Psicologa clinica cognitivo - comportamentale - Neuropsicologa forense
Si può tollerare un rapporto formale con la propria figlia?
Buonasera, vi scrivo per chiedervi un parere in merito al rapporto “formale”( normale ?!) che ho con l’unica mia figlia. Una ragazza/donna di 33 anni sposata da 3 senza figli, con la quale ho vissuto un rapporto sereno e confidenziale almeno fino quando è rimasta a casa con me e suo padre; del resto è sempre stata la classica brava ragazza, ubbidiente e giudiziosa da piccola, seria e responsabile nell’età adolescenziale ; è stato facile fidarci di lei, concederle la libertà assoluta di movimento e di scelte che l’hanno portata a realizzare (felicemente !?) 2 traguardi importanti della vita : la laurea, e dopo 2 anni di convivenza, il matrimonio; un matrimonio che ha già manifestato qualche piccola crepa ( tra le cose di poca importanza, si lamentava anche di un marito incapace di desiderarla!) In tutto questo credo di essere sempre stata presente nella sua vita, (nonostante un lavoro che mi tiene impegnata), con l’amore e la dedizione di una mamma per la propria figlia, come meglio sapevo fare, ascoltandola, consigliandola, guidandola, facendola comunque sentire sempre amata (è questo che un genitore dovrebbe fare ?!) Il suo essere stata una bambina e poi una ragazza che non ha mai creato problemi, di certo mi, ci ha agevolato nel difficile e arduo compito del genitore! Purtroppo da un paio di anni a questa parte, dopo qualche segnale di crisi esistenziale, si è letteralmente allontanata da noi, in tutti i sensi: non sente più il bisogno di passare un po’ di tempo con me, (per un caffè, una chiacchierata, figuriamoci una vacanza ) alla telefonata preferisce inviarmi dei nessaggi di circostanza (come stai? Un invito a cena, molto raramente) alle mie rare richieste di vedersi (rispettando i suoi spazi lavorativi, amichevoli, palestra ecc.) le riposte sono sempre negative: non ha tempo, nella sua vita non c’è più spazio per me/noi, sempre sfuggente e lontana. Lei ha sempre giustificato il suo comportamento normale, di una donna che comunque ora ha la sua vita, che quello che è importante è sapere che stiamo bene, che se abbiamo bisogno, lei c’è (come è successo 2 anni fa quando mi sono ammalata di tumore al seno ) e questo mi deve bastare! Mi deve bastare sapere che sta bene (ma sta davvero bene?) Ho cercato di darle tempo, pensando che forse ha dei problemi che vuole risolversi da sola, (so che va da uno psicologo), non posso giustamente pretendere che ne parli con me/noi ! Questa in sintesi la situazione attuale, ed io non posso più non mettermi in discussione, non riesco più a far finta di farmi andare bene questo “non rapporto” fatto di rari incontri (sempre di circostanza) e di silenzi; questa cosa mi logora, (non dovrebbe?) La comunicazione con mia figlia si è ridotta ad uno scambio di informazioni essenziali e telegrafiche. Sicuramente ho fatto degli errori ! Ma mi chiedo e vi chiedo un genitore che sbaglia per amore può meritarsi questo ? È pretendere troppo voler passare qualche ora con la propria figlia ? E’ pretendere troppo che una figlia ti telefoni ogni tanto ? E’ pretendere troppo sentire tua figlia che qualche volta abbia voglia di raccontarti come ha passato la giornata ? E’ pretendere troppo avere un rapporto se non affettivo, vivo e non formale con la propria figlia ?
Ringraziandovi per l’attenzione e in attesa di una risposta porgo cordiali!
Gent. Sig.ra, perché non parla apertamente con sua figlia, cosi come ci ha scritto, dicendole semplicemente che vorrebbe avere un rapporto diverso con lei? Quasi certamente sua figlia attraversa una crisi esistenziale dove affiorano sentimenti contrastanti da elaborare nei confronti delle persone di riferimento, che supererà prima o poi e ai quali darà forma e senso. È un percorso che deve fare da sola, capita spesso che le "brave bambine" rivendichino più tardi il recupero della naturale ribellione che non hanno vissuto in adolescenza. Lei le voglia bene e basta, senza farsi affossare dai sensi di colpa. Un caro saluto
Psicologa clinica cognitivo - comportamentale - Neuropsicologa forense - Belluno - Padova