Psicologa clinica e terapeuta EMDR con orientamento Sistemico Relazionale Integrato
Nausea perenne - Attacchi di panico
Buongiorno, Mi chiamo Giulia, ho 31 anni e da 5 anni soffro di depressione e forti attacchi di panico. Nel 2015 sono stata operata per un tumore cerebrale. Questa operazione, ovviamente, mi ha causato tante difficoltà (il mio fisico non è più quello di prima, sono diventata diplope e sono nate tante fobie). A seguito dell'operazione, sono stata seguita un anno intero sia dai medici in ambito di fisioterapia, logopedia ecc (poiché ero semi-paralizzata, non avevo voce e non sapevo più formulare una frase) ma, soprattutto, anche in ambito psicologico. Tutto ciò per aiutarmi, soprattutto, ad accettare l'accaduto. In meno di un anno, ero tornata più felice di prima. Con tutte le complicanze, avevo ripreso ad uscire, mi sono laureata e ho continuato a vivere. Nel 2019, però, è iniziato l'inferno. Ho cominciato ad avere nausea, nausea e ancora nausea. Così, improvvisamente. Mi svegliavo la mattina e avevo la nausea, mangiavo e avevo la nausea, mi mettevo a dormire con la nausea. Comincio a fare tutti gli esami di routine (gastroscopia, esami di allergia ecc) ma, questa situazione, comincia a farmi evitare tante cose, soprattutto il cibo. Comincio, inizialmente a scegliere il cibo che non mi causava la nausea, per arrivare a non mangiare quasi più niente. Nel giro di 4 mesi perdo 10 kg. Ormai vivevo con la nausea perenne. Se facevo colazione e uscivo di casa, mi veniva la nausea. Quindi ho cominciato anche a non uscire più per evitare tutto ciò. Ho cominciato a sviluppare anche la claustrofobia (ascensore, negozi, stanza chiusa..tutto ciò mi faceva mancare l'aria e mi provocava nausea). Gli esami erano tutti perfetti, non avevo nulla. Vivevo solo con questa forte e perenne nausea, attacchi di panico e paura di vivere. Cosa importante da dire: NON HO MAI RIMESSO. Solo senso di nausea. Decido così di ritornare a farmi curare in ambito psicologico e mi rivolgo ad una psichiatra. Grazie a lei, in questi anni, ho ripreso a vivere. Ero arrivata in uno stadio che io definisco "ameba": non uscivo più di casa, non mangiavo più, avevo rotto tutti i rapporti con gli amici e il mio compagno, che mi è sempre stato vicino, per vedermi, doveva venire a casa. Io non riuscivo ad uscire. Non riuscivo più nemmeno a portare fuori il cane o a chiudermi dentro la doccia. Ovviamente, la psichiatra mi ha curato anche con psicofarmaci che continuo a prendere. Oggi, dopo 5 anni, ho capito molte cose ma non sono ancora riuscita a gestire questa cosa. Oggi riesco ad uscire, a lavorare, a guidare la macchina ma, per farlo, utilizzo tutte delle metodologie per fare in modo che non mi venga la nausea (es: se devo uscire, decido di mangiare 5 ore prima perché il mio cervello mi dice che in 5 ore avrò digerito e ciò mi impedirà di vomitare. oppure: vado a lavoro in macchina ma non riesco a mettermi mai alla guida con lo stomaco pieno. quindi vado a lavoro a stomaco vuoto e mangio sul posto di lavoro. ovviamente giro sempre con lo xanax e una busta, nel caso in cui dovesse succede il peggio). Ho ancora attacchi di panico di ogni tipo (nausea, mancanza di fiato, tachicardia, tremarella, mani gelate o che sudano, giramenti di testa e via dicendo). Ho, solamente, cercato di imparare metodi di evitamento. Ma non sono guarita e ho paura che non guarirò mai. E questa paura spesso mi fa sentire sconfitta poiché con tutte le cure, gli psicofarmaci, i dottori, oggi sono ancora qui, triste, sconfitta, delusa di me stessa e incapace di vedere uno spiraglio di luce. Probabilmente la cosa è diventata cronica e, quindi, più difficile da sconfiggere. Ho accettato l'operazione e tutti i deficit che essa mi ha portato. Ogni giorno cerco di indagare quale possa essere la causa di questo malessere, un male che non mi aveva mai colpita fino al 2019. La psichiatra è stata molto brava nell'aiutarmi e, adesso, sono seguita da un altro medico. Ma nonostante questo, sto sempre male e vivo con tante, troppe fobie. E, soprattutto, con la nausea che mi segue come un'ombra. È inutile dire che, ogni tanto, mi sorgono pensieri brutti come "vorrei non essere mai nata", "perché proprio a me", "vorrei addormentarmi e non svegliarmi più così da smettere di soffrire". Ringrazio per aver dedicato del tempo alla lettura di questo mio "papiro". Cordiali saluti Giulia
Buongiorno Giulia,
La ringrazio per aver condiviso la sua esperienza con così tanto dettaglio e apertura..
È comprensibile che dopo aver affrontato un tumore cerebrale e le conseguenze fisiche e psicologiche che ne sono seguite, si ritrovi a gestire livelli complessi di ansia e depressione. La nausea continua che descrive, insieme agli attacchi di panico e alla claustrofobia, sembrano aver creato un ciclo di ansia molto difficile da interrompere.
Il lavoro che ha fatto con la psichiatra e il continuare a cercare aiuto professionale sono passi importanti. È fondamentale continuare a lavorare con i suoi medici per ottimizzare il trattamento e le strategie di coping. Gli psicofarmaci possono essere molto utili, ma a volte richiedono aggiustamenti o integrazioni con altre forme di terapia, come ad esempio la psicoterapia.
Le strategie di evitamento che ha descritto possono fornire un sollievo temporaneo, ma spesso limitano la vita sociale e personale. Un terapeuta potrebbe aiutarla a sviluppare strategie di coping più sostenibili che non si basano sull'evitamento. La terapia cognitivo-comportamentale (CBT), per esempio, è particolarmente efficace per trattare l'ansia e i disturbi correlati come la claustrofobia e i disturbi alimentari.
Riguardo ai pensieri negativi e alla disperazione che prova, sarebbe importante che potesse esplorare queste emozioni in un ambiente di supporto terapeutico. Conoscere e lavorare attraverso i pensieri e le emozioni che contribuiscono alla sua sofferenza può portare a una maggiore comprensione di sé e ad un miglioramento del suo stato di benessere generale.
Se non l'ha già fatto e l’idea di un percorso individuale la blocca, potrebbe considerare il coinvolgimento in un gruppo di supporto, dove può incontrare altre persone che hanno affrontato difficoltà simili. Condividere le proprie esperienze e ascoltare quelle degli altri può essere molto confortante.
Cordiali saluti,
Dott.ssa Diana Sala