Transfert verso psicologa
Da qualche mese sto seguendo una terapia psicologica. Mi sono trovata subito bene con la mia psicologa fino a che, dopo circa 7-8 sedute, non inizio ad accorgermi che sto mettendo in atto gli stessi comportamenti che avevo verso mia madre, scomparsa da anni. Avevo bisogno della sua costante approvazione, in tutto, e cercavo sempre di piacerle, di essere “brava” per lei. Ovviamente, non era un idillio ma un rapporto molto ambivalente in cui sperimentavo anche molta rabbia e frustrazione. Da qualche tempo, ho questo bisogno di approvazione da parte della mia psicologa: ho bisogno di “piacerle” come dovevo piacere a mia madre ma con molta più frustrazione in quanto non ho modi “effettivi”, trattandosi di un rapporto umano particolare. Continuo, quindi, a interrompere e riprendere la terapia, sentendomi molto umiliata e non riuscendo a verbalizzare con lei il forte disagio che questa situazione mi crea. Non capisco perché tutto questo succeda, all’inizio non avevo assolutamente questo tipo di sensazione, non me lo spiego. Ho letto che dovrebbe trattarsi di un “transfert”: mi passerà?
Che cosa dovrei fare? Questa situazione potrebbe far sì che non riesca a risolvere alcun problema concreto?
Buonasera Francesca,
è opportuno che parli con la sua psicologa di queste dinamiche, che sì potrebbero prestarsi a una lettura di transfert. Anche se al momento attuale le sta considerando come un problema che deve essere affrontato perchè ostacola l'attuale relazione terapeutica, parlarne all'interno delle sedute le permetterà di vederle come una risorsa preziosa per il suo percorso.