Gentile Cristina, inutile dire che la Sua è una situazione complessa che non può di per sé essere risolta tramite una semplice indicazione o consiglio. Cercherò solo di puntualizzare alcuni punti rispetto al suo disagio. Quanto sta vivendo appartiene alla dinamica della separazione, che ha le sue precise regole. Tempi e modi in cui si supera una separazione sono soggettivi, perché dipendono dalla natura dei bisogni che sostenevano la relazione e dalle personalità individuale, ma generalmente le fasi sono le seguenti: Negazione: negare che la cosa sia effettivamente avvenuta è una strategia psichica frequente subito dopo una separazione o un lutto. Il dolore può essere talmente intenso e intollerabile che la consapevolezza deve divenire cosciente solo per gradi e con un certo tempo. Sogni e fantasie spesso in questa fase rappresentano la negazione e offrono scenari in cui c'è un ribaltamento della situazione reale. Per quanto sia doloroso il ritorno alla realtà, si deve lasciare il tempo alla propria mente di poter accettare che la cosa è realmente avvenuta. Rabbia: perché proprio a me? Perché devo vivere questo? Cercare una risposta a queste domande è un tentativo di dare senso all'evento traumatico, lo si fa di continuo ed è importante non vederlo come una cosa inutile, ma come un modo di gestire le emozioni negative e di controllarne l'intensità, cercare di “dare la colpa” a qualcuno non deve far sentire indegni, ma è un atteggiamento giustificato per un certo tempo. Contrattazione: si cerca di negoziare con la persona che ha lasciato, per recuperare rispetto al “senso di amputazione dell'Io” che si avverte. In altri termini, se anche la persona non c'è più si cerca di potere ottenere ancora una sorta di riconoscimento di ciò che si è e di ciò che si è stati, si cerca di rendere inequivocabile la consapevolezza di essere stati amati e di aver amato, perchè dare un senso positivo al passato ci aiuta ad attenuare il senso di non valere nulla, che è attribuito al presente. Senso di perdita e depressione: è la fase più difficile. Si sperimenta l'angoscia della perdita. Tipico di questa fase è la difficoltà a dormire, i sogni ricorrenti, il pensiero che ritorna ossessivamente a ciò che si è perso e la sensazione di impazzire di dolore. In questa fase, più ancora che nelle altre, è importante non chiudersi in sé stessi, non pensare che gli altri siano stanchi o non abbiano voglia di ascoltarci, si deve volersi bene e pensare a sé prima che agli altri, fare ciò che sentiamo necessario per lenire il dolore, e dialogo e vicinanza (anche quando non ci si sente capiti) sono gli unici mezzi per affrontare questo momento. Accettazione: in questa fase si fa strada la possibilità di accettare la situazione, di comprenderla per quello che è e spesso capita di capire che in fondo il rapporto (che magari abbiamo idealizzato quando è finito) non era in realtà soddisfacente e che potremo avere altro, di migliore e di più adatto a noi. Se la storia è finita dubito che non sia significata niente per l'altra parte, questo è un suo pensiero e ricorre spesso in questi momenti: pensi invece se lei era davvero soddisfatta, spesso non è così. Può succedere che il rapporto sia vissuto come insostituibile perché ci offriva appoggio e sicurezza, ma non è poi detto che si trattasse di desiderio. Cerchi di iniziare a pensare al suo desiderio, e non pensi che da sola non ce la può fare perché non è così. Si ricordi che ha bisogno di essere ascoltata, e questo lo può fare solo una persona in carne e ossa con cui instaurare un dialogo, dunque cerchi questo perché la può aiutare molto. Cordialmente,