Come si può far a riallacciare un rapporto tra un bambino di 2 anni e suo padre?
Buongiorno, sono una mamma di una bimbo di 2 anni. Il suo attaccamento nei miei confronti è abbastanza morboso, soprattutto ultimamente che sono a casa nuovamente in maternità per l'arrivo del fratellino. Il problema principale però nella nostra famiglia è il rapporto padre-figlio...non so più come gestirlo e vi chiedo consiglio! Partendo da principio: mio marito lavora in proprio, per cui non ha orari regolari e lavora anche 7 giorni su 7, ma ha il vantaggio che può anche lavorare da casa, per cui non ci fa mancare la sua presenza. Il bimbo però sembra che non lo accetti, lo vede come l'uomo che gli porta sempre via la mamma e spesso lo caccia via anche con parole che possono essere offensive, tipo “vai via papà“, “papà non ti voglio“, “vai al lavoro“, “voglio stare con la mamma“, se lo abbraccia lo spinge via, ecc... Capisco che possa capitare che un bambino si comporti così, ma mio marito ne soffre parecchio e questo porta il loro rapporto ad essere sempre più distaccato, tantè che non passano mai un minuto da soli (il fatto di vivere sotto ai miei genitori che arrivano appena sentono il bambino piangere non aiuta) perché dall'altro lato sento il papà che mi dice queste frasi “mio figlio non mi vuole“, “non mi vuole bene“, “preferisce stare con gli altri piuttosto che con suo padre“, “se sapevo che avere figli significava vivere da soli allora avrei preferito non averne“, ecc... Spesso parliamo di come poter risolvere la situazione, ma non ne veniamo mai a capo, forse abbiamo sbagliato qualcosa nel crescerlo, non gli ha dedicato abbastanza attenzioni, lui stesso ammette di essere un po orso e magari al parco non l'ha mai portato, ma in casa quando è presente cerca di coinvolgerlo in qualche gioco, ma ottiene quasi sempre un rifiuto da parte di suo figlio, così che lui ci rimane male, ci rinuncia e si rifugia in studio a lavorare! Tra l'altro si è aggiunto il fatto che da 6 mesi mio marito soffre di attacchi d'ansia e appena si sente rifiutato cade in uno stato diciamo depressivo e appunto si isola. Spero di essere stata abbastanza chiara nell'illustrare la situazione...vi chiedo come posso io che sono tra i due fuochi cercare di farli stare insieme, o comunque come si può far a riallacciare un rapporto tra un bambino di 2 anni e suo padre...non vorrei che tra qualche mese arrivando anche il fratellino la situazione diventi del tutto irreparabile e la famiglia si sgretolasse! Vi ringrazio per l'attenzione
Gentile signora, per fornire una risposta più esauriente sarebbe molto utile a mio avviso comprendere le strategie emerse nelle conversazioni fra lei e suo marito e, di conseguenza, per quale motivo lei afferma che in seguito a queste “non ne venite mai a capo”. Appare chiaro quanto suo marito debba assolutamente cominciare a ritagliarsi spazi di vera condivisione con il suo bambino e quando uso la parola “vera” mi riferisco non solo in casa, luogo dove è magari più facile che ciascuno venga poi attratto da altre occupazioni, ma anche fuori. Le occasioni possono essere innumerevoli, al parco appunto, durante una lettura di fiabe ecc... . Questo rappresenterebbe agli occhi di entrambi la manifestazione di un interesse autentico a voler stare un pò di tempo veramente insieme. Se le cose stanno come lei le descrive non penso si debba già parlare della necessità di “riallacciare” un rapporto, il rapporto esiste già ma va coltivato con fiducia e perseveranza, sicuri dell’importanza del ruolo del papà per il proprio bambino. E qui vorrei introdurre la seconda parte della mia risposta….fiducia e perseveranza….lei afferma che suo marito “si sente rifiutato” e “soffre di uno stato ansioso-depressivo”. Questo stato è la causa o la conseguenza di quanto sopra? Se dopo aver seguito le prime indicazioni che le ho dato lo stato psicologico di suo marito non dovesse migliorare allora potremmo desumere che esso sia la causa del suo sentirsi rifiutato e della tendenza a non perseverare nel tentativo di ritagliarsi spazi con il bambino. In questo caso potrebbe essere molto utile contattare uno psicologo della vostra zona per un approfondimento . Cordiali saluti.