Psicologa Psicoterapeuta cognitivo-costruttivista
Sono oppressa dai sensi di colpa per la fine di una relazione
Credo di soffrire di depressione (tanto che non esco di casa da tre mesi) al seguito della fine di una relazione e sento di essere stata io la causa. Quando conobbi questo ragazzo avevo 17 anni e non avevo avuto alcuna esperienza sentimentale prima, ero una persona molto chiusa caratterialmente, lui aveva 24 anni e conduceva un tipo di vita molto dissoluto. Mi conosce e comincia a recitare la parte del ragazzo carismatico, gentile e affascinante, ci vediamo un paio di volte e poi sparisce nel nulla. Apprendo da sua cugina, mia cara amica, che ci stava provando contemporaneamente con altre due ragazze oltre che con me. Oltre a ciò mi dice che è una persona falsa e "tossica" e che dovrei stargli lontana. Dopo due mesi si fa di nuovo vivo, stavolta recita la parte della vittima e del ragazzo romantico che cerca solo qualcuno che lo ami. Si trasferisce nel mio paese e, solo adesso che siamo lasciati ho appreso che questo repentino cambiamento di vita è stato dovuto al fatto che dopo averci provato con una donna sposata e aveva avuto problemi di droga durante una delle serate in discoteca che organizzava, sua madre lo aveva spinto a mettere la testa a posto fidanzandosi con una brava ragazza. Lui a me dice solamente di essersi innamorato di me e di voler cambiare vita, quindi io ci casco e anzi decido di aiutarlo in ogni modo. Fin da subito è molto strano, lui non ha amici, mi isola (non potevo uscire con le amiche, mi elimina i ragazzi dai social, non mi lascia andare nemmeno a danza, una passione che coltivavo da 8 anni), inoltre comincia fin da subito (dopo una settimana) a dirmi che mi voleva sposare e mi fa conoscere sua madre pretendendo che io facessi lo stesso. È molto geloso e possessivo ma lo giustifica dicendo che in passato tutte le sue ex ragazze lo avevano tradito ed erano delle psicopatiche. Ogni volta che chiedevo il permesso di poter fare qualcosa di normale (come una semplice uscita con le mie amiche) si metteva a piangere facendomi sentire in colpa e a decidere di non fare nulla Tuttavia mi fa sentire amata, mi dice cose dolcissime, si prende cura di me e mi tratta bene, dice che è terrorizzato dall'idea di perdermi e che mi aveva scelta come la compagna della sua vita, di conseguenza io accetto ogni sua regola perché alla fine il suo amore mi faceva sentire bene, credevo di avere qualcuno su cui poter contare oltre alla mia famiglia. Dopo nove mesi decido di fidarmi totalmente di lui e ottiene tutta la mia prostrazione fisica, mentale e dell'anima. In particolare lui teneva a quella "fisica" dato che era il mio primo ragazzo. Appena ottiene tutta la mia totale fiducia comincia a cambiare, non è più l'uomo in gamba che sembrava ma comincia ad essere una persona sufficiente, passava ore ed ore al bar trascurando i propri doveri, si vantava in pubblico parlando di sé e facendomi vergognare finché una sera proprio sotto i miei occhi non inizia a provarci con un altra ragazza con il consenso di sua madre che mi presenta all'altra come un'amica. Mi sento nessuno, mi sento umiliata e sminuita e dentro di me cresce tanta rabbia per il fatto che gli avevo perdonato sempre tutto, che ero sottostata alle sue regole e che mi ero totalmente fidata di lui. Avevo messo la mia vita nelle sue mani, nient'altro al mondo aveva importanza per me se non lui e lui mi stava trattando in quel modo. Volendo attuare delle "ripicche" (so che è sbagliatissimo ma non capisco cosa mi stava succedendo in quel momento) invio delle richieste su Instagram a dei ragazzi che lui aveva eliminato (per questo mi sento in colpa e ho tanta paura di essere presa per una poco di buono) e rispondo ai messaggi di un collega universitario (brevissima conversazione che verteva su tematiche universitarie). So che non sono tradimenti ma eticamente per come sono fatta non lo avrei mai fatto se non avessi sentito una tale rabbia nei suoi confronti, non ragionavo proprio ed è per questo che adesso mi sento orribile. Ovviamente io lo informo di tutto, lui all'inizio si arrabbia ma poi nulla di che, più passa il tempo più sembra non importargli di me, cerco di renderlo geloso per riavere le attenzioni di una volta ma il tutto mi si ritorce contro. Alternava momenti in cui mi dimostrava affetto a momenti in cui mi faceva sentire solo un oggetto. Stavo male, comincio a perdere molti chili e a causa dello stress mi cominciano a cadere i capelli. Durante una serata con una coppia di amici comincia a fare gli occhi dolci ad un'altra ragazza e la cosa innesca un'altra lite. Dopo qualche settimana mi lascia e mi blocca ovunque, io impazzisco cerco di parlargli e non ci riesco. Ripenso alle sue dolci parole e mi chiedo come sia possibile. Lo chiamo in lacrime e lui comincia a riempirmi di insulti, dicendomi che sono una bambina e non una donna con i coglioni. Diceva che se avessi continuato a piangere mi avrebbe staccato il telefono in faccia. Comincio ad andare in tilt, vedo la sua macchina posteggiata davanti ad un bar, mi prendo di coraggio e vado a parlargli non sapendo che era il bar della ragazza che ormai era diventata la sua fidanzata. Io, ignara di tutto, cerco di dirgli che se c'è amore si può aggiustare tutto e comincio letteralmente a supplicarlo scusandomi per le mie "ripicche" assicurandogli che non sarebbe successo mai più, in fin dei conti gli avevo perdonato tanto per una volta poteva perdonarmi lui (non so perché ma l'idea di averlo perso mi terrorizzava). Lui sembra totalmente indifferente alla mia presenza, come se con me non avesse vissuto nulla, nei suoi occhi leggo cattiveria e derisione, non era il ragazzo romantico che mi aveva conquistata, quello che sembrava essere una vittima della cattiveria delle persone e che voleva solo amore, ma una persona totalmente diversa, mi stava deridendo davanti a tutti. Che aveva diverse personalità o "maschere" se così si possono definire lo avevo capito ma la cattiveria che vidi nei suoi occhi mi lasciò un trauma che tutt'ora non riesco a dimenticare. Lui dalla sua parte mi disse che avevo distrutto la nostra relazione, che era tutta colpa mia e delle mie "ripicche" . Magari è vero, non lo so, sto malissimo per questo e mi sento davvero in colpa. Io ero sempre stata una ragazza dalla condotta impeccabile con tutti e per la prima volta durante la relazione con questa persona mi sono ritrovata a fare cose (come mandare delle richieste di amicizia ad altri ragazzi o avere una conversazione con un collega pur essendo fidanzata) che mai mi sarei immaginata di fare. Quando racconto il motivo di questi sensi di colpa le persone mi dicono che non ho fatto nulla di male ma non so perché io mi sento una brutta persona, una poco di buono perfino (non volevo adescare altri ragazzi ma solo suscitare la sua gelosia per riavere il ragazzo amorevole di cui mi ero innamorata) . Comunque sia dopo due giorni lo vidi mano nella mano con la sua nuova ragazza (la proprietaria del bar) mentre la presentava a sua madre. Con lei fa le stesse cose che faceva con me e non mi spiego come si possa essere dimenticato di una persona con la quale ha condiviso tantissime cose durante 15 mesi, in soli pochissimi giorni. Sembra felicissimo, sorride e io mi sto annientando letteralmente. Sta attualmente attuando una campagna diffamatoria nei miei confronti in paese (piccolissimo e in cui ci conosciamo tutti) e per questo e per paura di incontrarlo non esco più di casa da tre mesi. Il mio principale problema però è capire se sono io ad essere una brutta persona e ad aver perso un bravo ragazzo per potermi migliorare e perdonarmi. Grazie in anticipo
Gentile Valentina,
Lei si sente una persona "cattiva" e "brutta" a livello interno: di emozioni, empatia e apertura o limpidezza verso gli altri?
E' lei la prima a riferire il consiglio dell'amica/cugina, ad aver osservato i comportamenti attuati nei suoi confronti e con l'attuale ragazza, ad aver citato alcuni eventi "significativi" a livello negativo. Quindi, come mai incolparsi lei? Cosa le ha dato questo ragazzo?
La vorrei anche far riflettere: essere lasciati e, quindi, subire e vivere, comunque, un abbandono può essere paragonato anche ad un simil lutto. Crea, infatti, in noi particolari pensieri e sofferenze interne.
Come prima cosa, di se stessa: deve apprezzare il suo essersi messa in gioco, aver provato a osservarsi da più prospettive, ma voglio anche invitarla a farlo senza giudicarsi.
Dal racconto, seppur poco incentrato su di lei come comportamenti ma più sull'aspetto emotivo non mi sembrano emergere situazioni "errate" o particolarmente negative ma non siamo qui per giudicare si ricordi che talvolta i comportamenti o le emozioni o le frasi sono anche accompagnate non solo dalla nostra personalità come individui singoli ma anche, come in questo caso, dalla coppia quindi dagli atteggiamenti dell'altra persona.
Se le difficoltà persistono e se non riuscisse ad uscire di casa le consiglio di valutare un breve percorso terapeutico individuale dove essere aiutata e accompagnata verso un suo non giudizio, a osservare e descrivere da altra prospettiva neutra e professionale il suo vissuto cercando anche di ripartire più forte di prima e con una maggiore conoscenza delle proprie risorse interne.
Resto a disposizione per eventuali richieste, dubbi, domande o se volesse valutare un percorso online.
Dott.ssa Federica Ciocca
Psicologa e psicoterapeuta
Ricevo: Torino, Collegno e online
Psicologa Psicoterapeuta cognitivo-costruttivista - Torino