Ansia e stato di paura
Buongiorno,
vi scrivo, perché da anni soffro di ansia e forse depressione, ma al momento direi che l'ansia è quella che la fa da padrone. Sto seguendo un percorso psicologico ma forse il mio caso è difficile o forse non trovo la persona giusta. Appurato che, a quel che so e dicono, il mio problema risalga all'infanzia... vivo sempre più con uno stato generalizzato di paura, non di qualcosa in specifico ( anche se agorafobia e paura di spostarmi sono i principali effetti). La cosa più noiosa che già da quando mi alzo, un senso di chiusura di stomaco, di voglia di nascondermi, di paura in generale, mi attanaglia i pensieri e non mi lascia. Sono tanti anni che sono tra gli psicologi, ma nessuno per ora è riuscito a trovare una via da farmi seguire e io sono sconsolato. So che nessuno ha la bacchetta magica, so che "devo, assimilare, accettare, non dare importanza, cercare di lasciare, di combattere il presente, etc, etc, etc" ma non cambia la mia situazione. L'ultima psicologa, dopo tre sedute mi ha consigliato farmaci, e già prendo ansiolitici, però aumentare o intraprendere una cura, sarebbe per me la dimostrazione della mia incapacità, una sconfitta. E soprattutto non capisco perché una psicologa che praticamente neanche mi conosce ( tre sedute) invece di trovare una pur se difficile soluzione, mi indichi la strada più comoda. Sono demoralizzato. Tutti i giorni, come immagino migliaia di persone, combatto contro dei mulini a vento che sono dentro me, irrazionali, subdoli, e molte volte devastanti. Non so d preciso cosa chiedere, forse è più uno sfogo, una ricerca di aiuto gridata al mondo.
Grazie per il vostro tempo
Gentile Gabriele
Mi sento di risponderle. Colgo la richiesta di aiuto per uscire da un circolo vizioso fatto di timori generalizzati e sintomi fisici, quello che lei definisce ansia.
L’ansia è uno stato di attivazione fisiologica determinato però dall’assenza di uno stimolo esterno che possa essere letto come una minaccia fisica. Se lei fosse per strada e venisse derubato sentirebbe pericolo, lo stimolo è esterno (il ladro). Nel suo caso la sensazione di pericolo, la “paura in generale” con la “voglia di nascondersi” ed il dolore allo stomaco sono determinati da fattori interni. Fattori interni sui quali mi pare di capire che rimungini per poi auto-attaccarsi e sentire solo demoralizzazione.
Quindi sarebbe da esplorare il quale fattore emotivo interno per il quale inizia a sentire ansia, rimuginio e demoralizzazione.
Da una parte poi dice “aumentare o intraprendere una cura, sarebbe per me la dimostrazione della mia incapacità, una sconfitta” e dall’altra ha chiesto e tutt’ora chiede aiuto, in sostanza sta cercando una cura, o almeno un aiuto per essa.
Sembra quindi che sia in conflitto: quando inizia chiedere aiuto e ad affidarsi si vive sconfitto, quando sta da solo vive il disagio per la quale chiede aiuto qui. Aiuto che tende a minimizzare come uno “sfogo” ed essendo anche un po' confuso al riguardo (“non so di preciso cosa chiedere”).
Sarebbe da indagare se la confusione che sente sia già un segnale d’ansia che si attiva nell’esatto momento in cui vuole dichiarare un problema per la quale vuole aiuto e che la minimizzazione sia un metodo automatico per autoregolarsi l’ansia. Questa per esempio potrebbe essere una ulteriore barriera al suo percorso di cura che mantiene viva l’esperienza conflittuale nella richiesta d’aiuto.
Credo che per lei sia molto doloroso chiedere aiuto e fidarsi di qualcuno. Le emozioni che potrebbero emergere in una relazione potrebbero essere fonte d’ansia e riattivare vecchie ferite pericolose da rivivere.
Consideri però che ogni volta che si permette di iniziare una relazione, anche terapeutica, ha la possibilità di rielaborare i sentimenti che la sommergono d’ansia in modo che il presente ed il futuro non diventino un mero ripresentarsi di relazioni passate.
Le auguro il meglio.