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Ipnosi: tra presente e passato

A scuola di ipnosi: la storia


Un nome d’altri tempi, ad oggi non del tutto corretto ma che ci fa capire quanto antica sia la storia della tecnica ipnotica, per indicare la stessa è mesmerizzazione. Questo termine deriva niente meno che dal pittoresco personaggio che, per primo, avrebbe tentato di indurre alterazioni fisiologiche in altri esseri umani per mezzo di metodi teatrali e tutt’altro che scientifici, che oggi troverebbero posto solo in qualche film sul paranormale. 

Ci troviamo alla fine del diciottesimo Secolo e Franz A. Mesmer utilizza queste prime, rudimentali forme di ipnosi al contempo per studiare e sperimentare nuove tecniche di cura e per dare spettacolo nei salotti borghesi.

Dobbiamo aspettare mezzo secolo perché qualcuno utilizzi l’ipnosi a scopo terapeutico; si tratta del neurologo francese Jean Martin Charcot, che per mezzo di questa tecnica sembra essere in grado di curare le cosiddette nevrosi (che oggi, nel linguaggio comune, conosciamo meglio come disturbi psicosomatici).

Tra gli allievi di Charcot ne troviamo uno particolarmente illustre: si tratta niente meno che di Sigmund Freud, che si avvicinò al mondo della psiche proprio attraverso le tecniche di suggestione. Se ne stancò presto, tuttavia, dopo aver intuito correttamente il fondamento della tecnica ma aver commesso degli errori teorici e metodologici fondamentali (riteneva che l’ipnosi fosse, a ragione, un utile mezzo di accesso all’inconscio del paziente ma, erroneamente, che potesse condurre allo svelamento di presunti traumi sessuali infantili alla base di ogni nevrosi) decise invece di dedicarsi anima e corpo (è il caso di dirlo) alla formulazione della celeberrima teoria psicanalitica.

Da quel momento – siamo alla fine dell’Ottocento – lo studio dell’ipnosi si arresta bruscamente, costringendoci a slittare fino al secondo Dopoguerra, quando lo psichiatra e psicoterapeuta Milton Erickson getta nuove fondamenta teoriche e dà vita a quella che possiamo definire psicoterapia ipnotica.

 

 

 

Un fenomeno spontaneo: la comune trance quotidiana


“Ma io posso essere ipnotizzato? “È la domanda più frequente che viene rivolta ad un ipnoterapeuta, da chi ignora semplici verità sugli stati di coscienza e sul funzionamento cerebrale.  Non tutti sanno, infatti, che l’ipnosi, di per sé, è uno stato che si manifesta spontaneamente e che possiamo attraversare frequentemente nella realtà quotidiana: durante la nostra giornata entriamo e usciamo continuamente da piccole trance spontanee, che di fatto consistono in stati modificati di coscienza. Queste situazioni sono tutte accomunate da un temporaneo distacco dalla realtà e dalla concentrazione su noi stessi, sulla nostra realtà interiore, in modo tale che, nonostante rimaniamo consapevoli di ciò che sta accadendo intorno a noi, gli stimoli esterni non ci disturbano e distraggono, bensì rimaniamo concentrati su noi stessi.

Queste situazioni si verificano ad esempio:

·       Quando stiamo per addormentarci: passiamo attraverso un lieve stato di trance (ipnagogico) in cui abbiamo la sensazione che la realtà cominci a confondersi e tante idee e associazioni arrivano alla mente, c’è come un flusso di pensieri più libero e spontaneo, mentre ci allontaniamo sempre più profondamente dalla realtà che ci circonda;

·       Quando siamo sovrappensiero e rimaniamo concentrati sui nostri pensieri di quel momento finché qualcuno non arriva a scuoterci o un segnale preponderante dall'esterno non attira la nostra attenzione;

·       Quando ci troviamo completamenti immersi nella visione di un film o nella lettura di un libro, tanto che ci dimentichiamo di essere spettatori o lettori della storia ma viviamo esperienze ed emozioni analoghe a quelle dei protagonisti.

Ma basta un suono, un rumore o qualsiasi stimolo attiri di nuovo la nostra attenzione per farci uscire più o meno rapidamente da questi stati di trance….

 

 

Ipnosi non è rilassamento: caratteristiche della trance


A causa di queste caratteristiche del fenomeno della trance, spesso si è delusi dalle prime prove di trance, purché condotte da terapeuti esperti, perché ci si aspetta di provare un’esperienza magico-mistica, mentre il modo di vivere questa esperienza è del tutto soggettivo: le sensazioni che si provano non sono uguali per tutti e il paziente avrà modo di sperimentare quella che è la sua personale esperienza di trance e di vivere le sensazioni che la accompagnano. Nonché di approfondire la stessa fino a livelli sempre più profondi nel corso delle trance successive, una volta che avrà acquisito familiarità con il mezzo.

Non ci si deve, ad esempio, aspettare che si verifichino fenomeni particolari durante la trance, se non un abbassamento del livello di critica, ovvero una temporanea sospensione delle facoltà razionali di giudizio   e raziocinio. Ciò non significa che il paziente diventi “succube” di tutto ciò che gli viene detto ma che assume la possibilità di accogliere più spontaneamente il messaggio del terapeuta trasmesso spesso attraverso un linguaggio metaforico dell’inconscio.

Solitamente questo stato si accompagna (ma on è strettamene necessario) con uno stato di rilassamento, un fluire più libero del pensiero, e anche una respirazione più calma e tranquilla; lo scopo della tecnica ipnotica, tuttavia, va ben al di là di questa sensazione di benessere, i veri benefici dell’ipnosi derivano dalla comunicazione terapeutica del paziente col terapeuta e per questo il correlato psicofisico, tra cui il rilassamento è del tutto ininfluente. L’obiettivo dell’ipnosi è infatti quello di creare un dialogo profondo con la nostra parte inconscia.

Nel prossimo paragrafo analizzeremo più in dettaglio questo aspetto: cos’è l’inconscio, come funziona, e come riusciamo a comunicare con esso per mezzo dell’ipnosi.

 

 

L’inconscio come alleato


Imprescindibili le intuizioni e concettualizzazioni di Freud riguardo agli stati di coscienza e alla strutturazione mentale del preconscio-conscio- inconscio. Ma per comprendere le reali basi della psicoterapia ipnotica bisogna fare un passo oltre a ciò che la  psicoanalisi che considerava comune, come estrema sintesi di una strutturazione infinitamente più complessa, l’inconscio come un contenitore per le proprie pulsioni e i sentimenti negativi e inaccettabili, che devono essere rimossi e sepolti per non interferire con la vita quotidiana.

L’approccio Ericksoniano (utilizzato anche dagli ipnoterapeuti di Synesis Psicologia) si distacca da questa teorizzazione: l’inconscio costituisce qui un bacino di risorse infinitamente più ampio in cui sono contenute anche capacità positive e creative, nonché le regole per un corretto funzionamento del nostro organismo.

In altre parole, tutti noi possediamo delle capacità che normalmente ci consentono di reagire alle difficoltà in modo adeguato, senza sviluppare disagi o disturbi psicologici. Queste potenzialità sono contenute all'interno di del nostro inconscio, in quelli depositi di memoria definiti “apprendimenti esperienziali inconsci”, come se fosse un portamonete, un luogo da cui spontaneamente attingiamo. In certi casi, tuttavia, avviene qualcosa per cui il paziente non è più in grado di accedere a questa riserva di risorse: ecco allora che si sviluppano modalità di adattamento disfunzionali, che possono creare disagio e difficoltà.

Perciò la direzione in cui ci muoviamo con la psicoterapia Ipnotica è proprio quella di entrare in contatto con la mente inconscia, in modo da attingere a queste risorse che attualmente non riusciamo a raggiungere e utilizzarle nella vita quotidiana per migliorarla.

Ma come fa l’ipnosi ad accedere all'inconscio e a queste risorse tenute “sotto chiave”?

Qui si riprende i concetto di accesso all’inconscio freudiano: con lo stato di trance ipnotica viene stimolato e attivato l'emisfero destro del cervello che è collegato alla mente inconscia. Il funzionamento cerebrale di ogni individuo prevede infatti che vi sia una lateralizzazione emisferica, ovvero una distinzione delle modalità di funzionamento e della specificità dei due diversi emisferi.

L’emisfero sinistro è associato alla mente conscia, alle competenze logiche e razionali, mentre quello destro, legato alla parte sensoriale ed emotiva e ai processi analogici, corrisponde alla mente inconscia. Nello stato di veglia l'emisfero sinistro è quello dominante, mentre nello stato di ipnosi questa dominanza si inverte e prevale l'emisfero destro, lasciando così diretto accesso alla mente inconscia.

Il linguaggio dell'inconscio, come l'emisfero destro, non segue una logica convenzionale, ma un sistema metaforico-analogico che passa attraverso racconti, narrazioni, metafore e allegorie similmente alla produzione del sogno. Sono proprio questi elementi che vanno a stimolare l'inconscio, e che l’inconscio è maggiormente in grado di “leggere” per riuscire a liberare le risorse dormienti.

Il riappropriarsi di queste risorse consente di elaborare vissuti del presente e del passato, permettendoci così, nella vita quotidiana, di attuare i nostri propositi, le nostre aspettative e i nostri comportamenti desiderati.

 

Tra leggenda e realtà: i falsi miti


È importante innanzitutto chiarire quella che è la natura dell'ipnosi: si tratta di uno stato di modificazione della coscienza, che non è attenta e vigile come nello stato di veglia in cui trascorriamo la nostra giornata, ma al contrario si “abbassa”, consentendoci di distaccarci dalla realtà, con le manifestazioni neurali citate nel paragrafo “Caratteristiche della trance”. Altri fenomeni sono scientificamente impossibile e va da sé, quindi, che debbano essere completatamene sfatati “falsi Miti” e convinzioni limitanti circa l’esperienza di trance:

·       A differenza del sonno, non si arriva a un completo livello d’incoscienza e alla perdita dei sensi come avviene, invece, nello stato di addormentamento o di svenimento/coma.

·       L’emisfero sinistro resta in sordina, ma sempre vigile e attento. In ogni evenienza, o qualora dovesse verificarsi un’emergenza, sarà in grado di risvegliarsi prontamente da solo; questo proprio perché non si tratta di uno stato di totale incoscienza, ma solo di un distaccamento dalla realtà.

·       Allo stesso modo, durante l’ipnosi non si perde controllo del proprio corpo e della volontà. In qualsiasi momento il paziente resta padrone del proprio corpo e del proprio comportamento: non si farà niente che non si voglia fare o, nel periodo post ipnotico, che si sarebbe fatto comunque.

·       Non c'è nulla che il paziente si deve sforzare di fare: al contrario, il miglior modo per entrare nello stato di trance è quello di lasciarsi accompagnare dalle parole dell’ipnoterapeuta senza sforzarsi di ascoltarle o di comprenderne il significato.

·      Il paziente dovrà invece seguire il libero flusso dei pensieri o delle immagini che si presentano alla sua mente, lasciando che le parole arrivino da sole e spontaneamente lì dove devono arrivare per essere decodificate e dare il loro effetto.

·       Indurre la trance non significa fare psicoterapia: la tecnica ipnotica diventa terapeutica solo se impiegata in una specifica cornice psicoterapeutica. Per questo è importante affidarsi a professionisti del settore (approfondimenti all’articolo “I cambiamento dall’interno: la Psicoterapia Ipnotica ieri oggi domani –parte2”)

 

 

 

 

 

 

 

 

Riferimenti bibliografici
 

1) A.M.I.S.I AAVV, 1998, Quarant’anni di Ipnosi in Italia: presente e futuro, Atti del XI Congresso Nazionale, Milano, AMISI

2) Assagioli R. (1988), Lo Sviluppo transpersonale, Astrolabio, Roma 1988

3) Erickson M.H. (1982), trad.it. La mia voce ti accompagnerà, Astrolabio, Roma, 1983

4) Erickson M.H. e Rossi E. (1983), trad. it. vol. I Guarire con l’Ipnosi, Astrolabio, Roma 1984

5) C. Ghilardi, 2011, Intervista alla Dott.ssa Silvia Giacosa, in La cura attraverso l’Ipnosi: dalle origini alla Psicoterapia Neo-Ericksoniana, tesi di laurea, Università Cattolica, Milano

6) Haley J. (1973) trad. it. Terapie non comuni, Astrolabio, Roma, 1976

7) Lankton e Lankton (1983), trad.it. La risposta dall’interno. Studio clinico dell’ipnoterapia ericksoniana, Astrolabio, Roma, 1984

8) Mosconi G (1993), Psicoterapia Ipnotica. Principi e fondamenti, Piccin, Firenze, 1993

9) Mosconi G. (1998), Teoretica e pratica della Psicoterapia Ipnotica, Franco Angeli, Milano 1998

10) Mosconi G. (2004), Erickson: la trance ipnotica come terapia. Storia dell’uomo che guariva con la parola, Athenaeum, Firenze, 2004

11) Mosconi G. (2008), Ipnosi neo-ericksoniana: la psicoterapia e il training ipnotico, Franco Angeli, Milano, 2008

 

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