Dott. Francesco Damiano Logiudice

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Dott. Francesco Damiano Logiudice

Psicologo, Psicoterapeuta cognitivo comportamentale

Come aiutare un ragazzo adolescente, e la madre iper ansiosa?

Buongiorno, sono la mamma di un ragazzo di 15 anni. Mio figlio a nostro avviso sta vivendo male questo periodo di forti cambiamenti che è l'adolescenza. Ci sembra di percepire una bassa, bassa autostima, che si manifesta in alcuni comportamenti infantili, regressivi (quasi a sentirsi rassicurato) sia con noi, che con la cerchia degli amici. Non accetta le critiche, le prende sempre come fossero un'accusa verso il suo essere, o i suoi comportamenti. Qualsiasi critica, che noi stiamo molto attenti a far arrivare in maniera posata, non viene mai vista come opportunità di crescita: esempio, se la domenica sera si parla di come ha giocato a calcio, e di cosa potrebbe fare anche in allenamento per migliorare, ha delle reazioni poco lucide, pensa che il mister ce l'abbia con lui o non lo valorizzi (cosa oggettivamente non vera) Sminuisce le qualità degli altri relegandole a fortuna, al caso...la sua è sempre, ovvio, "sfiga". Lui non sbaglia mai, e gli altri non lo capiscono...non è capace di una sana autocritica, anche se in casa siamo abituati a chiedere scusa e a confrontarci. Capitolo scuola... La scuola è il vero "calderone" dove tutte le emozioni e le aspettative in gioco si scatenano. Avendo solo lui, siamo sempre stati genitori molto presenti, forse troppo; cerchiamo di motivarlo, di fargli capire che deve impegnarsi e dare il massimo. Abbiamo sempre trasmesso l'idea che la scuola è molto importante. Il ragazzo è intelligente e capace, ma sembra che si sia "messo in stand by". Non è curioso, non approfondisce nulla, che siano argomenti scolastici o meno, sembra non gli interessi nulla a parte le moto, che adora. Attualmente frequenta la 2^ classe di un istituto tecnico, ci è arrivato un mese fa dopo aver abbandonato il liceo che aveva scelto lui stesso in 3^ media. (c'è da dire che il liceo lo ha davvero messo a dura prova: ha superato il primo anno con un debito a settembre ma ha sempre faticato tantissimo, e in più in una classe quasi completamente femminile non aveva legato quasi con nessuno) In questa classe invece sembra trovarsi bene, l'ambiente sembra piacergli di più rispetto a prima ma noi lo vediamo comunque spento, sempre passivo, sappiamo che in classe non partecipa volentieri e tende a nascondersi, ma la necessità di affrontare il cambio di scuola, e le materie nuove, richiede un impegno in più! I prof sono stati chiari, deve rimboccarsi le maniche. Noi gli stiamo addosso, ma lui sembra sedersi... Ha degli amici in classe, potrebbe chiedere, farsi consigliare...ma non lo fa. Più noi cerchiamo di motivarlo, più lui si chiude. Della scuola non si può parlare, altrimenti tende ad alzare un muro. Riassumendo, potrei dire che dopo le elementari, e forse la prima media, non ho mai visto il ragazzo vivere la scuola come un ambiente motivante, dove poter far emergere le proprie qualità. Io in particolare sto vivendo molto male questo periodo, perchè credo che a lui serva aiuto per crescere e maturare, ma sono sicura che il mio atteggiamento non gli sia di supporto; anzi, che probabilmente gli crei una tensione in più perchè non lo fa sentire in grado di gestire le cose da sé. Il problema è che non so proprio cosa fare: devo lasciargli spazio, accettando che non faccia quello che dovrebbe? E se poi le cose vanno male (scuola, sport, amicizie) e il ragazzo si abbatte ancora di più? Mio marito - che è puntiglioso e attento quanto me - ci sta provando: seppur a sprazzi vedo che sta tentando di vivere il tutto con più leggerezza. Io faccio davvero fatica. In un articolo leggevo che una mamma dovrebbe ad un certo punto riappropriarsi di quello che è, e che ha messo da parte: l'essere donna, moglie, amica... Ecco, io sono bloccata in questo stallo. La mattina il primo pensiero appena sveglia è la scuola. E la verifica che può andare male (e sicuramente andrà male!) Sono bloccata in un vortice di pensieri negativi e non riesco a spezzarlo. Chiudo dicendo che da circa un paio d'anni stiamo seguendo un percorso con una terapista. L'approccio è sistemico. Credo di aver compreso come funziona, stiamo lavorando (mio marito ed io, il ragazzo partecipa molto raramente, e solo su richiesta della terapista) per capire se ci siano delle zone d'ombra che ci portiamo con noi, e che non abbiamo mai risolto. Come se le difficoltà nostre, mai affrontate, non ci permettano ora di vivere con più serenità l'adolescenza del nostro ragazzo. C'è qualche consiglio che posso chiedere qui? Se dovessi fare una domanda, una sola: come si fa a fidarsi del proprio figlio, se lo si percepisce svogliato e poco sul pezzo? Grazie, Margherita

Salve Margherita, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che potete sperimentare e quanto sia impattante sulla vostra vita quotidiana. Ritengo fondamentale che voi possiate richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che vi impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarvi a parlare con voi stessi utilizzando parole più costruttive.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL