Come prevenire la nevrosi. L’importanza di soddisfare i nostri bisogni
In Gestalt si dice che l’essere umano nasce sano, “in contatto”, ma l’educazione, i condizionamenti e i doveri lo portano ad ignorare i propri impulsi, i propri bisogni e questo porta la nevrosi, cioè lo squilibrio a livello psichico.
Il nostro organismo sa cosa gli serve e cosa vuole, è la nostra mente che con i suoi pensieri spesso inutili ci allontana dal nostro benessere. La meditazione è un modo importante per tornare in contatto, cioè per tornare a sentirci, a sentire con i sensi, a sentire cosa proviamo, a lasciar emergere dal silenzio i nostri bisogni. I pensieri che ci distolgono dalla meditazione riguardano il nostro mondo, ciò che richiede una risposta e ciò di cui abbiamo o riteniamo di avere necessità.
L’essere umano non nasce per stare in quiete ma nasce per rispondere in modo creativo ai bisogni che emergono momento dopo momento. Continuamente sentiamo o desideriamo qualcosa: fame, freddo, voglia di uscire con gli amici, di vedere il nostro partner, di finire il lavoro che stiamo facendo, una vacanza, una macchina nuova, … Emerge in figura un bisogno, come la sete. In seguito il desiderio di bere va sullo sfondo ed emerge in figura l’insieme di possibilità per soddisfarlo (bevo acqua, un succo, un alcolico, a casa, in un bar, …). Dopo che ho soddisfatto questa urgenza provo piacere e successivamente emerge un altro bisogno.
Per meglio comprendere questo ciclo approfondiamo l’esempio della fame: sto leggendo un libro, sento lo stimolo della fame (contatto preliminare); a questo punto mi sorge subito alla mente di cosa ho voglia per soddisfarlo, per esempio ho voglia di qualcosa di salato, dei crackers, so di averli in cucina, mi alzo, li vado a prendere, apro il pacchetto e ne mangio uno (contatto); finito il pacchetto mi ascolto e mi sento a posto (contatto finale) e torno sul divano a leggere il libro (post-contatto), il mio organismo è appagato e rilassato, pronto per l’emergere di un nuovo impulso.
I quattro passaggi possono essere definiti da queste 4 domande “cosa sento”, “cosa voglio” in base a ciò che sento (la scelta dell’Io fra le varie possibilità), “cosa faccio” per soddisfare questo bisogno e infine, “cosa sento dopo averlo fatto”.
Ogni ciclo deve essere concluso perché l’organismo stia bene e si possa passare ad un ciclo successivo. Il nostro sé, entrando in contatto con l’ambiente, e quindi con sempre nuove esperienze, si ritrova a dover continuamente formare e chiudere cicli che vanno completati per poter passare a quelli successivi.
Tornando al nostro esempio, se la voglia di qualcosa di salato viene “messa da parte” per poter proseguire nella lettura, probabilmente questo bisogno incompiuto (unfinished business) può portare la persona a un’inquietudine data dall’insoddisfazione e dalla fame che si fa sempre più sentire, impedendo di godersi il libro. Purtroppo la nostra esistenza è piena di situazioni inconcluse: basti pensare a tutte le volte che non abbiamo ascoltato un bisogno fisiologico (ho fame ma ora non ho tempo, devo lavorare!), che sentivamo il bisogno di ricevere affetto ma non l’abbiamo chiesto, a quante volte non abbiamo espresso la rabbia e ce la siamo “tenuta dentro”. La vita è piena di “rospi” rimasti in gola, o non ancora digeriti, di varie dimensioni.
E’ vero, non si possono esaudire tutti i bisogni e tutti i desideri, ma è molto importante per la nostra salute almeno riconoscere i nostri bisogni e desideri anche se, non esaudendoli, entreremo in contatto con la frustrazione e la tristezza. Il vero problema non è la tristezza ma è il negarsi di sentire i nostri bisogni e desideri che, portandoci a non sentire la tristezza (l’amozione reale e spontanea), ci porta ad anestetizzarci e a levarci energia. La cosa peggiore che possiamo fare per la nostra vita è dirci “Non devo provare questo” o “Non devo desiderare quest’altro” perché così facendo andiamo contro noi stessi, contro i nostri bisogni reali, contro le nostre emozioni immediate con il prezzo di non sapere più cosa vogliamo e cosa proviamo.
Pensate ad un sognatore e ad una persona che ha rinunciato ai propri sogni, che differenze vi immaginate tra i due? Io il primo lo immagino più romantico, vivo e carico di energia mentre il secondo me lo immagino più freddo, molto centrato a are cose concrete e rigido ma di sicuro il primo a livello di salute mentale sta meglio.
Prova a vedere qual è il tuo bisogno in questo momento con questo piccolo esercizio che ti scrivo:
Fai 3 respiri profondi e porta la tua attenzione sui tuoi sensi: cosa stai vedendo, dove si posa la tua attenzione… senti gli odori che ci sono attorno a te… i suoni… il sapore che hai in bocca… senti come sta il tuo corpo, se ci sono parti tese e parti rilassate, senti se hai freddo o caldo o se ci sono delle parti del corpo che hanno freddo e altre che hanno caldo… senti quali pensieri affollano la tua mente e lasciali andare… senti qual è l’emozione principale che stai provando….
Ora ascolta quale tra tutte queste sensazioni, emozioni e pensieri cosa emerge con più forza, cosa viene in primo piano e cosa vorresti fare per soddisfare questo tuo bisogno.
Psicologo, Psicoterapeuta - Trieste
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