Psicologa Psicoterapeuta cognitivo-costruttivista
Amore con una borderline finito
Buona sera sono una ragazza lesbica, da circa un anno ho una relazione con una ragazza borderline, non sto a raccontare tutti gli alti e bassi che una relazione di questo tipo comporta.
Da circa un mese mi dice che non sa più cosa vuole, non sa se è davvero lesbica, che a volte le manca la presenza di un uomo.
A questo punto io le ho detto di prendersi del tempo per pensare..premetto che questo argomento per me è sempre stato un tasto dolente, nel senso che io ho vissuto questa relazione sempre nel dubbio che fosse del tutto lesbica e lei sapeva benissimo che per me era una preoccupazione..però mi ha sempre rassicurata dicendomi che mi amava.
Ora leggendo diversi articoli ho capito che i borderline hanno questo meccanismo di lasciare o di dubitare di una relazione quando questa diventa stabile..
La questione è che non so come comportarmi, non so se la questione della sessualità sia il reale problema o se ha voluto colpirmi su una cosa che x me è sempre stato un problema.
Non so se mi sta mettendo alla prova, purtroppo non riesco a capire perché quando parlo con lei le sue risposte sono non sei solo tu il problema se potessi allontanarmi anche i miei genitori.
Un altra cosa che mi preoccupa e che ha iniziato ad abusare di psicofarmaci.
Non so davvero che fare.
Gentile Claudis,
come prima cosa, la sua compagna è seguita da degli specialisti come psichiatri e psicologi? Il primo per proporre una terapia farmacologica adatta al suo sintomo e disturbo e il secondo per aiutarla in un percorso di conoscenza personale e per comprendere e riformulare il sintomo?
Le motivazioni di questo suo gesto possono essere molteplici. Da come scrive io osservo e percepisco molta confusione da parte di questa persona, dettate magari dalla diagnosi (che porta ad avere poca fiducia nel prossimo, talvolta anche indecisione,...) ma forse anche da se stessa. Io faccio sempre presente che ognuno di noi, se dovesse avere una diagnosi, si deve considerare prima di tutto come persona col suo nome e cognome e solo dopo con l'etichetta diagnostica da prendere solo come maggiore conoscenza di se stessi perchè nessuno di noi è una etichetta ma è la tal persona con quel nome e cognome. Poi per alcuni oggettivamente, avere un nome al proprio problema, talvolta da serenità perchè può capire e definire i sintomi che prova e vive.
Quando le dice che non sa se è veramente lesbica e che forse le manca la presenza di un uomo come interagite tra di voi? Come la sta aiutando a capire? Manca qualcosa nella vostra coppia?
Le consiglio di proporle se già non è seguita un percorso in ASL o presso professionisti provati di sua fiducia sia per la parte farmacologica sia clinica-terapeutica per poter essere in primis lei stessa supportata ed aiutata. Successivamente, se osservate difficoltà di coppia potreste anche valutare un breve percorso con un professionista per ricreare una buona relazione tra di voi, per confrontarvi in un luogo neutro e senza giudizio e per esseree entrambe aiutate in questo momento difficile e di confusione.
Resto disponibile per informazioni, domande aggiuntive o per eventuale consulto/inizio di percorso.
Cordialmente
Dott.ssa Federica Ciocca
Psicologa e psicoterapeuta
Ricevo a Torino, provincia (Collegno) e online
Psicologa Psicoterapeuta cognitivo-costruttivista - Torino