Psicologo, Psicoterapeuta cognitivo comportamentale
Perché dovrei continuare a vivere?
Non dovrei avere nulla di cui lamentarmi: ho una famiglia che mi ama, economicamente posso concedermi più o meno tutto, ho tanti amici che mi vogliono bene, sto bene e non ho malattie. Vivo una vita che detesto e che non fa altro che riservarmi dolore e delusioni. L'unico pensiero che mi porta a non suicidarmi è il dolore che causerei alle persone che mi vogliono bene, una paura maggiore di quella che ho per la morte. Non ho nemmeno la libertà di potermi uccidere senza conseguenze. Sono condannato a vivere questa esistenza essendo me stesso. I miei amici mi hanno assicurato che sono bello, simpatico, intelligente, gentile, premuroso etc, eppure non riesco ad avere una vita sentimentale buona, anzi ho collezionato solo delusioni inseguendo amori impossibili o relazioni tossiche. Ovunque mi giri trovo solo articoli su distimia, disturbo bipolare, dipendenze affettive o altre patologie in cui mi rivedo, mentre il senso di colpa mi sotterra e mi porta a pensare che sono semplicemente sbagliato, magari pure narcisista. Non ho più passioni e non ho motivazioni per vivere. Mi sento solamente incastrato in me stesso e io odio me stesso. Voglio solo essere solo, perché le cose non cambieranno mai. Sono 7 anni che trascorro periodi di 2 settimane/un mese di tranquillità seguiti da periodi altrettanto lunghi di depressione e odio verso me stesso. Sarò sempre infelice, sarò sempre sbagliato, sarò sempre malato e non voglio neanche essere più curato. Non ho futuro, obiettivi, scopo, speranze. Penso al suicidio, alla morte e mi sono tagliato nuovamente. Vorrei rimanere da solo per sempre, ma non posso. Sono costretto a vivere una vita che non voglio e neanche ho la libertà di poter decidere sulla mia esistenza.
Salve Matteo, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL