Dott. Francesco Damiano Logiudice

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Dott. Francesco Damiano Logiudice

Psicologo, Psicoterapeuta cognitivo comportamentale

Lite con la madre del mio fidanzato

Salve, sono Naomi. Mi sto rivolgendo a voi in quanto mi trovo in una situazione molto difficoltosa e per farvi capire il problema racconterò tutto dall’inizio. Sto con il mio fidanzato da quasi due anni e conviviamo da uno ma a causa di problemi economici abbiamo dovuto lasciar casa in affitto e ci siamo trasferiti a casa della zia -persona squisita-, soltanto che, a causa di una lite padre-figlio ci siamo spostati nuovamente, stavolta a casa della madre (dove siamo rimasti giusto qualche giorno perché poi è scoppiato il putiferio). Tornando al discorso “suocera”, si può dire che siamo persone completamente diverse, lei è la classica donna dedita all’estetica, materialista e oserei dire anche molto ignorante e incoerente, io una ragazza semplice con dei valori e un’etica ben fermi. Dunque, il nostro rapporto è cominciato male dall’inizio (a sua insaputa in quanto non ho mai aperto bocca), ad esempio ogni volta che ci invitava a casa andava dal figlio a riferirgli i progressi delle ex nuore o stava a messaggiare con loro mentre stava seduta a tavola e c’ero anch’io… ed io ho sempre fatto finta di nulla. Arriviamo al dunque, un giorno -di questi pochi che abbiamo passato a casa sua prima di ritornare dalla zia-, mentre io stavo in cucina facendo finta di ascoltare la musica con le cuffiette, sentivo che al telefono con l’amica parlava di me, del fatto che adesso che c’era una persona in più si doveva contribuire alle spese ma che fino a quel momento mi ero comportata bene e anche, quando poi è entrata la figlia ha iniziato a lamentarsi del fatto che davo da mangiare alla cagnolina. Ciò che mi ha sempre dato fastidio, cattive maniere a parte, è sempre stata la non considerazione e l’essere trattata come fossi una scema. Tornando al dunque, racconto il tutto al mio ragazzo, concordando sul fatto che parlare di contribuire alle spese -al solo secondo giorno di convivenza e con tutta la situazione alle spalle- non era adeguato, ed il mio ragazzo mi dice di esporre il mio problema. Succede che il giorno dopo, a prima occasione, lo espongo, lei nega tutto facendo finta di non ricordare, io mi incattivisco, racconto anche di tutte le volte che mi sono sentita mancare di rispetto e lei inizia farmi delle offese personali riguardo al fisico, al mio modo di parlare, alla mia situazione familiare e lavorativa e anche ad alcuni modi che ho tenuto in casa… ad esempio mi ha definita un “cane” in quanto a pranzo, al posto di aspettare che tornasse lei a pranzare alle 14.30, io, in quanto studentessa e dunque con i miei impegni, preferivo mangiare alle 13 (mangiando le mie cose e lasciando anche tutto più ordinato di prima). Ah, ed ha anche minacciato di alzarmi le mani e buttarmi giù dal balcone. (ovviamente ad ogni insulto io ho risposto attaccandola a mia volta) Fatto sta che adesso, nonostante tutta la famiglia del mio ragazzo sia dalla mia parte e anche giustificandola in quanto “è sempre stata così”, io vivo in una situazione di disagio e paura, considerando anche il fatto che vivo lontano dalla mia famiglia e dunque sono sola -fidanzato a parte. In più, ho paura che ciò possa far allontanare il mio fidanzato da me… dato che comunque sono sempre stata dell’idea che avere un buon rapporto con la famiglia è uno tra i perni principali di una coppia. Fosse per me, la eliminerei dalla mia vita, ma purtroppo è impossibile… per quanto riguarda un eventuale chiarimento, io non mi sento pronta, anche perché -e ne sono sicura io come tutti- lei né mi chiederebbe scusa né si comporterebbe diversamente. Cosa devo fare?

Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo quanto possa essere difficile convivere con questa situazione riportata. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.

Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi e disfunzionali che mantengono in atto la sofferenza impedendole il benessere desiderato.

Ritengo altresì utile un approccio EMDR al fine di favorire la rielaborazione del materiale connesso con la genesi della sofferenza in atto.

Resto a disposizione, anche online.

Cordialmente, dott FDL