Centro Synesis® Psicologia

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Centro di consulenza Psicologica, Psicoterapia e ipnosi clinica

Ho 29 anni penso continuamente al suicidio

Buongiorno, mi chiamo Alex e ho 29 anni, è da tanto tempo ormai che medito il suicidio, ho una storia familiare molto difficile e non ho mai consultato uno psicologo o una psicoterapeuta.
Ripercorrendo il mio passato, i miei problemi cominciarono quando ero piccolo (mio fratello si ammalò gravemente quando era molto piccolo ed era seguito costantemente da mia madre negli ospedali lontani da casa nostra, mentre mio padre stava in galera, questo l'ho scoperto quando avevo 18 anni) quindi io ho vissuto con i miei nonni (i genitori di mio padre) buona parte della mia infanzia, a volte venivo ospitato da altri parenti o amici di mia madre.
La situazione si assestò più o meno durante i miei 11/16 anni di età, quando mio padre uscì dal carcere e tornammo a vivere come una famiglia "normale", mio fratello si riprese dalla brutta malattia.
Successivamente cominciò la sciagura, mio padre abbandonò la nostra casa e si prese anche i soldi (tra cui il rimborso di un incidente in cui io fui coinvolto a 14 anni, io lo venni a sapere dopo la maggiore età), io mio fratello e mia madre ci trovammo senza più nulla, nel 2012 subimmo uno sfratto e ci ritrovammo letteralmente in strada, poi piano piano siamo riusciti a ristabilirci, sempre vivendo tra mille difficoltà e con pochi soldi.
Il rapporto con mia madre non è mai stato ottimale, nel corso della relazione tossica con mio padre ha contribuito a distruggere anche la figura dei miei nonni paterni, con cui ho vissuto la maggior parte della mia infanzia, rendendomi privo di riferimenti "sani" a cui rimanere legato (premetto che i miei nonni, a quel tempo molto anziani, non si comportarono benissimo con noi durante la mia adolescenza, ospitarono mio padre),
Per quanto riguarda me, non ho fatto altro che chiudermi in me stesso, ho sofferto di disturbi di ansia e attacchi di panico per tanti anni che ho molto lentamente imparato a gestire, soffro anche di quella che penso sia una fobia sociale e una depressione che nel corso degli anni si è manifestata in vari modi, che penso sia cominciata quando ero alle superiori.
Sono sempre stato una persona introversa e riflessiva, ora mi considero fortemente disilluso e nichilista, ho problemi a legarmi alle persone, infatti ho pochissimi e selezionati amici, è da tanti anni che non mi lego a una ragazza (addirittura il mio primo bacio l'ho ricevuto da una ex ragazza perché non prendevo iniziativa).
Ultimamente i miei problemi sono riaffiorati in modo atroce, ogni mattina faccio uno sforzo immane per recarmi a lavoro (mi sono trasferito in nord italia sempre per lavoro) e ho paura del contatto sociale, il punto più basso l'ho toccato quest'estate durante una forte delusione per un'opportunità lavorativa che ho perso a Milano, e che mi ha portato a dover tornare in Sardegna (la mia terra di origine) e cercare lavoro in un settore che disprezzo, la ristorazione.
Durante questo lavoro ho avuto un conflitto con un collega (non particolarmente stimato dagli altri colleghi, anzi), che senza che io facessi nulla mi ha offeso davanti agli altri colleghi, definendomi uno sfigato e arrivando a deridermi sull'aspetto fisico senza nessun pretesto, arrivando a dire in un'occasione che pensava che fossi vergine.
Questo ha riacceso la mia insicurezza e la mia depressione e mi ha portato ad abbandonare quel lavoro, mi ha messo profondamente in crisi e ho ricominciato ad avere pensieri suicidi molto frequenti, la rabbia più profonda l'ho sviluppata per il fatto di non essere riuscito a farmi valere in quell'occasione.
Quando metto piede fuori di casa metto in discussione il mio valore come persona e il mio aspetto (fino a quell'episodio non ho mai avuto problemi di insicurezza dal punto di vista fisico, ho praticato palestra per tanti anni e mi sono stati fatti complimenti anche dall'altro sesso), ora mi sento insicuro e fragile, e come se fossero riaffiorati dei conflitti interiori non risolti che ho sepolto dentro di me, ma che ora mi stanno trascinando nel baratro.

Mi scuso per la lunghezza del testo, vorrei avere un parere vi ringrazio

Caro Alex, innanzitutto grazie per aver condiviso la tua storia, ne posso immaginare l’emozione e la fatica. Ha convissuto per moltissimi anni con situazioni difficili e traumatiche, anche in età infantile, periodo in cui la comprensione razionale è minima e ci si affida alle sensazioni e alle emozioni, che molto probabilmente hanno lasciato un segno nel suo mondo emotivo, nelle sue reazioni comportamentali e nella sua relazionalità. Ci ha esposto che ha affrontato tutto questo da solo, senza un aiuto professionale, cercando di gestire per quanto possibile la situazione, le sensazioni e i disagi che stava e che sta tutt’oggi provando. L’opportunità lavorativa sfumata, il rientro forzato e l’alterco con il suo collega possono aver avuto la funzione di innesco;  permettendo ai disagi latenti di riaffiorare dopo tanto tempo, come lei stesso esplicita: “è come se fossero riaffiorati dei conflitti interiori non risolti”. L’aver avuto un passato burrascoso non è condizione certa per una futura vita difficile. Ha avuto già il coraggio di fare il primo passo condividendo la sua storia e le sue emozioni qui su questa piattaforma in remoto, il passo successivo può essere quello di rivolgersi ad un professionista psicoterapeuta. Quello che la attende probabilmente sarà un percorso impegnativo e che richiederà tanto impegno ma, con un aiuto esperto, può portarle innumerevoli benefici ed aiutarla ad uscire da questa spirale negativa in cui si trova ora. Lasciando il passato ai ricordi e pianificando la sua vita nel modo in cui più la desidera. Niente è perduto, bisogna solo trovare la bussola per ripartire in una nuova direzione. I miei migliori auguri, un saluto.

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