Da dove cominciare per ricevere una diagnosi?

Gentili dottori,

Ho passato la maggior parte della mia vita da quando ho ricordi sentendomi anormale. A volte ci convivo, ci scherzo, ci rido su, a volte mi blocco completamente. Ho già 30 anni e mi fa un po' vergognare cercare solo adesso aiuto, ma ho sempre cercato di essere forte e autoconvincermi che vado bene così, che sono solo pensieri, che sono solo particolare. Quindi ora vorrei capire se davvero ho qualche disturbo o se sono davvero solo "un po' particolare", il problema è che non so da dove partire.
Visto il mio rendimento scolastico durante tutta l'infanzia, adolescenza ma anche universitaria, ho pensato spesso di soffrire di deficit di attenzione, ma non mi è stato appunto mai analizzato e quindi diagnosticato.
Posso farvi un elenco generale delle cose che mi hanno creato disagio durante l'arco della mia vita:

- difficoltà a concentrarmi, a leggere o a ascoltare istruzioni, a portare a termine un compito, procrastinazione
- ho sempre avute grandissime difficoltà soprattutto in matematica, non riesco a calcolare perché non riesco a visualizzare i numeri, come se non avessero senso.
- disorganizzazione, confusione continua anche nell'esprimermi, mi perdo facilmente dimenticando dove voglio arrivare
- misofonia, intolleranza, fastidio e insopportazione assoluta di determinati suon, indipendentemente se flebili o forti. Alcuni di questi suoni sono prodotti dai miei cari, può essere il modo di bere, di mangiare, di pronunciare certe parole, e mi rende impossibile stare in loro compagnia o non avere attacchi di rabbia o ansia
- come accennato sopra: attacchi di rabbia. Estrema sensibilità ad assolutamente tutto, il mio umore può cambiare da un momento all'altro. Può cambiare nel giro di poche ore, ma ho la tendenza a vivere brevi periodi (settimane o 1 mese circa) di euforia, positività e energia, seguiti da periodi di depressione, profondi sensi di vuoto, apatia. in entrambi i casi di solito sono stati d'animo spontanei, non scaturiti da eventi in particolare: può succedere qualcosa di bellissimo nel periodo no, o viceversa, ma continuerò a essere euforica o demotivata a seconda dei casi.
- Ansia e depressione: nei momenti no, sprofondo in stati di angoscia profonda in cui fatico a vedere un senso a tutto. Mi è capitato di avere attacchi di panico, ma tutto senza apparenti razionali ragioni.
- L'ansia mi porta a riempirmi di compiti, ma questi compiti non riesco a portarli a termine, quindi cado nell'apatia e poi in stati di paranoia
- Le relazioni sono complicatissime. Mi sento sempre strana, faccio fatica a stare tranquilla, sento spesso una forte fobia sociale. Ho avuto tante relazioni perché mi affeziono e mi attacco facilmente e profondamente a qualcuno, ma tendo a rovinarle con la mia impulsività.

Queste sono alcune delle cose con cui convivo da sempre, scusate la confusione ma come capirete dal mio elenco anche solo mettermi a scrivere questo messaggio mi ha riempito di ansia.
Vi prego di darmi un'indicazione, vorrei tanto sapere a chi rivolgermi per avere una diagnosi e possibilmente cominciare una terapia. Ho voglia di sentirmi meglio, perché anche se ho imparato a conviverci tramite meditazione, sport, e un sacco di altre cose, non vuol dire che sia felice. Ho bisogno di aiuto, di sentirmi capita e ascoltata.

Grazie

Gentile Giulia, prima di tutto vorrei dirti che comprendo quanto possa essere faticoso vivere in questo dubbio tra normalità e patologia, facendosi forza e cercando una sorta di normalità. La seconda cosa è che oggi molti approcci psicologici sono trans-diagnostici, cioè si sono svincolati dal modello medico a due fasi, prima la diagnosi poi la terapia. Si tende a operare sui processi psichici del qui-e-ora individuando in essi le prime criticità da superare, e scoprendo po gradualmente altri processi sottostanti, fino a reintegrare l’immagine di sé. Alcune delle difficoltà che riporti sembrano avere caratteristiche più cognitive, e su quelle potrebbe valere la pena testare meglio le funzioni, ma in ultima analisi il punto principale è dare una risposta dinamica e viva alla domanda “che sono io” che in qualche modo poni. La tua richiesta principale sempre proprio essere l’ultima, il bisogno di sentirti capita e ascoltata. È comunque necessario rivolgersi a un bravo psicologo(a) (a te la preferenza se uomo o donna) che possa iniziare un processo di cambiamento e di accettazione di sé. La diagnosi, in questi casi, è davvero secondaria.