Come faccio a smettere di alzare la voce durante una discussione?

Buongiorno,
sono la madre di tre figli (7 anni, 4anni, 14 mesi) e sono sposata.
Quando perdo la pazienza tendo ad alzare la voce, soprattutto nei giorni in cui sono molto stanca.
Vengo da una famiglia in cui i litigi erano all’ordine del giorno e si alzavano sempre i toni.
Io e mio marito andiamo molto d’accordo, non litighiamo quasi mai, chi mi fa uscire di testa è la secondogenita, che ha un carattere fortemente oppositivo. Nei giorni in cui sono concentrata riesco a gestirla bene ma non è una cosa che mi viene naturale. I giorni che abbasso la guardia e mi fa arrabbiare non riesco a controllarmi e urlo invece di parlare. Per dire oggi è volato anche uno schiaffetto. Mi odio per questo, non mi piacciono gli adulti che non hanno il controllo di sé e non voglio essere così. come faccio a fare in modo che parlare invece di urlare diventi un’abitudine?

Gentile

Se ho ben capito il problema è la gestione dell’impulso. Meglio sarebbe dire che il problema è la gestione della tensione che sale nel momento in cui emergono sentimenti conflittuali verso sua figlia. Sembra che nei momenti in cui non si trova sotto stress l’aumento della tensione interna sia tutto sommato gestibile per mezzo del pensiero, un pensiero che l’aiuta a portare l’attenzione necessaria al suo stato di tensione interna, e quindi riesce ad autoregolarsi (“nei giorni in cui sono concentrata”). Quando non è concentrata il crescendo di tensione purtroppo le sfocia nel tono di voce ed in un agito (schiaffetto). Ha già da sola fatto un collegamento con un vissuto personale passato, questo è sicuramente d’aiuto. Lei chiede un aiuto per interrompere questo circolo vizioso. Il suggerimento che le do è quello di conoscere sempre di più l’agitazione. Nel momento che esplode significa che in qualche modo il suo cervello non ha registrato il crescendo di tensione. Di solito questo significa che lei si è abituata a tollerare alti livelli di tensione. Più nello specifico, essendo da molto tempo abituata a sentire tensione (faccio riferimento al suo collegamento con il passato familiare) lo “stimolo” della tensione non viene più registrato. Se questa tensione non viene registrata non le è possibile regolarsi come quando è concentrata. Non potendo regolarsi, perché inconsapevole dell’ansia che sale, il limite tra il pensiero ed il comportamento è sempre più lieve, cioè ha meno tempo per calmarsi. Tanto prima sente salire la tensione tanto più tempo ha per calmarsi.

Le suggerisco anche di non odiarsi per questa difficoltà che riscontra, l’autocritica aumenta solo lo stato di tensione interna. Inoltre si capisce bene il suo dispiacere, questo implica della sofferenza nell’essere vittima di un meccanismo autosabotante ed implica una colpa per aver trattato male chi ama. Se il problema è la tensione interna, aumentare la tensione autocriticandosi rafforza il meccanismo, provi a stare in contatto con il dispiacere e la tristezza e l’amore per sua figlia, ed aspetti che torni calma, di modo che si senta in pieno controllo di quello che vuole dire di come lo vuole dire. Nel caso in cui anche la tristezza aumentasse lo stato di agitazione significa che rabbia e tristezza la stanno mandando in ansia, purtroppo a  volte senza che lei se ne accorga. Quelle emozioni andrebbero quindi processate, sentite, e fare anche l’esperienza che prima o poi passano.

Cerchi in rete qualche manuale per migliorare la comunicazione con i figli, potrà trovare degli spunti utili e veloci per uscire dalle impasse comunicative. Per la gestione della sua ansia le devo suggerire un percorso di terapia con uno specialista di modo che possa insegnare al suo corpo che le tensioni vissute nella sua famiglia fanno parte del passato e che il presente può essere diverso.

Le auguro ogni bene