Mi sembra di fare tutto male
Salve. Mi chiamo Michele. Ho 24 anni. é davvero difficile pensare di essere arrivato a chiedere aiuto su un sito di psicologi. Però, purtroppo, penso che sia giunto il momento di farlo. La situazione che sto per presentare sembrerà non così esagerata, va da sè, tuttavia, che sono davvero, davvero giù, in questo momento. Mi sono laureato qualche mese fa, regolarmente, in Giurisprudenza. Mi sono spostato da casa mia al sud per andare a Roma, per frequentare un Master. Nello stesso tempo ho iniziato una pratica legale. Dopo due mesi, spinto dalla mancanza di una retribuzione e dai toni e comportamenti disprezzanti, immotivatamente, del mio capo, ho lasciato, pensando di trovare una sistemazione in maniera veloce e facile. Sono stato due mesi senza trovare nulla, adesso ho uno stage che non mi soddisfa. Da quei due mesi in cui sono stato giornate intere senza far nulla, mandando cv a destra e sinistra, ho iniziato a sentire crescere dentro di me un senso di fallimento e di sconforto. Sono partito senza pensare. Avevo un gruzzolo che mi serviva per questo Master, ma adesso non sono più convinto di quello che sto facendo. E, da qui, sono iniziati i problemi. Nonostante la mia famiglia mi supporti moralmente, nonostante una fidanzata presente, i miei pensieri sono diventati oscuri e disperati. Penso di aver sbagliato tutto, di aver sprecato i soldi che avevo e che, a fine master, saranno finiti. Riguardo la mia vita come in un rewind e penso di aver sbagliato tutto, facoltà, città, specializzazioni. Mi sembra di fare tutto male, svogliato, e non ho più una stella polare ad indicare il nord. Vomito ogni mattina per lo stress, e spesso il vomito si ripete durante la giornata. Faccio pensieri poco positivi, e elaboro piani di morte. La notte mi sveglio più volte e la mattina mi sveglio stanco, affaticato e poco invogliato a fare qualunque cosa. Non so cosa fare. Ripeto, come mi dicono tutti i miei amici, i miei familiari, a cui non ho detto proprio “tutto“, la situazione non è così tragica “hei amico, non ti lamentare“. Lo so, è così probabilmente. Ma è proprio questo che mi dilania dentro. Se non riesco a combattere le piccole sfide quotidiane della vita in maniera serena, se non riesco a scegliere: che ne sarà di me? Ero forte e simpatico fino a qualche mese fa. Ora sono un continuo lamento, non riesco a ascoltare o suonare più, una delle mie passioni più grandi. Non so chi leggerà queste parole. So solo che avevo bisogno di scriverle.
Michele, fra le sue parole, che immagino le sia costato mettere nero su bianco, mi colpiscono soprattutto quelle finali, quando si chiede cosa ne sarà di lei se non riesce a combattere le piccole sfide del quotidiano. Intanto il tema del lavoro e delle scelte ad esso connesse non mi sembrano per nulla piccole sfide. E soprattutto alla sua età, essendo appena uscito da un percorso, quello universitario, piuttosto chiaro e definito, le possibilità che le si aprono possono sembrare infinite e senza criteri certi per valutarle. Questo è comune a molti, come il timore di aver sbagliato. Ma, per quanto dolorosi, momenti del genere possono essere occasioni per ascoltarsi nel profondo. Il suo corpo le sta segnalando un malessere che va accolto ed ascoltato per poter fare anche piccole scelte che la possano far star meglio. In questo senso giudicarsi non è utile, ma chiedersi cosa in quetso preciso momento possa darle serenità, proprio accogliendo il malessere e non cercando di combatterlo. La sua paura, il suo dolore sono un dono prezioso per guidarla verso un maggior benessere. Non si può essere certi di qualcosa finchè non si sperimenta: in questo senso non esistono "sbagli" ma possibilità di scoprirci momento per momento