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Centro di consulenza Psicologica, Psicoterapia e ipnosi clinica

Troverò la mia pace?

Purtroppo non ho pace da quando sono nata. Ho sempre avuto mia madre alle calcagne. Pretendeva sempre di leggere i messaggi sul mio telefonino, spiava il mio diario di nascosto e aveva sempre qualcuno che gli dicesse dove mi aveva visto e con chi stessi. L’anno scorso la situazione è degenerata, all’ennesimo suo rifiuto di uscire con un ragazzo che non le stava bene, mi ha messo le mani addosso, ho riportato enormi lividi sul braccio e io le ho mollato un ceffone per difendermi. Ha sempre avuto da dire su tutto, compatita perché è senza mio padre e perché ha tanti problemi. Mi rinfaccia che non mi ha mai fatto mancare nulla e che se piango e sto male è perché sto troppo bene. Anche se una persona frequentandola vedo che non fa per me, a lei non starebbe comunque bene perché o è straniera, o è troppo grande o la famiglia non le piace. Fa sempre paragoni tra me e le altre: le altre lavorano e si pagano gli studi, io anche se sono laureata, se vado a fare le pulizie guadagnando poco, vengo schifata e mi vessa ancora di più. Sono molto stanca e depressa e nessuno della mia famiglia mi aiuta.
Ho cercato di andarmene di casa ma dovevo lasciare le chiavi sul tavolo. Ho mandato cv ovunque ma non ho ricevuto nessuna chiamata.
È una tipa bipolare e non trovo via di uscita, sa recitare bene la parte della vittima e io ho i sensi di colpa. Se voglio andare all’estero mi viene detto che io lascio sola lei, che poverina soffre ecc. sono molto molto stanca.

Gentile Anto,
la situazione che descrive sembra essere davvero faticosa ed angosciante.
Molto spesso capita che i genitori considerino i figli come una loro proprietà, a volte con la lodevole intenzione di aiutare ma con il rischio di non riuscire più a staccarsi e “farli volare”. Credono di doversi in qualche modo “sostituire a loro” anche quando questi sono in grado di prendere da soli le proprie decisioni, in un ruolo genitoriale ancorato ai primi anni di vita del figlio.
Il fatto che le abbia chiesto “di lasciare le chiavi sul tavolo” non fa che rendere la situazione ancora più difficile e la decisione di “staccarsi” ancora più faticosa, poiché sinonimo di totale rottura e non di sana indipendenza.
Immaginando che abbia già provato a parlare con sua mamma, le consigliamo di fare un altro tentativo esponendole le sue volontà, desideri e preoccupazioni e, nel caso in cui non dovessero esserci miglioramenti, di proporle un percorso da fare assieme presso uno psicologo esperto in relazione famigliari così che possa aiutarla a mediare e migliorare la comunicazione con sua mamma.
Cordialmente

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