Dott.ssa Federica Agovino

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Dott.ssa Federica Agovino

Psicoterapeuta

Problemi genitori/depressione

Buongiorno, ho vissuto fino a 14 anni con un padre alcolista che era violento a giorni alterni verbalmente e liti continue in casa. Mia madre ogni volta che stava per andarsene di casa mi chiedeva di andare ricercando approvazione da parte mia quando non avevo idea di che fare data l'eta'. Mio padre mori poi di tumore (causa alcol). Tralasciando tutto l'iter dei vari traumi, io a distanza di 11 anni dalla sua morte mi ritrovo a provare disgusto nei confronti di mia madre. E' una donna che seppur in buona fede non sa vivere e per non saper vivere intendo che non e' mai riuscita ad essere col cervello autosufficiente. Ha fatto solo danni, sia per paura che per incapacità. Dopo la sua morte ha iniziato a lavorare nel bar di famiglia (che ha fatto fallire) creando debiti, non si è mai tutelata in termini economici, non ha mai ragionato da adulta pensando che ad ogni azione fatta e non ci siano delle conseguenze. Circa un anno fa ha rischiato la morte per peritonite, fortunatamente si è tutto risolto ma l' attività di famiglia ha chiuso. Tramite conoscenze abbiamo fatto si di farla lavorare in amministrazione in un università. Mia madre economicamente non è autosufficiente e insieme a mia nonna vivono del suo stipendio e della sua pensione. Io ho 25anni e lavoro e vivo all'estero ed ogni volta che torno in città mi faccio oltre al mio lavoro turni extra come cameriera per passargli i soldi, soldi che non ha perché su ogni cosa importante nonostante gli ripeta le cose che deve fare 100 volte o non le fa o le fa con tempi biblici ritrovandosi in difficoltà e mettendomi in difficoltà. Vedo mia madre come un parassita. Non ce la faccio, non capisco se questo odio sia normale. Mi rendo conto che mi disgusta perché pensare che una donna non abbia avuto la lucidità di portare via sua figlia da determinate circostanze spiacevoli (padre alcolizzato) mi fa rabbia, e fino a due anni fa non la colpevolizzavo per quello che avevamo passato ma la capivo e la compativo. Pensare che abbia sempre vissuto non risolvendo lei i problemi ma sperando che ci fosse qualcuno che prendesse le situazioni in mano al suo posso mi fa rabbrividire. L'idea di non avere un punto di appoggio in famiglia e che se mia madre ci fosse o non ci fosse mi fa sentire vuota, e provo una rabbia immensa a pensare che la causa di tutti i problemi sia la mia famiglia sempre se si possa definire come tale. Non so cosa devo fare, sogno di urlare cosi forte da scoppiare, sono perennemente in tensione, ho ansia del futuro. Ansia di non riuscire a tamponare il suo non saper vivere. Ansia che questo suo non saper vivere non mi permetterà mai di crearmi una famiglia perché nella vita un figlio costa ma nel mio casa una madre di più. Vorrei capire che percorso intraprendere, la terapia normale non ha funzionato. Ho uno strettissimo legame tra presente e passato, cosi stretto da non riuscire più a vivere con serenità il presente. Cosa devo fare? e come sto o mi fa una chiamata di un minuto per sentirci.. non voglio altro ditemi se sbaglio ditemelo.. Sto impazzendo

Buonasera Giorgia, sono Federica Agovino, psicoterapeuta in Roma.Il suo racconto, molto forte dal punto di vista emotivo, sembra esprimere il disagio di chi non ha potuto vivere la propria infanzia secondo i canoni della gratificazione, dell’accudimento, della protezione o, almeno , dell’accettazione. L’alcolismo di suo padre è una giustificazione che non supporta tua madre, “pavida ed incapace” non di lavorare, ne di andarsene di casa, ne di prendere decisioni, ma di fare la “mamma”, quella che deve accudire, e non farsi accudire, che deve prendere decisioni e non pretenderle da sua figlia.La rabbia che prova ancora oggi ci parla di un problema non risolto, e che non si risolverà a seguito di questa lettura.Lo faccio per mestiere, e per me è facile dirlo, ma non escludere un sostegno psicoterapeutico: le sarebbe utile, non solo per riuscire a dare un nuovo significato alla relazione con sua madre, ma soprattutto per concentrare gli sforzi su di lei, sulla sua vita “qui e ora”, per cercare quel sollievo che le è necessario per volersi bene.

Federica Agovino

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