Il mito (e il paradosso) del corpo perfetto nella società dell’apparenza
Superficiale, eccessiva, edonista, alienante e perfezionista. Non vi sono aggettivi migliori per poter sintetizzare la società in cui viviamo oggi. Una società in cui l’influenza sociale esercitata dall’alto (dunque in primis dai mass media) la fa da padrona. E che ci spinge a conformarci a un ideale di perfezione largamente incentrato sull’apparenza. Apparire (in senso positivo) vuol dire in primo luogo fornire un’immagine di sè socialmente accettabile. Un’immagine che però è fortemente incentrata sull’esteriorità e la superficialità. Ecco perchè l’aspetto fisico riveste un ruolo fondamentale nel farsi apprezzare esteriormente, ed ecco dunque spiegato il boom di settori economici quali la chirurgia estetica, le palestre, gli integratori alimentari, i centri estetici, eccetera. Questi settori hanno d’altra parte anche alimentato − principalmente attraverso ripetuti e martellanti messaggi pubblicitari − la creazione della necessità psicologica di dover avere un corpo perfetto, praticamente come quello di attori, attrici, modelli e modelle, atleti e quant’altre professioni in cui è richiesta una particolare cura all’aspetto fisico. Ma ovviamente in tali casi si tratta di persone che proprio a causa del mestiere che svolgono necessitano di avere un fisico quanto più possibile “perfetto”, cosa che però la società e i media non comunicano, e invece tendono maggiormente a generalizzare il concetto di “perfezione corporea” facendo dunque intendere che avere un corpo perfetto è un dictat a cui deve sottostare qualsiasi individuo.
D’altra parte non è solo la pubblicità veicolante il messaggio diretto che si deve avere un corpo perfetto a comunicare tale cosa, ma anche quella che comunica tale concetto indirettamente, ad esempio tutte quelle pubblicità in cui la bellezza corporea è utilizzata come strumento al fine di sponsorizzare qualche altro prodotto, come quel tale profumo, bagno schiuma, rasoio, crema solare, vestitino e qualsiasi altro oggetto risalti meglio se affiancato a un fisico attraente. Pensiamo ad esempio ai tanti spot che nella stagione estiva riempiono gli schermi dei nostri device e che si soffermano sulle creme solari: una crema di tale tipo deve essere valida di sè e per sè, dunque non c’è differenza se viene spalmata su un corpo “in forma”, piuttosto che su uno “fuori forma”, però ovviamente siccome è più attraente un corpo del primo tipo, allora nella pubblicità le creme solari sono esclusivamente spalmate su tale tipo di fisico. In tal modo, l’influenza mediatica si fa indiretta, poichè sebbene l’obiettivo di quella tale pubblicità sia di far acquistare la tal crema del momento, si ha comunque l’effetto secondario di influenzare il giudizio altrui anche sull’aspetto della fisicità, benchè tale tipo di influenza esuli dagli intenti (economici) dello spot pubblicitario.
Ora che siamo in estate e si esibisce di più il proprio corpo sia dal vivo sia attraverso i social, la (falsa) necessità di dover avere un corpo perfetto si fa ancora più pressante, portando con sè delle vere e proprie calamità sociali quali i disturbi alimentari e il giudicare il prossimo più per il suo corpo che per la sua mente. Ma i problemi non finiscono qui: solo per citarne alcuni, ve ne sono in particolar modo alcuni di ordine superiore (dunque che interessano la sfera del ragionamento critico), quali gli errori di giudizio. Tale tipo di errore nasce proprio dal paradosso che la perfezione è una chimera, ma allo stesso tempo la società odierna obbliga a doverla raggiungere. Ciò non può portare ad altro se non al dismorfismo corporeo, una vera e propria psicopatologia consistente nel considerare il proprio corpo diverso da come è veramente e a pretenderlo quindi uguale a un dato modello. Le conseguenze di tale squilibrio si fanno sentire in importanti e plurimi ambiti della vita, quali quello economico (se si va dal chirurgo estetico, se si comprano integratori, eccetera, allora è ovvio che il portafoglio si alleggerisca), fisico (gli interventi chirurgici possono avere conseguenze negative per il proprio corpo, così come gli integratori e l’allenamento eccessivo) e psichico.
In particolare, relativamente a quest’ultimo ambito, occorre notare come oggi molta gente soffra di veri e propri stati disforici − ovvero stati emotivi negativi − in risposta alla mancanza di possesso del corpo perfetto così tanto sognato e idealizzato. Tali stati emotivi possono anche evolversi in stati psicopatologici gravi quali la depressione (si è giù di morale poichè non si possiede il fisico sperato), l’ansia (si è ansiosi di volerlo acquisire il prima possibile, oppure di raggiungere il prima possibile i risultati connessi al suo possesso, quali l’avere più follower e like sui social, più offerte di lavoro, più approvazione sociale, più match su tinder...), la fobia sociale (si evita il contatto sociale per non sentirsi inadeguati: ad esempio si potrebbe scegliere di non andare al mare proprio al fine di evitare di mostrare un corpo ritenuto non all’altezza dei canoni di bellezza imposti dalla società), fino ad arrivare ai disturbi alimentari. Comunque sia, alcuni di questi problemi − siano essi economici, fisici, psichici o di altro tipo − sono effettivamente notati da chi ne soffre, e benchè il poterli risolvere (soprattutto da soli e senza un aiuto professionale) sia tutt’altro che facile, già un ottimo punto di partenza è quello di prenderne atto.
Ad esempio, io ho provato a fare delle domande del tipo “A quali problemi pensi di poter andare incontro esagerando con la palestra?” a persone a rischio di sviluppare tali patologie, quali ad esempio i body builder − intesi comunque come individui aventi un rapporto anomalo con l’allenamento, ovvero che si allenano praticamente tutti i giorni, che alzano carichi eccessivi, che assumono steroidi anabolizzanti e così via − allora gli stessi mi hanno fatto notare il fatto che la palestra leva tempo ad altre attività importanti (ad esempio uno di loro mi ha confidato di fare body building principalmente per poter piacere di più alle donne e poter dunque “acchiappare” di più, benchè però la palestra stessa gli togliesse moltissimo tempo che invece potrebbe dedicare proprio a conoscere altre ragazze e ad uscire con loro), oppure che la palestra costa (a riguardo, un body builder professionista, che aveva partecipato anche a competizioni nazionali, mi ha detto che con tutti i soldi che aveva speso per il body building ci avrebbe potuto acquistare anche più di un appartamento fronte mare), oppure ancora che è stancante e che l’allenamento può causare anche infortuni...per poi arrivare a considerazioni che non mi sarei aspettato mai di sentire, sebbene allo stesso modo giuste e sensate: ad esempio un body builder ambientalista mi fece notare che siccome le palestre − soprattutto nelle realtà provinciali − sono ubicate piuttosto in periferia (e quelle più centrali sono generalmente piccolissime e poco idonee a un allenamento completo e variato) e non essendo ovviamente le periferie ben servite dai mezzi pubblici, allora ne consegue che sia necessario servirsi dell’auto o della moto per potercisi recare, con relativo inquinamento ambientale causato dall’utilizzo di tali mezzi di trasporto, unito poi al costo economico del carburante; un mio amico, invece, mi raccontò che la sala attrezzi era responsabile di avergli fatto saltare la festa di addio al celibato di un suo amico a Budapest, poichè siccome l’aria condizionata era impostata per tenere i locali a una temperatura non superiore ai 24° − mentre fuori ve ne facevano 32 −
allora in pratica prese l’influenza e dovette di conseguenza rinunziare al viaggio; infine un mio paziente mi fece notare che non rinnovò il suo abbonamento − nè tantomeno quello della sua compagna − alla palestra ove prima si recavano poichè la stessa si era paradossalmente trasformata in ciò che io poi notai essere l’occasione che permetteva ai problemi di coppia repressi di emergere allo scoperto: nello specifico, egli aveva sviluppato una gelosia inerente la possibilità che la compagna trovasse gli altri avventori della sala attrezzi più attraenti di lui, mentre lei − allo stesso modo molto gelosa − faceva pesare il fatto che egli ripetutamente guardasse le ragazze in pants o comunque con la tuta ben attillata, e che le guardasse particolarmente bene proprio allorchè le stesse erano impegnate nell’allenamento dei glutei, con l’aggravante che tale sguardo non fosse un normale sguardo di interessamento, ma fosse invece uno sguardo “da maniaco”, che sottendeva pertanto un interesse di tipo fisico di gran lunga maggiore rispetto a quello che egli stesso provava alla sua vista allorchè entrambi erano impegnati nell’attività sessuale di coppia. Insomma, abbiamo visto che gli effetti collaterali dell’allenamento vi sono e che spesso risultano perfino inimmaginabili.
Anche perchè, benchè sia chiaro che l’allenamento eccessivo possa essere esiziale per il proprio fisico, non è sempre ben chiaro quali siano i precisi effetti collaterali che ne conseguono: ad esempio una recente ricerca ha dimostrato come lo sviluppo di una massa muscolare eccessiva, conseguente al body building (eccessivo), abbia come spiacevole risultato la diminuzione della quantità di sperma. Ciò è interpretabile alla luce del fatto che l’ipertrofia muscolare interferisce a livello endocrino con il rilascio degli ormoni sessuali (tra cui il testosterone), che sono invece fondamentali ai fini della corretta spermatogenesi. D’altra parte, dal momento che il nostro corpo è lo stesso dei nostri lontani antenati delle caverne, è plausibile che l’organismo − che appunto è abituato alla vita delle caverne e non a quella attuale − interpreti l’elevato sforzo fisico e la conseguente ipertrofia come attività relate o prodromiche ad altre quali il combattimento o la caccia, e pertanto la spermatogenesi venga parzialmente inibita ai fini della maggiore richiesta di costruzione di una massa fisica potenzialmente utile per lo svolgimento delle attività viste poc’anzi. D’altronde per quale motivo ci sarebbe bisogno di spermatozoi in un periodo in cui invece le priorità sono ben altre? Naturalmente l’organismo non concepisce che l’aumento della massa muscolare serve per un fine del tutto diverso, e cioè quello estetico. Ma l’organismo − inteso come sistema mente-corpo − non può essere ignorato a favore di quello che non è altro che l’ennesimo capriccio che la società però ci presenta come necessità. L’organismo a un certo punto non ce la fa più: collassa e solo allora ci chiede il conto. Un conto ben salato. Forse al desiderio vano di avere un corpo perfetto bisognerebbe anteporre la necessità di possedere il ben più semplice, razionale, buon senso.
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