Non riesco a condividere le mie emozioni, nemmeno col terapeuta
Gentili dottori,
sono una ragazza di 22 anni, da ottobre ho ripreso un percorso di terapia iniziato anni fa in cui le sedute erano monologhi, il terapeuta parlava e io ascoltavo, provava a farmi delle domande ma io niente, non riuscivo a rispondere a domande che riguardassero la mia sfera personale, le uniche domande a cui rispondevo riguardavano la scuola. Ancora oggi mi sento bloccata, anche se le cose vanno leggermente meglio rispetto al passato, si tratta cmq perlopiù di monologhi.
Vorrei provare a "riassumere" la mia storia:
Ho deciso di tornare in terapia perché anni fa la cosa che volevo di più era liberarmi degli attacchi di panico e non c’era la consapevolezza di che cosa mi facesse stare male, ricordo solo che dopo i primi attacchi di panico le cose che mi spaventavano di più erano la morte e le malattie (c’era la mamma di una mia compagna di classe delle elementari che aveva un tumore). Poi queste paure le ho un po’ superate ma gli attacchi di panico erano rimasti e io continuavo a non avere la consapevolezza perché alla fine che cosa mi mancava? Avevo due genitori che mi volevano bene, una famiglia normale
sicuramente non siamo perfetti ma se ho bisogno di qualcosa loro per me ci sono (e io per loro) e che non mi facevano mancare niente a livello economico, non avevo vissuto nessun dramma (pensavo sempre che nella vita ci fossero cose peggiori: avere i genitori separati, oppure penso a malattia, abusi, violenze … e io non avevo vissuto niente di tutto questo), quindi il mio malessere mi faceva e mi fa sentire come se la mia fosse ingratitudine per ciò che la vita mi ha donato per questo non riesco e non sono mai riuscita a confidarmi con nessuno e ad esprimere le mie emozioni/opinioni (anche con il terapeuta). Ogni volta che qualcuno mi racconta qualcosa penso sempre che i miei problemi a confronto non siano così gravi, anzi li trovo banali rispetto a quelli che vivono i miei coetanei/amici e tutte le altre persone, mi vergogno di stare male per certe cose quando so che c'è di molto peggio.
Anni fa con la terapia ho cominciato a vedere cose che forse erano già dentro di me ma avevo paura di vedere: non accettavo il mio fisico, e i miei rapporti erano tutti formali e che forse qualcosa con mia madre/genitori non ha funzionato (sicuramente non per cattiveria, sono consapevole che loro abbiano fatto del loro meglio ma non sempre si riesce bene). Ma io preferivo fare finta di niente, il pensare queste cose mi faceva stare ancora più male. Ho smesso la terapia e finché le cose andavano avanti velocemente e io non ci pensavo ma appena il ritmo rallentava sentivo che c'era qualcosa che non andava.
Nel periodo successivo in cui ho smesso le sedute ho seguito (e sto ancora seguendo) una dieta (è stato difficile perdere peso, ad oggi ho perso 6kg e mi vedo e mi sento meglio con il mio corpo anche se non sono ancora soddisfatta…) e pensavo che andando all’università le cose sarebbero cambiate, avrei trovato una nuova compagnia, delle amiche che mi avrebbero apprezzato per quello che ero (senza cercarmi solo per interesse) e magari un fidanzato o qualcuno che si interessasse a me. Invece, non è cambiato molto, gli attacchi di panico sono spariti e da una parte mi sento molto meglio ma io mi sento cmq infelice e quindi ho preso coraggio e ho deciso di riprendere la terapia.
Ho 22 anni e sento di non avere ancora iniziato a vivere e questo mi preoccupa tutti procedono con la propria vita, riescono a trovare amici, a trovare un compagno, vanno a vivere da soli, si trasferiscono… e io?
Io sono sola, non esco mai con amici, bar, pub etc. esco solo con miei genitori. Tutti i giorni sono sempre uguali per me. Mi sveglio con il pensiero dello studiare, ed è questo ciò che faccio tutto il giorno. Questa cosa è molto frustrante per me, vedo tutti quelli della mia età studiare, uscire e fare mille attività e poi ottenere voti altissimi.
Desidererei poter avere rapporti sociali più appaganti, vengo sempre esclusa, dimenticata, emarginata. Non so creare rapporti e quelle poche volte che ci riesco non li so mantenere.
Sono abituata a tenermi tutto dentro, non riesco mai a parlare delle mie emozioni con nessuno.
Mi sento vuota, mi sento come se non avessi niente da dare. mi ritrovo in quel vuoto, in quell’esigenza di piacere prima di tutto a qualcun altro per riuscire a piacere a me stessa.
Penso di avere scarse abilità sociali: non so esprimere la mia opinione perché ho paura di dirla nel modo sbagliato/ferire l’altro, non so gestire le critiche/ i rimproveri … Sento di essere rimasta indietro. Mi mancano tante competenze non acquisite, non mi piace andare a ballare, mi mancano delle esperienze di vita in generale, infatti quando escono discorsi su storie d'amore ed esperienze in generale passate, taccio perché io non ho mai avuto un fidanzato e questa cosa mi blocca e mi fa vergognare tantissimo.
Sento di non avere nulla di particolare da dire o da dare agli altri. Sento che mancano sostanzialmente i contenuti da condividere. Vorrei essere più comunicativa e intrigante.
Vorrei fare sempre la cosa giusta, dovrei lasciarmi andare. Vorrei avere l’atteggiamento giusto per fare tutto al meglio. La monotonia mi spaventa, ho bisogno di avere sempre nuovi stimoli e invece la mia vita è così vuota.
Insomma, vorrei imparare a conoscermi, vorrei capire il perché di tanti miei comportamenti, dei miei stati d'animo, delle mie paure...vorrei vivere senza queste, vorrei saper gestire meglio le situazioni e soprattutto le relazioni, vorrei essere più sicura di me.
Sono una ragazza piena di curiosità, di voglia di vivere e invece mi perdo, mi privo, mi blocco, mi spavento, mi reprimo. Io non conto niente, sono tutti migliori di me.
Scusate per la lunghezza del mio messaggio ma almeno qui riesco a liberarmi, ci sarebbero altre cose da dire ma è impossibile scrivere tutto…
Vorrei trovare una via d’uscita, secondo voi è possibile?
Gentile Laura,
rispetto alla fase dei "monologhi" della terapia precedente (di solito è il paziente che si lamenta di parlare tanto e avere un terapeuta muto!) e al fatto di non avere nulla da dire, sembra che ora abbia fatto un grande passo avanti di consapevolezza e voglia di comunicare. Forse la forma scritta le viene più facile, ma non è una cosa così strana: non tutti siamo ugualmente capaci di trasmettere all'altro quello che proviamo verbalmente. Magari con il/la nuovo terapeuta potreste trovare un altro canale per lei più consono: partire da una canzone, un'immagine che la rappresenti, un libro/film che l'ha colpita. Si possono usare molti spunti per esprimere cose di sè... Però deve superare la vergogna che prova almeno con il/la sua psicoterapeuta. Provi a fargli/le leggere quanto ci ha scritto qui. In realtà si tratta già di un materiale molto ricco e potrebbe essere un ottimo spunto da analizzare insieme per individuare punti su ci lavorare e obiettivi da raggiungere.
Le faccio molti auguri di un buon proseguimento di terapia