Dubbi sul partner
Salve ho 47 anni e dopo una lunga relazione (mai sposata senza figli) ho finalmente incontrato una persona con cui ho iniziato una nuova relazione. Da circa tre anni frequento Uomo sposato con figlio di 12 anni. É separato (lui vive fuori casa da 3 anni) ma non ha avviato le pratiche; padre molto presente con il figlio. É sempre a disposizione della famiglia (la moglie è figlia unica di genitori separati). Ci frequentiamo da 3 anni ma senza convivenza, spesso si ferma da me a dormire ed il weekend libero sta da me; per scelta del mio compagno e della sua ex non frequento il figlio, il mio problema è che non comprendo le dinamiche di questa strana famiglia: se la ex moglie decide, il marito corre; se la ex moglie ordina il marito corre, spesso quando ne parliamo mi dice che è la madre di suo figlio e devono gestire il figlio, ma lui non decide, non va mai contro le decisioni della moglie. e nella relazione con me ... sento questa presenza fastidiosa... Sono gelosa? fatico a capire il comportamento della ex coppia, ed in particolare la loro frequentazione: spesso capita che nel weekend in cui il mio compagno tiene il figlio frequenta anche la moglie (es. scorso weekend sono andati a fare una passeggiata al lago con annesso pranzo organizzato il giorno prima). e io? io ne sono informata a volte prima a volte dopo, a volte molto dopo perché sa che la cosa mi infastidisce, ma lui lo fa lo stesso e mi dice che é normale x la serenità del figlio. Ma lo é?
fa bene al figlio vivere una situazione non reale?
io sono innamorata, lui dice che ci tiene... che sta bene con me, ma esce la domenica con moglie figlio... sono io che penso male e sono gelosa, oppure non é una situazione normale?
non pretendo di cambiare la vita del mio compagno ma vorrei capire se queste dinamiche sono giuste e sono io che penso male.
grazie
Gentile Signora
Rispondo cogliendo gli aspetti di sofferenza per cui le sue domande cercano una cura. Le rispondo in modo coinciso al fine di darle quanta più chiarezza possibile. Le premetto fin da subito che non risponderò ai suoi dubbi non avendo il diritto di scegliere al posto suo qual’è il tipo di relazione adeguata per lei, questo è un aspetto della sua intimità di cui solo lei né è la tesoriera.
Spero di esserle comunque d’aiuto.
Il suo compagno ha scelto da adulto come gestire la relazione con lei e con il figlio. Se ho ben capito questa scelta è stata dichiarata, esiste quindi un’assunzione di responsabilità.
Tutti questi aspetti sono di pertinenza del suo compagno, essi sono estranei a lei, ma le creano dei rimugini sotto forma di domande per le quali chiede aiuto non trovando più tra sé e sé delle risposte che l’aiutino ad essere serena nel rapporto affettivo.
Comprensibilmente pone ai professionisti le stesse domande che pone a sé stessa. In rete esiste una mole incredibile di informazioni sulle relazioni di coppia, sulla dipendenza affettiva, sui conflitti di coppia, etc etc…tutto quello che è possibile risponderle è già stato scritto e, ad intuito, mi viene da pensare che abbia già cercato altre informazioni in rete (in questo momento sto considerando che sono 3 anni che vive questo tipo di relazione).
Se lei percepisce l’assenza di tranquillità interna in questo momento del rapporto di coppia è proprio questa reale sensazione interna che le segnala che sta facendo esperienza dell’ansia di un conflitto interno.
Studiare come dovrebbe essere “giusta” la relazione, capire se le dinamiche sono giuste o sbagliate, e chiedere a persone esterne alla sua intimità una risposta a questi dubbi che sono lo specchio di suoi aspetti intimi, da un lato le permetterebbe di operare una scelta liberandosi dal fardello dei dubbi e, nell’immediato, di abbattere l’ansia evitando il conflitto che sta vivendo, ma dall’altro lato l’ansia nel lungo termine potrebbe rimanere, potrebbero arrivare altri dubbi e il sentimento di fastidio resterebbe poco “processato”.
Il fatto che stia cercando aiuto dimostra l’aspetto di affetto che vive in queste relazione, si coglie bene la sofferenza legata al sentimento di fastidio che ogni tanto sente. Questi sono aspetti interni. Blocchi affettivi interni richiedono un’attenzione verso l’interno. Esternalizzare un conflitto interno sperando che un manuale, un professionista, abbia la risposta del “come deve essere fatto” allontana il focus del problema reale: il fastidio che non vorrebbe sentire, ma che purtroppo sente.
dott. Emanuele Scarpellini