Psicologa clinica cognitivo - comportamentale - Neuropsicologa forense
Ho molta difficoltà nel creare veri rapporti con le persone
Salve, sono un ragazzo di 19 anni e frequento il primo anno di università. Da quando ero piccolo ho sempre avuto difficoltà a relazionarmi con le altre persone, soprattutto con i miei coetanei. Ho sempre avuto un carattere timido e chiuso e, nonostante sia diventato più socievole e aperto soprattutto negli anni del liceo, vivo il rapporto con gli altri con disagio. Mi sono sempre sentito distante dai ragazzi della mia età sia per interessi che per modo di fare: da una parte, non sono mai stato appassionato di sport, né da "giocatore" né da "spettatore" come invece lo sono la maggior parte dei miei coetanei, da piccolo preferivo sfogliare atlanti o fantasticare sulle cose più svariate che giocare ai videogiochi; dall'altra mi sono sempre interrogato sul comportamento delle persone che mi circondano, che percepisco come superficiali, contraddittorie, ipocrite e non troppo affidabili, sempre pronte a spettegolare e a criticare gli altri senza riflettere prima su se stessi e sul proprio modo di agire. Inoltre, sono una persona poco disinvolta ad esempio in situazioni come feste e compleanni dove si balla o si gioca, tendo sempre a rimanere in secondo piano, ma anche nel parlare sono più impacciato degli altri e mi trovo in difficoltà ad esprimere la mia opinione e a farmi ascoltare soprattutto all'interno di gruppi numerosi di persone, anche perché ho la tendenza più ad ascoltare gli altri che a dire ciò che penso io. Tutto ciò causa la mia grande difficoltà nel relazionarmi agli altri, in quanto non riesco a trovare argomenti in comune o "canali di comunicazione" con le persone, e, quindi, in alcuni casi rinuncio completamente a trovare qualcosa da dire, sentendomi però in imbarazzo.
Nonostante questo ho sempre avuto nella mia adolescenza un gruppo di compagni di scuola con cui uscire, pur sapendo di essere una figura marginale all'interno di quel gruppo, anche perché in diverse occasioni sono stato escluso negli inviti a casa di qualcuno o nelle uscite al centro, data proprio la poca centralità che mi veniva attribuita. Inizialmente quando venivo escluso ci rimanevo male ma col passare di qualche anno è iniziato a non importarmi più di non essere incluso, perché ho iniziato a capire che non mi cambiava nulla se stavo insieme a loro oppure se rimanevo da solo; ecco questo è un altro punto che mi rende diverso dalla maggior parte dei miei coetanei: sono una persona a cui piace passare del tempo da sola, magari rimanendo pure a casa, mentre sembra che le persone del mio gruppo, se stanno anche solo un giorno senza vedersi, perdano la ragione della propria esistenza; per fare un esempio, in questo periodo di esami universitari è passato quasi un mese dall'ultima volta che li ho visti e non sento minimamente la loro mancanza, mentre loro, che si sono anche visti di più nell'arco delle ultime settimane, sul gruppo WhatsApp scrivono spesso che si "mancano come l'aria" e non sanno stare senza vedersi; questa differenza tra me e loro mi ha inevitabilmente portato a riflettere e la conclusione che alla fine ho raggiunto è che non ho mai incontrato persone nella mia vita che "facessero la differenza", la cui vicinanza mi portasse a preferire di passare del tempo con loro piuttosto che a stare da solo e, interrogandomi sul perché di questo fatto, ho deciso di scrivere qui.
Mi farebbe piacere avere delle persone con cui costruire bei legami; anche per questo ho deciso di andare all'università a Roma e di non rimanere nella mia città, per conoscere persone nuove e diverse da quelle che conosco da anni e che mi hanno anche un po' stancato. Sicuramente in questo periodo, tra restrizioni, distanze e parte delle lezioni online è molto difficile fare conoscenza, soprattutto per una persona già introversa di suo come me, ma comunque dai discorsi dei miei compagni di università vedo sempre che gli argomenti più popolari sono i videogiochi e il calcio, cose di cui non riesco neanche a far finta di essere interessato. Ciò mi crea un po' di turbamento, poiché mi viene il timore che non riuscirò mai a trovare persone con cui condividere interessi e tempo libero in modo convinto e con vera gioia. Al contempo, comunque, il passare diverso tempo da solo non mi crea problemi, ma alle volte mi viene la paura che, non riuscendo a trovare nel prossimo futuro persone con cui stare veramente bene, questa sorta di solitudine possa sfociare in qualche malessere grave o addirittura in una patologia clinica.
In questi giorni sto pensando, inoltre, a qualche modo di darmi da fare in qualcosa anche al fine di conoscere nuove persone: oltre all'essermi iscritto in palestra un anno e mezzo fa, dove ho incontrato un mio compagno di classe delle medie con cui mi sono sempre trovato bene a parlare, vorrei fare qualcosa come trovarmi un lavoretto estivo oppure entrare nell'organizzazione giovanile di un'associazione, ma anche iscrivermi ad un quiz in tv. Infine, penso che per sfruttare al meglio le occasioni che vorrò cogliere per fare amicizia, dovrò cambiare il mio modo di vedere me stesso e questa è la cosa che trovo più difficile: sono una persona che si fa molte paranoie ed ipercritica verso se stessa, che tende a vedere sempre i propri difetti e si apprezza poco; ed è a questo che si lega la necessità che sento di creare dei rapporti con gli altri: ho bisogno di sentire il sostegno altrui per convincermi di non essere sbagliato come credo di essere, in relazione a tutte le cose che mi rendono diverso dagli altri e di cui spesso mi incolpo, perché penso di essere io il problema nel non essere come tutti. Per non dilungarmi troppo non ho parlato dell'unica amicizia veramente importante che io abbia avuto negli anni del liceo, la quale però è finita per mia decisione. Nonostante ciò, riconosco l'importanza che questa amicizia ha avuto nel capire bene molte delle cose che ho scritto qui e, più in generale, mi ha formato molto. Spero di poter trovare aiuto e consiglio nelle vostre risposte, grazie mille.
Buongiorno, leggendo la sua lettera, che rivela una persona molto intelligente e sensibile, ho fatto alcune riflessioni che vorrei condividere con lei...
Penso che lei sia tutto sommato contento di come è, perlomeno dovrebbe esserlo; il suo desiderio di essere più abile a livello sociale, riconoscendo l'importanza di avere delle amicizie, è più che legittimo. Diventare meno critico e perfezionista altrettanto.
Il mio consiglio è di intraprendere un percorso psicologico, che le consentirebbe di lavorare sull'eccessivo perfezionismo, sull'autostima e sulle abilità sociali. Resto a disposizione anche online se volesse approfondire. Un caro saluto
Dr.ssa Daniela Benvenuti
Padova-Feltre
Psicologa clinica cognitivo - comportamentale - Neuropsicologa forense - Belluno - Padova