Centro di consulenza Psicologica, Psicoterapia e ipnosi clinica
Cosa distingue l’approccio ericksoniano da tutti gli altri paradigmi terapeutici?
Ipnosi e approcci terapeutici: uno vale l’altro?
L’alleanza terapeutica tra paziente e terapeuta resta a oggi il comune denominatore e il campo d’azione in cui si giocano i meccanismi del cambiamento terapeutico della maggior parte dei diversi orientamenti psicoterapeutici (psicoanalitico, cognitivo-comportamentale, psichiatrico…).
In essi il terapeuta è l’artefice del mutamento, che viene indotto “dall’esterno” con diverse tecniche volte, in ultima analisi, alla modifica dei modelli disfunzionali del paziente e della sua stessa visione del mondo.
— Com’è nata l’ipnosi?
— Come si manifesta nella vita di tutti i giorni?
— Qual è il ruolo dell’inconscio?
Per rispondere a queste domande, leggi la prima parte dell’articolo!
Spesso, tuttavia, le cornici teoriche di questi approcci li costringono in una perfetta spirale sequenziale di passaggi, in cui risulta impensabile qualsiasi intervento sul paziente prima di aver correttamente analizzato ogni aspetto della formulazione del problema. Come se non si potesse rimuovere dalla strada un’auto incidentata, prima di aver individuato quale circuito del motore si fosse inceppato.
Si tratta di approcci di comprovata validità scientifica e clinica ma che, nello sforzo di applicare paradigmi spesso preconfezionati, conservano il rischio di predeterminare e pre-orientare il cambiamento del paziente.
Ecco dove sta il problema: tale cambiamento, non essendo percepito come autentico, può essere rigettato e disconosciuto dal paziente- nel migliore dei casi, accolto solo a livello formale e superficiale.
Gli approcci terapeutici non ericksoniani, insomma, hanno il limite di fornire al paziente un’alternativa sola e pre-impostata, senza consentirgli di cercare in modo autonomo una rosa di possibilità alternative alla sua portata, in cui individuare la soluzione più confacente ai suoi bisogni, aspettative e modo di essere.
“Troppi ipnoterapeuti ti invitano a cena fuori e poi ti dicono cosa ordinare. Io invito il paziente a una cena psicoterapeutica e gli dico: ’Ordini lei’ e lui sceglie i piatti che vuole.”
— M. Erickson, 1984
Se il cambiamento terapeutico non segue i binari di un’evoluzione personale creativamente elaborata dal paziente per effetto della terapia, paziente e terapeuta restano anonimi personaggi imprigionati in ruoli sterili e prefissati, destinati ad una comunicazione e ad un’alleanza intensa ma vana, non contraddistinta da quelle caratteristiche di:
· empatia
· collaborazione
· sintonizzazione reciproca
che costituiscono invece, nell’approccio ericksoniano, il vero motore del cambiamento.
Nel nostro modello terapeutico, paziente e terapeuta si trovano al centro dello stesso processo di cambiamento: esso non è più tecnicamente indotto dall’esterno, ma promosso nel paziente come ricerca personale inconscia, che conduce all’elaborazione creativa di strategie personali e autonome di adattamento e, in ultima analisi, alla ristrutturazione globale della personalità.
Il comune denominatore dei diversi approcci: il Rapport
Indipendentemente dai meccanismi che determinano il cambiamento terapeutico, nel vasto panorama dei diversi orientamenti, così come nella Psicoterapia Ipnotica, ciò che resta il punto cardine e il comune denominatore è lo scenario e il contesto in cui vengono giocati tali dinamismi: l’alleanza terapeutica tra paziente e terapeuta, definita, in termini più tecnici, Rapport.
Che un aspetto ineliminabile della relazione terapeutica fosse dato da un autentico passaggio emozionale, realizzato sulla base di una profonda empatia e capacità di comprensione dell'altro, è già stato messo in luce, in tempi diversi e a più riprese, da molteplici autori, fino alla più nota concettualizzazione di transfert e contro-transfert freudiano.
Ogni genere di psicoterapia necessita di un rapporto che vada oltre la semplice conoscenza tra paziente e operatore e che permetta l’assunzione di precisi impegni bilaterali.
“Questo genere di conoscenza conduce a una relazione molto ravvicinata. Il Rapport, un elemento imperativo in ogni genere di psicoterapia, sembra stabilirsi più rapidamente nella terapia ipnotica rispetto ad altre forme di psicoterapia.”
—M. Erickson, 1983
Tuttavia ciò che è cornice e strumento nelle altre psicoterapie, diventa condizione imprescindibile nella Psicoterapia Ipnotica, in cui è necessario che questo rapporto assuma un carattere particolare di cooperazione fondamentale, per consentire tanto l’attuazione pratica della trance, quanto il passaggio del messaggio terapeutico.
Il rapporto ipnotico si basa pertanto su una specifica collaborazione di fondo, necessaria affinché si realizzi quella comunicazione peculiare e unica con l’inconscio del paziente finalizzata al cambiamento della persona.
“L’ipnosi è una esperienza di collaborazione che dipende da una comunicazione di idee compiuta con ogni mezzo a disposizione... un’impresa congiunta in cui una persona chiede volontariamente aiuto e comprensione ad un’altra”
—M. Erickson, 1980
Assistiamo pertanto al nuovo modo di concepire il Rapporto Ipnotico per cui, fondamentalmente, i concetti di rapporto, comunicazione e ipnosi finiscono per sovrapporsi e fondersi, diventando l’uno equivalente e condizione necessaria dell’altro, trinomio imprescindibile alla base del vero cambiamento terapeutico.
“Ma qual è lo scatto, rispetto all’empatia, che fa diventare il rapporto empatico un rapporto in senso ericksoniano?”
“Lo scatto è il fatto che il paziente capisce che noi lo abbiamo capito e ci poniamo in una maniera innovativa per lui, perché non lo etichettiamo con diagnosi standardizzate, quindi con termini standardizzati, non ci poniamo nella posizione di elargire consigli, ma lo chiamiamo parte in causa, attiva della terapia.”
—S. Giacosa, 2010
Il ruolo del terapeuta nel modello ericksoniano
A differenza dei modelli precedenti, il terapeuta ericksoniano passa dal ruolo di osservatore esterno ed estraneo a quello di soggetto partecipe del suo stesso intervento.
“Ognuno di noi, in un modo o nell’altro, ha qualche ferita. La nostra riuscita sempre parziale nel guarire le nostre proprie ferite ci porta alla vocazione di esplorare insieme agli altri ulteriori modi diadattarci alla nostra comune condizione umana e di ampliarne le possibilità.”
— M. Erickson, 1984
Fondamentali saranno le abilità del terapeuta di osservazione del comportamento e del modo di comunicare del paziente, al fine di estrarre le sue risorse e di far emergere in esso nuove potenzialità e sistemi di risposta.
L’individuo viene così liberato dai meccanismi disfunzionali persistenti, che possono bloccarne la crescita personale.
Al fine di offrire un intervento “costruito su misura”, il terapeuta ericksoniano deve necessariamente assumere, nei confronti del paziente, alcuni specifici tratti:
· accettazione
· adattamento
· comprensione
· immedesimazione
· condivisone
· sintonizzazione empatica
· guida
· sostegno
· creatività
Nel prossimo episodio andremo ad analizzare nel dettaglio la specificità del terapeuta ericksoniano, a partire da una descrizione più approfondita delle caratteristiche fondamentali di questa affascinante figura professionale:
1. Si mette in gioco
2. Partecipa al processo di cambiamento insieme al paziente
3. Conosce a fondo il suo paziente, osservandone il comportamento e il modo di comunicare
4. Accetta e utilizza la visione del mondo del paziente
5. Estrae e depotenzia gli schemi di riferimento disfunzionali
6. Fornisce nuove alternative possibili
7. Innesca il meccanismo di mutamento interiore attraverso la ricerca inconscia e l’elaborazione di strategie personali
8. Conduce alla ristrutturazione globale della personalità
Riferimenti bibliografici
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Centro di consulenza Psicologica, Psicoterapia e ipnosi clinica - Monza e della Brianza - Lecco - Bergamo
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