Rapporto madre-figlia
Salve a tutti, sono una ragazza di 22 anni e sono qui perché la convivenza con mia madre mi sta consumando.
Sogno ogni giorno di più di andarmene di casa, di mettere da parte quei pochi soldi che guadagno parallelamente agli studi e andare a vivere da sola. Siamo sempre state io e lei contro tutto e tutti, dalla separazione con mio padre alla tossicodipendenza di mio fratello maggiore. Ne abbiamo passate tante, ma sento che è arrivato il momento di distaccarci, proprio per non mandare in malora questo nostro rapporto.
Non so cosa sia cambiato onestamente negli ultimi anni, ma è obiettivo dire che se la prende con me per ogni cosa. Come scritto sopra, al contrario di mio fratello, io sono interamente cresciuta sotto l'ala di mia madre, e direttamente o indirettamente ad oggi le somiglio molto. Ogni mattina l'aiuto nelle faccende domestiche, le rifaccio il letto, passo l'aspirapolvere, apparecchio e sparecchio la tavola, stiro... insomma tutte cose che non sto qui ad elencare, ma che cito giusto per rendere un po' più chiara la situazione. Non sono una figlia che fa tutto questo troppo volentieri, lo ammetto, a volte non ho affatto voglia di alzarmi dal letto, ma ogni giorno mi sforzo e mi dico che è il mio dovere, e che chiunque altro al mio posto lo farebbe. Il problema però non è la mia svogliatezza, nè il fare tutto nei tempi da lei prestabiliti. Il problema è che qualsiasi cosa io faccia o dica, lei se la prende con me. Spesso per stupidaggini, mi insulta nel vero senso della parola, così, gratuitamente, anche quando non serve. Mi dà della stronza, dell'egoista o addirittura mi accusa di essere gelosa quando mi capita di farle notare la differenza di trattamento che riserva a me rispetto a quello che riceve mio fratello. E più tento di farle intendere che è un mero paragone per farle capire che si accanisce troppo su di me, tanto più mi incalza accusandomi, addirittura facendomi pure il verso, facendomi ribollire come un' adolescente frustrata e incompresa. Nella maggior parte dei casi finisce con me che sbatto la porta della mia camera, e con lei che continua a parlare tra sè e sè. Il tutto passa dopo un giorno o due, ma senza mai un vero chiarimento. Ho provato a parlarle di questo suo "puntare il dito" senza ascoltare, anche davanti a mio fratello (unico testimone di queste dinamiche, che peraltro appoggia le mie osservazioni), ma tutt'oggi non ne vengo ancora a capo. Sono qui, in bilico tra il senso di giustizia e il senso del dovere. Penso che è mia madre, che ne ha passate tante e che probabilmente ancora qualcosa dentro di sè sta guarendo lentamente, ma altre volte penso che anche io ne ho passate tante e continuo a passarle ora, proprio a causa sua.
Ogni sera esco, ed è una vera liberazione sapere di poter passare un paio d'ore senza dover adempiere ad ogni sua richiesta. Ma quando torno a casa per dormire, e penso alla giornata successiva che mi aspetta, ecco che cresce in me poco alla volta una voglia pazza di andarmene. Spesso è stata capace di rinfacciarmi il fatto che io esca la sera, facendomi presente che lei al contrario resta a casa, a pulire tutti i giorni. Lei ha un compagno, ha più di un'amica, esce e si svaga proprio come faccio io, ma spesso ha sostenuto il contrario, puntandomi anche qui il dito contro, dandomi la colpa di chissà cosa. Guai a ricordarle che anche lei ha una vita, che non ha solo una casa da pulire, ma che può uscire in più occasioni per liberarsi un po' la mente, perché ti salta subito alla conclusione che se così fosse, allora io e mio fratello vivremmo in una topaia (il che può valere sicuramente per mio fratello, che è un vero disastro, ma non con me). Come ho specificato all'inizio, io le cose le so fare, e davvero. Sono stata più volte settimane in casa da sola, quando lei era via, e non mi sono mai sentita più libera in casa mia. Mi sono occupata davvero di tutto in quei giorni, cucinavo, lavavo, stiravo, pulivo. Il tutto mentre mio fratello poltriva sul divano. Anche qua, non serve che io elenchi le mie doti da casalinga disperata lo so, e mi sento anche piuttosto stupida nello scriverle, ma lo faccio perché penso che possa farmi stare meglio esternare con qualcuno o anche solo mettere per iscritto quello che ho dentro. E quello che ho dentro è tanta, tanta frustrazione, che inevitabilmente riverso anche nella relazione con il mio fidanzato talvolta. Sento proprio che il suo malessere alimenta il mio.
Non vorrei dilungarmi troppo, ma ho il presentimento di essere stato troppo generica finora, quindi riporto un classico esempio di un nostro litigio, successo proprio ieri. Ero in salotto a leggere un libro, quando suonano alla porta. Era la vicina di casa che voleva parlare con mia madre, vado io ad aprirle e la lascio entrare in salotto dove arriva mia madre e le lascio così conversare, riandandomi a sedere per continuare a leggere. La conversazione si sposta appena fuori la porta, che mia madre lascia aperta facendo entrare del freddo. Io allora le dico senza un briciolo di presunzione, maleducazione, o qualsiasi altro accento malsano, di accostare la porta. Beh, la accosta, ma quanto rientra mi riempie di accuse. Sono una maleducata, avrei dovuto alzarmi e andare a chiudere io la porta, agli occhi della nostra vicina sono sicuramente sembrata chissà cosa, avrei dovuto alzare il culo e fare da me. Mi fa il verso del tono con cui le ho detto di accostare la porta di casa, mi dice che sono sempre sgarbata. Faccio per ricordarle che qualche giorno prima è successa la stessa identica cosa con mio fratello, che per sbaglio aveva lasciato la porta semiaperta e che lei gli ha detto di chiuderla, ed ecco che si fionda dicendomi di smetterla di essere gelosa di mio fratello. Il resto non serve raccontarlo, in questi casi continuo sempre un po' a ribattere, ma a vuoto, me ne vado e basta.
Lo dico perchè nessuno qui mi conosce, ma non sono assolutamente gelosa di mio fratello. Mi reputo una ragazza onesta con gli altri e con me stessa, non lo sono affatto. Ma spesso mi ritrovo a portare certi esempi per avvalorare la mia tesi secondo cui mia madre mi tratta come se fossi una sua estensione, dà per scontato ciò che ogni giorno faccio per lei.
Comunque, prima di trovare "la mia dimensione" credo proprio che passeranno ancora un paio di anni, finchè almeno non finirò l'università e non troverò un lavoro ben retribuito. Non ho intenzione di scappare come appunto un adolescente, vorrei farlo con criterio e quando davvero potrò. Ma fino ad allora, come posso trovare un minimo equilibrio in questo scenario?
Cara Francesca,
ho letto con calma e con partecipazione tutto il suo scritto, proprio pensando alla sua necessità di poter trovare qualcuno in grado di raccogliere e tenere tutte le sue parole, oserei dire il suo grido di dolore. Forse la sua frase più significativa è che usa madre la tratta come se fosse una sua estensione e dunque scarica la sua rabbia su di lei, come se parlasse tra sè e sè, cosa che per altro continua a fare dopo che lei chiude la porta della sua camera. Se così è, quello che la aspetta, Francesca, è un percorso di differenziazione, di affermazione di sè distinta da lei, che solo in parte è fatto di distanza fisica. Non so quanto sua madre possa essere recettiva, ma mi chiedo se lei ha mai provato, in un momento di calma, in cui siete tranquille, a parlarle di ciò che sente, non per accusarla ma per far sì che possa comprendere come lei vive il vostro rapporto... Se questo non avesse successo, non le resta che concentrarsi sulla sua vita, sui suoi obiettivi, sulla relazione con il suo fidanzato. Se ne avesse la possibilità, credo che un percorso di terapia potrebbe sostenerla nel suo sgancio da una relazione che non fa respirare.
Dott.ssa Franca Vocaturi