Scuola e Apprendimento: vecchi e nuovi paradigmi
La scuola e la formazione educativa moderna hanno lo scopo di insegnare a bambini e ragazzi come adattarsi al futuro ambiente lavorativo e di vita, quindi ha il preciso obiettivo di formare le giovani menti su argomenti che gli siano utili nel futuro. Viviamo in un epoca in cui l’informazione è al primo posto, i media ci bombardano di informazioni di ogni tipo utilizzando mezzi seduttivi ed efficaci. Oggi si può tristemente dire che l’educazione delle menti è affidata principalmente alla televisione e ad internet. Motivo ancora più cogente per rivedere il metodo didattico ed offrire nuove prospettive di insegnamento e di apprendimento.
Ken Robbinson emerito docente Inglese e studioso di creatività e sistemi educativi fa riflettere sul fatto che il nostro sistema scolastico e i metodi di insegnamento sono arenati da oltre cento anni e non sono affatto in linea con i tempi. Oggi il sistema di apprendimento si basa su paradigmi che erano inadeguati già quando sono stati messi in atto, dato che erano scarse le conoscenze sulla mente e sulle capacità di apprendimento.
La lacuna che viene denunciata da molti grandi esperti nel settore apprendimento e scuola è relativa alla mancanza di sviluppo della creatività e delle capacità di apprendimento. La creatività è un argomento importantissimo da trattare al pari dell’alfabetizzazione. Le persone più creative al mondo sono i bambini, infatti ognuno di noi nasce potenzialmente molto creativo, purtroppo il sistema educativo attuale porta a “disimparare” tale capacità attraverso uno studio nozionistico, lineare e privo di nuovi spunti. Moltissimi insegnanti sono costretti a seguire pedissequamente programmi didattici che pressano i ragazzi e non gli permettono di avere tempo per giocare, approfondire e creare. Inoltre i programmi scolastici sono uniformanti e uniformati ad un prototipo di studente che no esiste e non esisterà mai. Per giunta a scuola non viene nemmeno insegnato un metodo di studio: “imparare ad imparare”, a mio avviso questo dovrebbe essere lo scopo principale della scuola. Il sistema educativo “moderno” critica in modo aperto l’errore e lo sbaglio, ci immette già da subito in un sistema competitivo pressante in cui chi sbaglia ha fallito. Non dovrebbe essere questo il paradigma di riferimento, infatti la storia ci insegna che proprio attraverso gli errori sono state fatte le migliori scoperte, spesso dall’errore nasce la novità. Edison prima di inventare la lampadina fece migliaia di prototipi e disse che aveva inventato migliaia di modi per non creare la lampadina; questo dovrebbe essere lo spirito giusto con cui affrontare lo studio. Oggi non siamo preparati a sbagliare, anzi siamo terrorizzati dall’errore e lo valutiamo come fallimento. Proviamo a capire cos’è un fallimento con un semplice esempio:
"ho davanti a me una porta scorrevole, il mio primo tentativo allo scopo di aprirla consiste nello spingerla, provo ma non accade l’effetto desiderato. Allora rifletto sul fatto che ho imparato qualcosa cioè ho appreso come non si apre quella porta, allora faccio un nuovo tentativo e tiro la porta e anche adesso non accade nulla di vicino al mio obiettivo. Adesso riflettiamo un attimo, secondo voi sono stati due fallimenti?"
La risposta è “NO”, infatti sono stati due importanti apprendimenti che mi serviranno da esperienza utile in futuro. Sarebbe stato invece un fallimento se nel momento che tirando o spingendo non avessi appreso nulla e avessi riprovato con la medesima azione (vedi nel capitolo della Pnl livello zero di apprendimento di Bateson), allora si che avrei fallito in quanto riprodotto la medesima azione meccanicamente. Solo con l’errore si comprende intimamente e consapevolmente l’oggetto di studio, solo in questo modo possiamo poi arrivare a capire autonomamente che dobbiamo ristrutturare la realtà e i nostri comportamenti capendo alla fine che la porta andava spinta orizzontalmente. Difficilmente se non siamo preparati a sbagliare ci verrà in mente qualcosa di originale e questo pensiero viene da grandi pensatori come Einstein e anche ad un assioma della Pnl che ha modellato le grandi menti di questo pianeta: “non esistono errori, ma solo occasioni di miglioramento”. Picasso disse che tutti i bambini nascono artisti. Il problema è rimanere tali da adulti.
Il solo fatto che nelle scuole esista una gerarchia di insegnamenti dove agli ultimi posti ci sono arte, musica ed educazione fisica ed ai primi italiano e matematica è una limitazione al pensiero e all’azione creativa della nostra mente. A me sembra che tutti noi abbiamo un corpo e che molti di noi pur non accorgendosi di ciò che fanno lo muovono, danzano, cantano etcc.. Quando i bambini crescono vengono educati progressivamente dalla pancia in su e poi ci focalizziamo sulle loro teste, questo non basta, infatti ci focalizziamo leggermente solo su una parte della loro testa. Con un pizzico di sarcasmo se un alieno venisse sulla terra e avesse il compito di capire a cosa serve il nostro sistema scolastico dedurrebbe che è utile a produrre professori universitari. A parte questa riflessione divertente, esiste il rischio che le future generazioni rimangano dall’esperienza scolastica danneggiati e vivano solo all’interno delle loro teste sentendosi scorporati dal proprio corpo. Il nostro corpo non è solo un mezzo di trasporto per le nostre teste. Sembra che il sistema della pubblica istruzione, in tutto il mondo, si concentri sull’ammissione all’università. La temibile conseguenza di tutto questo è che tantissime persone di talento, persone brillanti, creative, credono di non esserlo. Perché la cosa per la quale erano bravi a scuola non veniva valorizzata o era perfino stigmatizzata. Le ricerche più recenti dimostrano chiaramente che la nostra intelligenza è varia, multipla come ci spiega Gardner. Dovremo ripensare radicalmente la nostra idea sull’intelligenza. Ognuno di noi pensa in modo differente e lo fa in tutti i modi in cui percepisce la realtà. Riflettiamo visivamente, uditivamente, cinestesicamente. L’intelligenza è dinamica e si sviluppa in modo incredibile attraverso il gioco, la cooperazione e le interazioni libere.
Dopo tutte queste informazioni un po’ deprimenti a noi cosa resta da fare?
Studiare ovviamente! Certo però, possiamo fare la nostra piccola parte per cambiare tale sistema, cominciando da ottimizzare il nostro tempo di studio. Come? Imparando come apprendere in modo efficace e coltivando il più possibile la nostra creatività nei più svariati campi.
Per cominciare vedremo insieme le grandi criticità insite nelle aree da noi gestibili e controllabili, fin quando la scuola non cambi il suo metodo di insegnamento. Per cominciare parliamo a proposito del prendere appunti e analizziamo le criticità maggiori.
La maggior parte di noi studia nella seguente modalità: leggere, riassumere e ripetere. E’ ampiamente dimostrato che questa modalità non è efficace ed esistono alternative che presenterò in questo testo molto più efficaci, prima fra queste le mappe mentali.
Uno studio del Dott. Howe dell’università di Exter dimostra che i metodi di prendere appunti più diffusi sono anche i metodi meno efficaci allo scopo. La valutazione è stata eseguita avendo presente gli studenti dovevano prendere appunti allo scopo di preparare un discorso dimostrando la piena comprensione e padronanza dell’argomento. Dovevano anche dimostrare di ripassare sui loro appunti e di ripetere in assenza degli stessi. I risultati qui di seguito sono elencati dai peggiori ai migliori:
Gli appunti tradizionali e più diffusi sono dei primi due tipi, questi stili sono privi di tutte le cose di cui il nostro cervello si “nutre”: ritmo visivo, schematizzazione visiva, colore, immagine, visualizzazione, dimensione, consapevolezza spaziale, gestalt (tendenza a completare) e associazione. Tutti questi elementi sono fondamentali per ricordare avendo presente la nostra architettura celebrale. Oltretutto creando appunti così lineari e monotoni ci annoiamo e perdiamo concentrazione.
Il piccolo contributo di questi esempi spero possa aprire una nuova strada per lasciare andare vecchi paradigmi educativo/formativi, lasciando il passo a nuovi paradigmi che facilitino la strada alle nuove generazioni e agli adolescenti di oggi che saranno a pieno titolo gli adulti di domani.
Dott. Fabio Gardelli
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