Dott.ssa Federica Ciocca

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Dott.ssa Federica Ciocca

Psicologa Psicoterapeuta cognitivo-costruttivista

Potrei essere depressa?

Ho 21 anni, sono sempre stata una ragazza dalla forte motivazione e soprattutto molto indipendente, non ho mai avuto problemi durante la mia adolescenza se non come quelli di tutti i ragazzi, non ho mai avuto un fidanzato serio prima di adesso ma questo non mi è mai pesato. Studio lontano dai miei per scelta ed ero molto contenta della facoltà che facevo perchè mi faceva sentire molto intelligente. L'anno scorso all'incirca in questo periodo ho conosciuto il mio attuale fidanzato con il quale ho intrapreso la mia prima storia seria e a dir poco travolgente in quanto abbiamo passato tutta la quarantena insieme. L'amore mi ha fatto perdere di vista me stessa. Stando sempre insieme e prendendo dei modelli relazionali sbagliati come esempio credevo che vedersi sempre fosse prova di grande amore. I problemi sono cominciati all'incirca 2 mesi fa. Ho passato la quarantena a casa dei suoi genitori insieme a lui, riuscivo ad avere la mia vita ed ero felice. Un giorno lui disse una frase che mi portò alla mente una cosa che non gli avevo detto facendo scaturire in me un incredibile senso di colpa, dopo 2 giorni gli raccontai il fatto (che era irrilevante) convincendomi così che l'ansia sarebbe sparita, ma così non fu. Passai tre settimane con ansia e angoscia addosso quasi costantemente tanto da farmi perdere 5kg, non riuscivo nemmeno a piangere. Tornai a casa dai miei e pensai di essermi sbloccata, li la situazione migliorò perchè l'ansia diminuì notevolmente ma dentro di me c'era sempre un senso di irrequietezza che mi faceva impazzire, pensavo che non sarei riuscita a prendere i mano la mia vita e che avrei dovuto rinunciare a tutto quello che avevo costruito. Da li poi partirono le domande esistenziali ovvero " chi sono?" "che senso ha la vita?" "magari voglio morire?" oltre a smisurati sensi di colpa per i miei genitori per aver assunto marijuana (cosa che ho smesso di fare da due mesi in quanto mi amplificava l'ansia). Con il passare dei giorni però riuscivo a mangiare e a dormire anche se all'inizio anche solo farmi una doccia era terribile. Stando "meglio" decisi di ritornare nella mia città universitaria dopo un mese e il primo giorno ero euforica anche se avevo sempre paura di poter rovinare qualcosa con il mio fidanzato o di farmi assalire di nuovo dai sensi di colpa. Dopo un po' di giorni però ho iniziato ad avere sempre pensieri sulla morte e sul fatto che ogni giorno per me è angosciante perchè nulla mi da piacere e questo mi fa andare nel panico perchè non riesco a godermi nulla, (prima avevo il terrore di morire come se i giorni non fossero mai abbastanza) ora invece mi sembra come se tutto fosse fermo su questi pensieri e non so come uscirne, non penso che morire sia la soluzione 1) perchè ho amato la mia vita sempre 2)perchè non farei mai questo alle persone che mi amano, ma allo stesso tempo mi sento intrappolata e vorrei scappare non so dove perchè mi sento soffocare ma allo stesso tempo non ho voglia di far niente e le giornate passate così ad avere questi pensieri mi sembrano tutte uguali e vorrei solo tornare a dormire. E' come se per me fosse diventato immensamente difficile fare tutto in quanto il mio pensiero è sempre " che fatica". Non capisco a cosa sia dovuto questo male di vivere e questa ansia dovuta nella ricerca continua di cose che mi diano piacere. Vorrei solo che ritornasse tutto come prima e dimenticarmi tutto. In questo periodo sono anche molto pessimista e penso quasi di essere destinata a morire tristemente così. A volte mi vengono in mente immagini angoscianti di me che mi uccido e ci rimango molto male, soprattutto perchè ho sempre amato ogni piccola cosa della vita. Ora la noia la vivo con angoscia non so come riempire il mio tempo e mi sembra tutto così immobile.
Non so cosa fare, vorrei solo tornare normale e mi sembro l'unica al mondo ad avere questi pensieri.
Vi ringrazio per l'aiuto.

Gentile Sara,

talvolta quando si sta male o si soffre da molto tempo trovare "un'etichetta" o dare un nome alla propria sofferenza può essere "utile" o può farci star meglio come momento iniziale. 

Allo stesso non sempre un'etichetta può bastare o anzi, talvolta può ancora di più far preoccupare. Questo varia da persona a persona. Non mi soffermerei tanto sul "sono depressa o non lo sono" ma più: come posso star meglio? Cosa mi porta a questa grande sofferenza? Quali risorse interne ho e come posso riscoprirle?

Dal suo messaggio seppure si percepisce molta sofferenza si vedono anche molte risorse forse ad oggi però un po' nascoste e solo da riscoprire. 

Le consiglio di valutare un percorso di terapia individuale dove osservarsi da una nuova prospettiva, dove potersi mettere in gioco in una modalità senza giudizio e neutra, per conoscere maggiormente se stessa, le emozioni correlate a tale vissuto, per “valutare” come poter reagire a questi pensieri, per cercare e darsi delle risposte, per riscoprire le sue risorse interne e per capire, magari anche, come avvicinarsi e comprendere o  “rielaborare” alcune sofferenze citate da lei. 

Resto disponibile per informazioni, richieste aggiuntive o per eventuale percorso conoscitivo.

Cordialmente

Dott.ssa Federica Ciocca

Psicologa e psicoterapeuta

Ricevo a Torino, provincia (Collegno) e online

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Psicologa Psicoterapeuta cognitivo-costruttivista - Torino

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