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Ipnosi - Parte 4
Nella puntata precedente abbiamo individuato alcune delle principali caratteristiche del terapeuta ericksoniano, ovvero:
Nell’articolo precedente abbiamo iniziato ad analizzare le principali caratteristiche del terapeuta ipnotico ericksoniano e cosa lo differenzia, per caratteristiche intrinseche ed estrinseche dai terapeuti degli altri indirizzi.
Abbiamo quindi esplorato nel dettaglio i seguenti punti, illustrandone il significato specifico:
Con quest’ultima e conclusiva “puntata” completeremo il quadro, descrivendo ancora più approfonditamente quelle sono le caratteristiche del perfetto psicoterapeuta a indirizzo ipnotico ericksoniano.
5) Estrae e depotenzia gli schemi di riferimento disfunzionali
Ogni individuo, alla stregua di ogni essere vivente, è intrinsecamente animato da una profonda spinta all’evoluzione personale in cui giocano un ruolo chiave le componenti superiori e inferiori dell’inconscio.
In presenza di stimoli ed esperienze analoghe l’individuo, se guidato unicamente dall’inconscio inferiore, risponderà attivando automaticamente e ripetitivamente gli stessi meccanismi già usati in passato per quanto disfunzionali e inadeguati.
L’esito dell’interazione tra queste due componenti, come risposta alle stimolazioni esterne che richiedono l’organizzazione di una reazione da parte dell’individuo, determinerà il viraggio dell’individuo stesso verso una condizione di blocco e patologia (nel caso in cui prevalgano le seconde) piuttosto che non di una fisiologica e positiva evoluzione personale (in caso vengano positivamente utilizzate le prime).
“Nel concentrare l’attenzione dei pazienti sulla realtà interiore e nell’aiutarli a modificare le funzioni direttive e di controllo dei loro abituali atteggiamenti e del loro sistema di convinzioni, in realtà li aiutiamo a depotenziare la loro normale coscienza di ogni giorno che, a causa delle limitazioni dei consueti schemi d riferimento, non può far fronte a certe realtà interne e/o esterne. Così i pazienti si accorgono di avere un problema”
— M. Erickson, 1976
Lo scopo di incontrare il paziente all’interno del suo personale e specifico modo di approcciarsi al mondo è proprio ciò che consente al terapeuta ericksoniano di individuare quelle criticità e quegli schemi disfunzionali (sistemi di riferimento, convinzioni limitanti, schemi valoriali) che intrappolano il paziente e da cui questi non riesce a uscire.
Finché il paziente indossa i suoi propri occhiali guarderà inevitabilmente la realtà come ha sempre fatto, ma se sarà il terapeuta ad indossarli per lui, dopo un orientamento iniziale, questi sarà immediatamente in grado di individuare crepe e rotture, rendendo il paziente partecipe di questa nuova esperienza.
È questo uno dei pochi tratti in cui l'insight risulta produttivo anche nella terapia ipnotica: il paziente comprende la disfunzionalità dei propri schemi e così facendo fa perdere di efficacia e utilità allo schema stesso, depotenziandolo. Per far questo è necessario, ovviamente, un accostamento alla propria realtà interiore, che il terapeuta promuove nel paziente, servendosi, nel nostro caso, di un contatto diretto con l’inconscio attraverso la trance ipnotica.
6) Fornisce nuove alternative possibili
Il passo successivo del terapeuta, differentemente dagli altri approcci terapeutici, non sarà quello di ricercare le cause che hanno portato all’uso dello schema disfunzionale che conduce al sintomo, ma di proporre al paziente, facendole sperimentare tanto nella trance quanto nella vita reale, possibili alternative più funzionali che risultino in linea con il suo sistema e che saranno pertanto immediatamente accolte e successivamente automatizzate. Il circolo vizioso con cui si era instaurata la patologia viene trasformato in un circolo virtuoso dove il problema viene risolto a partire dalla soluzione.
“Lo scopo della terapia è il cambiamento, non la scoperta della vera causa del problema, ammesso che la memoria non ne modifichi con il passare del tempo la realtà.”
— A.M.I.S.I., 1998
D’altra parte, come sostengono i coniugi Barretta parafrasando la normale saggezza popolare: “Se hai provato a risolvere un problema 1000 volte allo stesso modo e non hai ottenuto risultati positivi, beh, allora tanto vale provare qualsiasi altra cosa!”
7) Innesca il meccanismo di mutamento interiore: la ricerca inconscia e l’elaborazione di strategie personali
Ciò che viene attivato dal terapeuta ericksoniano è, in sintesi, un processo interpretativo e di scoperta di sé che consente al paziente di entrare in contatto autentico con la sua realtà interiore e di affidarsi al suo inconscio per ricercare, sulla base degli stimoli offerti dal terapeuta, quelle risorse personali che lo porteranno a ricercare le proprie motivazioni e ad elaborare nuove e più funzionali strategie di adattamento.
Una volta avviato, tale processo di autoesplorazione può poi proseguire in modo del tutto autonomo e condurre a personali conclusioni e mutamenti dell’individuo, nell’ottica di un progetto interiore e di una crescita personale che sia conforme con la sua specificità.
La portata rivoluzionaria del modus operandi del terapeuta ericksoniano è data proprio dal fatto che sia l’unico approccio terapeutico in cui il cambiamento è semplicemente solo stimolato dal terapeuta ma in nessun modo predeterminato o calato dall’esterno sul paziente: è il paziente stesso che trova la sua via, esclusivamente sulla base della propria personalità e progettualità.
“Il trarre significato da un’esperienza è un processo interpretativo che comporta una ricerca interna che può essere opportunamente stimolata: al suo termine la persona o trova una spiegazione adeguatamente esaustiva circa i significati dell’esperienza o è costretta a trovare un nuovo modo di capire, capace di spiegare in maniera soddisfacente l’accaduto.”
— Passoni & Laurini, 2008
Sarà così superato il rischio insito in tutti gli altri modelli terapeutici: che l’intervento del terapeuta venga rigettato perché percepito come troppo distante o estraneo rispetto alla mappa di riferimento del paziente.
Sarà altresì superato l’antico e anacronistico modello della paleo-ipnosi dove si aveva la pretesa di dare all’inconscio del paziente le stesse suggestioni dirette e autoritarie che venivano date nello stato di veglia negli altri approcci terapeutici.
“Le suggestioni dirette e autoritarie potevano essere adeguate 100 anni fa, quando in quel modo era possibile raggiungere l’inconscio. Ma l’ipnoterapista moderno deve aiutare le persone a reimpostare quel modo di funzionamento naturale nel quale si lasciano le cose al proprio inconscio.”
— M. Erickson, 1976
Nel nostro approccio terapeuta e paziente devono credere, credere in se stessi e nel loro inconscio: ciò che viene richiesto al paziente, e al terapeuta ericksoniano prima di lui, è un grosso atto di fede dato dal fidarsi dell’inconscio, come motore del cambiamento. Inconscio che custodisce in sé quelle soluzioni che ci affanniamo a cercare altrove piuttosto che a ritrovare dentro di noi, lasciando che la voce del nostro terapeuta solleciti le associazioni necessarie.
8) Innesca il meccanismo di mutamento interiore: la ricerca inconscia e l’elaborazione di strategie personali
Risultato di questo processo è una riorganizzazione globale della personalità del paziente (e del terapeuta!): il paziente si lascia guidare con fiducia dal terapeuta interiorizzandone la voce, come una voce interna che proviene dalla sua testa, una guida che, lungi dal configurarsi come un indottrinamento, lo porta invece a sperimentare nuove realtà e soluzioni.
Soluzione dopo soluzione il paziente accetta e armonizza queste nuove modalità di essere e sentire integrandole nella nuova struttura coesa e coerente data dalla sua personalità. Le nuove strutture orientano il paziente, a sua volta, verso nuove esperienze e nuovi schemi, e così via, in un processo di crescita ed evoluzione che non vede mai una reale battuta d’arresto.
Non stupisce pertanto che molto spesso l’evoluzione individuale prende vie che né terapeuta né paziente avevano immaginato e con esso possono comparire alcuni effetti terapeutici non attesi né direttamente ricercati all’interno del percorso terapeutico. Effetti che risultano del tutto congrui con i principi e i fondamenti della Psicoterapia Ipnotica: sono la naturale conseguenza di un cambiamento e crescita che trova la sua spinta e il contesto di realizzazione a livello inconscio e finisce per abbracciare l’individuo nella globalità dei suoi livelli di funzionamento e delle componenti della personalità.
Così come non stupisce che tale evoluzione abbia influssi più o meno diretti sul terapeuta stesso: ciò che evolve seguendo la propria spinta interna non è solo il paziente ma la diade terapeutica in un rapporto unico e indissolubile, in cui la crescita dell’uno (paziente) stimolata e guidata dall’altro (terapeuta), ne arricchisce e completa la personalità in modi del tutto nuovi e imprevedibili.
“Parte integrante del Rapport è anche la condivisione dell’obiettivo terapeutico, che non necessariamente deve esser quell’obiettivo che tout court può venire in mente al terapeuta come essere risolutivo del disagio del paziente, ma è un obiettivo condiviso”.
— S. Giacosa, 2011
Nel momento in cui il paziente accetta la mano tesa del terapeuta stabilisce un contatto profondo che va opportunamente utilizzato da entrambi: il terapeuta accompagna e guida il suo paziente e, dopo le prime tappe, si lascia volentieri trascinare verso luoghi inesplorati che neppure lui stesso conosce, vivendo con il suo paziente un’esperienza del tutto nuova; ma se il paziente lo strattona troppo o prende la via sbagliata il terapeuta, con mano decisa, lo trattiene e lo riporta sulla strada più agevole e meglio orientata, continuando insieme il loro viaggio di scoperta.
Riferimenti bibliografici
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Passoni F. I., Laurini S. (2008), Le vie dell’inconscio e la crescita personale. La produzione di effetti terapeutici collaterali e congrui alla Psicoterapia Ipnotica ma non attivamente ricercati e non sempre attesi. Cenni bibliografici e applicazioni cliniche. Atti del XIV Congresso Nazionale AMISI, Milano, 2008
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