Dott. Daniele Rondanini

Dott. Daniele Rondanini

psicologo, psicoterapeuta, psicoanalista

Ansia

Salve,
premetto che da almeno 10 anni soffro di disturbi di ansia/ipocondria. In sostanza a fronte di un qualsiasi sintomo fisico vado a cercare su internet e si innesca così un processo che mi porta a convincermi di avere una malattia. Così partono visite da specialisti, esami, preoccupazioni.
Fortunatamente questi episodi non sono frequentissimi, mediamente mi capita 1-2 volte l’anno.
Da inizio 2018 ho cambiato lavoro e ho subito molto stress. Negli ultimi tempi la situazione riesco a gestirla meglio. Ad inizio dicembre è venuta a mancare una persona cara (amico di famiglia) anche se, malgrado il dispiacere, ho avuto la netta percezione di non aver subito grandi disagi psicologici. Fattostà che da qualche giorno credo di soffrire di un disturbo d’ansia, stavolta non causato da sintomi particolari. Mi sveglio la mattina col battito cardiaco accelerato , sensazione di forte ansia, stomaco un po’ sottosopra. E, sopratuttto negli ultimi due giorni, la situazione è peggiorata: il fastidio inizia la mattina e me lo porto appresso tutto il giorno, salvo migliorare un po’ verso sera. Ho battito cardiaco a riposo di 85-95 al minuto quando mediamente io ho sempre 65-70 al massimo. Sostanzialmente, per far capire il mio stato, mi sento tutto il giorno come ci si sente nelle ore immediatamente precedenti ad un esame di maturità. Sono stato dal medico (che ho cambiato da poco tempo) venerdì e lui già mi ha inquadrato come un “tipo ansioso”. Mi ha visitato, cuore e pressione, (80-130) e mi ha detto di prendere gocce Sedivitax. Se poi non passa ha detto che potremmo passare ad un ansiolitico. Fattostà che da due giorni sto veramente uno straccio, proprio in questo periodo di festa. Secondo voi può trattarsi di un disturbo d’ansia? Cosa potrei fare? Il Sedivitax può fare effetto? Grazie mille, buone feste!!

Buon giorno Simone. La sua tendenza a ritenere anche i disagi psicologici come affezioni organiche trapela dalla descrizione del suo stato in cui l'attenzione è tutta rivolta sui sintomi, nonché si desume dalle richieste di spiegazione e soluzione -farmacologica-. Possiamo ipotizzare che quanto più predomina questa tendenza tanto più essa rappresenta un distanziamento da un approccio psicologico, ossia volto al pensiero e alla elaborazione mentale. L'ansia è indubbiamente un sintomo, un segno di qualcosa di più profondo e ampio che attraverso il sintomo appunto chiede di essere avvicinato compreso ed elaborato, qualcosa che investe il fondo emotivo-affettivo. Vedere da questa angolazione può giovarle. Quindi il consiglio è di affidarsi a una relazione psicoterapeutica da cui trarre l'aiuto specifico.