.ra, la sua lettera esprime quanto la situazione avveleni comprensibilmente la sua vita. Mi sembra un'equilibrista che cammina sul filo, cercando di mediare inutilmente i rapporti tra sua figlia, il suo compagno e il padre di sua figlia.
Tenterò di trasmetterle le riflessioni che la situazione mi suggerisce dall'esterno, sperando di darle qualche spunto per dipanare i suoi legittimi interrogativi.
Tra la figlia e il suo compagno non si è stabilito finora un rapporto sereno, i motivi sono probabilmente molti, primariamente perché l'ha sempre percepito come un rivale nel suo affetto. È lei, signora, il riferimento affettivo della bambina.
Non è mio compito né ho elementi per discutere in questa sede le dinamiche affettive della situazione, tuttavia mi sento di dirle che a fare la differenza è la sua personale convinzione di avere il diritto di vivere una vita appagante e serena.
Una volta che si riconosce questo diritto, sarà facile spiegarlo a sua figlia e sarà semplice per sua figlia comprendere. Per cui le consiglio di partire sempre da se stessa, dai suoi desideri, che in questo momento sembra non riuscire a mettere a fuoco presa dalle circostanze. Se sua figlia la percepirà sicura delle sue scelte, non potrà che accettarle, prima o poi. In ogni caso, faccia sempre capire alla bambina che lei la ama incondizionatamente.
Il resto verrà da sé, ma tenga sempre presente che non possiamo controllare le reazioni di chi amiamo, semplicemente cerchiamo di fare del ns meglio.
Un supporto di tipo psicologico in questo periodo le sarebbe utile, per chiarire i punti che le ho accennato.
Resto a disposizione e le faccio mille auguri
Psicologa clinica cognitivo - comportamentale - Neuropsicologa forense - Belluno - Padova