Psicologo, Psicoterapeuta cognitivo comportamentale
Come si può convivere con l'emetofobia?
Salve, ho 20 anni e sono in terapia da 6-7 anni ormai. Ho la fobia sociale, depressione e ansia generalizzata. Da qualche anno ormai ho questa forte paura del vomito, prima non capivo cosa fosse e non mangiavo per giorni per paura di avere la nausea per poi averla per colpa della fame. Ero andata in farmacia più volte per prendere medicinali che ne evitassero l'arrivo (nausea). Ormai so benissimo di avere questa fobia e se mangio, se mi muovo in un certo modo, se sono sotto stress o se non mangio e sento una minima sensazione allo stomaco parte l'attacco di panico. Ho portato più volte questo argomento in terapia ma non ne sono mai uscita con degli strumenti utili per poterci convivere. So di essere abbastanza ipocondriaca, sono andata più volte in pronto soccorso pensando che mi stesse venendo un infarto o chiamo più volte il dottore per assicurarmi di non stare morendo (esagerato). Ho pensato a tutte le mie (rare) esperienze con questo tema e, per esempio, una volta due volte ero finita in ospedale subito dopo aver rimesso a causa di influenze intestinali, oppure anche il fatto che ogni volta è stata un'azione incontrollabile che è successa davanti ad altri. Pur parlandone o pensandoci non so cosa fare, in certe situazioni diventa un incubo. Per esempio mi viene l'ansia perché incontro una persona nuova e finisce che mi viene la nausea per colpa dell'ansia e poi l'attacco d'ansia extra per colpa della nausea. Vorrei solo riuscire a mangiare senza avere continuamente sti pensieri o semplicemente non avere attacchi di panico per un semplice rutto. Molti dicono che devo vomitare per capire che non succederà niente (cosa che già so), che devo mettermi in testa che è una cosa normale e così via... Sono arrivata al punto di non voler mai essere incinta perché ho paura della nausea. Ci sono altre persone come me o sono l'unica? Se ci sono, che tipo di approccio utilizzate con loro? Tanti saluti
Salve Tuana, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL