Psicologa clinica cognitivo - comportamentale - Neuropsicologa forense
Comportamenti suicidari
Buona sera e grazie per la disponibilità.
Mi trovo in una situazione molto difficile, ho sempre sofferto di depressione e per una parte della mia vita ho combattuto con la tossicodipendenza. Sono in generale una persona molto soggetta alle dipendenze: fumo, alcool, droghe, affetti, per me qualsiasi cosa può diventare una dipendenza, anche il cappuccino della Nescafé.
Nell'ultimo anno la mia vita è stata completamente stravolta e se prima riuscivo ancora a "galleggiare" ora sto rapidamente affogando, andando a fondo.
Assumo il Lorazepam da 15 anni più o meno per gestire l'ansia, sono stata in terapia durante gli anni della tossicodipendenza ma senza grandi risultati. In passato, tra i 18 e i 25 anni, ho avuto problemi di autolesionismo, ma non erano tentativi di suicidio. Ora questa necessità di tagliarmi si è rifatta viva, probabilmente a causa della crisi che sto attraversando, ma non è come prima. Ora sono ossessionata dal pensiero del suicidio, occupa ogni mio pensiero: lo vedo come unica via d'uscita da una vita che mi riserva solo delusioni e sofferenze. Una vita che non voglio più, che non sono più in grado di affrontare.
Convivevo, ma con il covid il mio compagno ha perso il lavoro, io sono in cassa integrazione da un anno a 250 euro al mese, e così abbiamo perso la casa, separandoci. A quasi 39 anni sono dovuta tornare a casa con mia madre e mio fratello, che ha un percorso di vita simile al mio ma è ancora invischiato nella sua tossicodipendenza e ha comportamenti violenti.
Mio padre è morto due anni fa, lui sì è riuscito ad ammazzarsi con alcol e sigarette, ma ci ha messo 69 anni.
Io voglio solo che finisca tutto. Niente mi trattiene più, nessuno sentirà la mia mancanza. Ogni notte vado a dormire e spero di non svegliarmi, ma poi la mattina apro gli occhi e inizio a piangere. Ogni giorno è uguale all'altro.
So che queste poche righe non contengono informazioni sufficienti per potermi comprendere o aiutare. Non so perche sto scrivendo... Finora nonostante i tagli si facciano sempre più profondi, e abbia vagliato altre ipotesi (buttarmi da un palazzo, sotto un treno, in un canale, etcc...) non ho mai fattivamente tentato il suicidio, ma solo per paura di fallire, peggiorando ulteriormente le cose, magari finendo ricoverata in una bella stanza imbottita, che forse è il luogo dove dovrei realmente stare.
Ho chiesto aiuto al mio compagno, a mia madre, ho tentato anche di comunicare il mio disagio ad una collega di lavoro, ma nessuno riesce a comprendere il mio stato d'animo. Un terapeuta serio non me lo posso permettere e il SSN è a dir poco ridicolo. Ad ogni modo grazie per l'attenzione.
Cara Chiara, lettere come la sua sono una giusta accusa ad un sistema sanitario che non valuta sufficientemente degno di cura il disagio psichico. Dolorose da leggere, ma necessarie per comprendere quanto poco si faccia per alleviare i disagi delle persone e per aiutarle a vivere con sufficiente serenità. Però ci ha scritto, e questo è il segnale che, nonostante tutto, lei VUOLE vivere e andare avanti. Io partirei da lì, pretendendo che nel nostro Veneto all'avanguardia (si dice) in quanto ad assistenza sanitaria si tenga conto della sofferenza psichica che è devastante quanto la sofferenza fisica, e forse ancora di più. Pretenda l'aiuto dei servizi pubblici, senza vergognarsi perchè lo chiede. Un abbraccio
Psicologa clinica cognitivo - comportamentale - Neuropsicologa forense - Belluno - Padova