Psicologo, Psicoterapeuta cognitivo comportamentale
Ansia nel lasciare bambino con suocera
Salve, Ho 30 anni e un figlio di 3 mesi. Entro gennaio dovrei tornare al lavoro per 2 giorni a settimana in presenza, lasciando il bambino con il mio compagno e sua madre. Con quest'ultima non ho un rapporto di particolare confidenza e, da quando è nato il bambino, lei si prodiga spesso in consigli non richiesti, avvertenze antiquate e critiche di vario genere su come lo cresciamo, che mi rendono piuttosto nervosa. Pensando però che non valesse la pena arrabbiarsi, ho sempre lasciato correre e glissato ogni volta, anche quando avrei invece desiderato rispondere a tono. Tutto questo mi ha creato una certa angoscia e non sto più vivendo bene i momenti di incontro con lei. Sarò però costretta a lasciarle in carico il bimbo quando non ci sarò e - benché io mi fidi ciecamente del mio compagno - ho una seria difficoltà anche solo a pensare che lei possa toccarlo o magari praticare qualche antico rimedio su di lui sul quale non sono d'accordo (è già capitato, ad esempio, che lo portasse in auto senza ovetto nè dispositivi di sicurezza, o che lo cospargesse con strane creme repellenti contro le zanzare, tutto questo a mia insaputa). Il mio compagno condivide le mie ansie, però mi ha anche detto che parlarle non servirà a molto, che è '' fatta così'' e che dovremmo in qualche modo farcela andare bene per forza. Cerco un consiglio su come evitare di vivere con ansia il momento del distacco e di avere costantemente pensieri negativi su questo tema; chiedo anche se piuttosto, per la mia tranquillità, non dovrei invece proporre di affiancarci una tata di cui potrei fidarmi di più. Grazie mille, Alis
Salve Alice, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Credo innanzitutto che sia importante che voi possiate instaurare un dialogo schietto e sincero mediante il quale poter condividere pensieri e vissuti emotivi circa la situazione da lei riportata al fine di trovare soluzioni che possano soddisfare le esigenze di tutti. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL