Omosessualità latente, omofobia interiorizzata o entrambe?

Salve, sono una ragazza di 30 anni e sono in periodo molto delicato e confusionale della mia vita. Vi scrivo, con la speranza di trovare qualche parola di conforto. Vorrei spiegare brevemente il mio vissuto. Allora non so se questi avvenimenti che mi sono accaduti, hanno a che fare tutti quanti al dolore che sto provando ultimamente, ma credo che forse ci sia qualcuno di essi che abbia contributo. Da piccola, non ricordo bene l' età, ricordo però che non avevo ancora forme femminili pronunciate, quindi deduco avessi intorno agli (8-10 anni max). Ricordo con certezza solo alcune scene ma non ho memoria di come sia iniziata. Ho subito una molestia o abuso, non so quale sia la parola più indicata, da mio nonno paterno. Non c'è stata penetrazione, ricordo solo che mi faceva stare su di lui e ci sono stati altri episodi che ricordo con sicurezza. Poi c'è stato un altro avvenimento, spesso andavo a trovare dei cugini sempre da parte paterna e dormivo e giocavo con loro, anche se loro erano molto più grandi di me. Credo che ci passassimo 4 anni o 5 di differenza. Ricordo che mia cugina mi chiese di fare un gioco con lei, era un gioco strano, perché mi fece entrare nel letto con lei e mi chiese di toccarle il seno, e poi di baciarlo, io lo feci e ricordo che provai piacere tanto che volevo rifarlo ogni volta in cui la vedessi. Stessa cosa valeva per il primo avvenimento, solo che ad un certo punto non volevo più ritornare nella camera di mio nonno perché sapevo che se fossi andata lui mi avrebbe preso per farmelo fare e io volevo provare di nuovo quella sensazione di piacere. Poi nulla non sono più successe queste cose perché sono cresciuta. Nel frattempo arrivo all'età di 16 anni e mi innamoro per la prima volta di una ragazza, all'inizio era strano poi mi sono infischiata di questa cosa e ho avuto rapporti con lei e una relazione romantica. La mia famiglia però lo scopri perché lesse i miei messaggi più intimi e mi impedì di vederla. Furono violenti con me, sia verbalmente sia fisicamente perché io mi ribellavo a questa loro scelta. L'unico modo che ho avuto per riuscire ad uscire di casa era fingere di avere una relazione con un mio amico, di cui si fidavano. Ho approfittato della sua cotta per me, ma io non lo amavo. Volevo solo uscire dall'inferno di casa mia. Così ho iniziato ad esplorare con lui ma non sentivo lo stesso trasporto. Fino a che dopo 4 anni ho deciso di lasciarlo. Sono stata single per molto tempo e nel frattempo ho avuto esperienze eterosessuali. Ma dentro di me mi chiedevo sempre : " e se fossi lesbica? E stesso fingendo di essere eterosessuale solo per andare bene a tutti?!" Questa era una domanda che spesso mi veniva in mente. Comunque dopo anni di esperienze frivole, incontro un ragazzo con il quale divento molto amica, poi non so come un giorno lo bacio e da allora iniziamo a baciarci e a vederci non più come amici. Stavo bene con lui ma dentro di me c'era qualcosa che non andava, infatti a lui avevo comunicato che spesso avevo degli alti e dei bassi Troppo troppo pronunciati. Lui comunque mi voleva stare vicino. Continua la relazione ma dopo due anni termina non perché lui non mi attraesse fisicamente, anzi, ma perché io avevo iniziato a stare male per via di molti pensieri che intrattenevano tutte le mie giornate. Ero arrivata al punto che non riuscivo a dare gli esami universitari, perché cercavo di analizzare ogni minimo dettaglio della mia relazione e della mia vita precedente per cercare di trovare una risposta a quella domanda. Ho iniziato a pensare che non andasse qualcosa perché in fondo stavo solo respingendo la mia omosessualità perché avevo paura di non essere accettata come ai tempi del liceo. Ho pensato che forse mi ero convinta che lui mi piacesse, ma infondo non era così. C'erano delle volte in cui quando facevamo l'amore riuscivo a non pensare e a godermi quel momento e altre invece in cui avevo un blocco emotivo, non riuscivo a pensare, pensavo sempre a donne nude o me in atti con donne per poter provare piacere, altrimenti non riuscivo proprio a godere. Molte volte alla fine di un orgasmo piangevo fortissimo, come se mi cascasse una tristezza profonda. Ero così tanto presa da mille pensieri, a volte Troppo complicati anche solo da esprimere che non riuscivo ad essere presente. Ho iniziato la terapia, ma l'approccio dello psicologo per me non era di aiuto. Anzi mi ha lasciato molti più dubbi, perché un giorno ricordo che durante una seduta, mentre io gli spiegavo un mio pensiero, lui con fermezza e sicurezza mi disse alzando il tono della voce :" lei è lesbica, punto". Da quel giorno ho iniziato a pensare che forse lui aveva visto in me qualcosa che io ancora non volevo vedere e sono calata nel dubbio e nell'angoscia più totale. Ho smesso di fare le sedute con lui e sono andata in terapia da uno psicologo del consultorio familiare, però ahimè non ho potuto proseguire perché lo hanno spostato in una sede molto distante. E ora sono alla ricerca di uno psicologo, ma non so quale scegliere, non so quale possa essere l'approccio più giusto per me. Io vorrei solo stare bene, essere serena. Ma sento che questo voler controllare sempre tutto mi sta facendo perdere del tempo di qualità. Sto sempre a rimuginare e rimuginare su cosa potrebbe essere e ogni mia mossa o sensazione. Come se volessi avere una risposta certa. Poi Ho sognato molto spesso nell'ultimo periodo di avere rapporti sessuali con donne e anche con orgasmi notturni. . Mi hanno sempre detto che se si ha paura di qualcosa, e io forse un po' paura di essere lesbica ce l'ho, allora forse è la strada che devo intraprendere. Può essere quindi che io abbia dell'omofobia interiorizzata? E che quindi dovrei avere rapporti con delle donne per magari mettermi alla prova? Forse quello che tempo è proprio perché lo desidero? E quindi è omosessualità latente la mia? Non so sinceramente da che cosa partire perché sento tanta confusione e quando mi vengono gli attacchi di panico sento che potrei impazzire. Vorrei così tanto capire chi sono, anche se mi fa paura scoprirlo ma se devo accettare la mia omosessualità per essere più serena, allora cercherò di farlo. Vi ringrazio per la lettura, qualora doveste leggere tutto ciò e rispondere al contenuto della domanda, vi ringrazio anticipatamente.

Buongiorno Ross, intanto la ringrazio per quello che ha condiviso, non è mai facile parlare di sofferenze e di traumi delicati e importanti, quindi ci tengo a sottolineare l'importanza del suo coraggio. Io penso che un primo passo che forse può aiutarla a gestire i pensieri con un po' più di serenità è quello di non cercare in modo "ossessivo" un'etichetta sotto la quale stare. Quello che spesso ci mette difficoltà dell'identità sessuale è proprio la ricerca di una categoria netta con la quale descriverci. Molto spesso perchè ci è stato "insegnato" così, tramite svalutazioni e giudizi, e quindi la nostra mente è stata allenata a dover tagliare con l'accetta queste categorizzazioni. Però nel momento in cui ci rendiamo conto di essere più complessi, a volte proviamo sofferenza perchè non troviamo un modo per darci una nostra personale identità. Ritengo che al di là delle singole parole sull'identità di genere, lei abbia bisogno di trovare una sua propria e personalissima identità, un suo personalissimo modo di esprimere la propria sessualità e di provare piacere nel metterlo in pratica e nel descriversi così, poi successivamente potrà dare a questa identità il nome che preferisce, magari sarà un "nome" nuovo e non sarà lesbica, omossessuale, bisessuale ecc... Merita di essere serena con sè stessa senza che nessuno la giudichi, la categorizzi, le dica chi è lei o peggio che la faccia sentire sbagliata solo per il semplice fatto di essere sè stessa e lasciare spazio ai propri bisogni e desideri. Se lo desidera, resto disponibile per una chiacchierata più approfondita. Nel frattempo la saluto e le faccio i migliori auguri per la sua ricerca di un professionista con cui intraprendere un percorso che la renda davvero libera e felice.