Dott.ssa Federica Ciocca

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Dott.ssa Federica Ciocca

Psicologa Psicoterapeuta cognitivo-costruttivista

Non riesco ad accettare la morte di mio padre

Ho perso il mio papà due mesi fa, dopo nemmeno sei settimane di malattia. Malattia che gli è stata diagnosticata quasi per caso e annunciata come se fosse una semplice unghia incarnita; io ero lì con lui e ho visto con i miei occhi il trasformarsi di quell'uomo forte e gigante in un bambino impaurito ma dignitoso che ha chiesto con un filo di voce quanto gli rimaneva da vivere. Abbiamo tenuto questo segreto (per sua volontà) solo per noi, fino a quando la malattia non ha iniziato a segnarlo e mia madre ha capito tutto. Lui voleva solo proteggerla, non voleva darle questo dolore.
Mio papà aveva, ha, 59 anni. Una vita di lavoro, di fatica, di sacrificio, solo per creare un futuro migliore a me, sua unica bambina ormai di 34 anni. Ma per lui sempre la sua bambina.
Quel dannato giorno gli ho promesso che avrei fatto ogni cosa per salvarlo e guardandolo negli occhi gli ho assicurato che l'avrei fatto guarire: ho passato le successive cinque settimane a girare disperata per ogni ospedale, clinica, santone nel raggio di 700 km e mi sento in colpa per non aver mantenuto la promessa. Ma io ci credevo, io credevo di poterlo salvare.
Sono stata con lui fino all'ultimo respiro, all'ultimo battito, incredula. Ma non avrei mai voluto lasciarlo andare.
Mio papà è stato ed è il mio grande amore. Padre severo quando necessario, era anche il mio migliore amico, il mio confidente, il mio "compagno di misfatti", come ci piaceva dire quando facevamo scherzi a mia madre. Ha compreso la mia ribellione adolescenziale, ha assecondato le mie piccole pazzie, era presente sempre, anche da lontano. Era il mio più prezioso punto di riferimento.
Dopo aver passato il primo mese dalla sua morte nella totale negazione della cosa, come se il mio cervello non potesse nemmeno pensare a quello che fosse successo per non impazzire, mi ritrovo con una montagna crollata addosso. Non riesco più a fare nulla, se non ingozzarmi di cibo -credo- per riempire il vuoto. Mia madre è completamente crollata e faccio di tutto per non farmi vedere a piangere per darle un po' di forza.
Mi rendo conto della sciocchezza della cosa ma continuo a cercare un modo per far tornare in vita mio padre, come se esistesse una magia così potente da riportarmelo. Sono tormentata dal pensiero di quello che avrebbe desiderato fare in futuro (era appena andato in pensione) e che non potrà mai fare; tormentata dal pensiero di ciò che avevamo in programma di vedere insieme. Ma soprattutto tormentata dal pensiero che mio padre non ci sarà più nei momenti più importanti sia belli che brutti della mia vita.
Mi sento come se mi avessero tagliato una gamba, come se avessi una voragine di vuoto al centro dello sterno e io, sinceramente, non riesco più a fare nulla.
Credo di essere stata molto prolissa, perdonatemi. Ma non so più come gestire il dolore.

Gentile Claudia,

dalla sua descrizione e già nelle prime righe si percepisce subito il suo senso di vuoto, la sua frustrazione e l'impotenza importante che ha provato e sta tutt'ora vivendo.

Si intravede una giovane donna e figlia. Donna perchè conosce come dovrebbe andare la vita dopo un importante lutto, figlia perchè sembra essere molto giovane e una perdita così importante non è facile da rielaborare.

Un papà che è stato ed è per lei il suo faro in una notte buia ma anche il sole nei momenti di allegria.

Ha descritto in modo molto introspettivo ed emotivo il vostro rapporto, seppure sono certa ci sia ancora tanto d'altro. Penso proprio che il vostro rapporto fosse fondante per lei e per la sua identità. Aspetto forse su cui anche riflettere per non dimenticare il vostro vissuto e amore ma per cercare pian piano e secondo le sue tempistiche una riformulazione meno faticosa e maggiormente rivolta ai bei momenti passati insieme.

Come anche lei ha scritto, il lutto per essere superato richiede delle fasi e dei tempi. Non è però sempre automatico e nemmeno semplice soprattutto quando c'è un legame così forte.

Le consiglio di valutare un percorso di psicoterapia individuale per osservare da una nuova prospettiva, in un luogo protetto e senza giudizio il vostro legame, cosa ha rappresentato per lei questo Papà, cosa le manca di lui, come provare a tenerlo sempre con sè nel pezzetto di cuore rivolto alla memoria e ai ricordi ma anche come tornare anche lei a vivere la vita, a mostrare al papà che lei quando sorride lo ricorda e vorrebbe poterlo riavere tra le sue braccia. Qui non solo potrebbe essere aiutata in una riformulazione di questa sofferenza ma anche supportata nel ritrovare le sue risorse personali e accolta/ascoltata per questo evento di vita traumatico.

Resto disponibile per informazioni, richieste aggiuntive, eventuale consulenza o se volesse rispondere in privato alle domande poste.

Condoglianze per un evento così importante e triste.

Cordialmente

Dott.ssa Federica Ciocca

Psicologa e psicoterapeuta

Ricevo a Torino, provincia  e online

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Psicologa Psicoterapeuta cognitivo-costruttivista - Torino

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