Psicologa, Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale, Terapeuta Emdr
Perché continuare a vivere? Se questa è vita…
Ho perso mio fratello quasi dieci mesi fa, in modo tragico, brutale, inaspettato. Un incidente stradale… era il 7 febbraio, l’8 alle 6:30 ci dicono che non c’è l’aveva fatta. Il 21 avrebbe compiuto 20 anni… Da due anni mio fratello viveva da mio padre, dopo tante incomprensioni con mia madre che non ha mai accettato che forse forse non siamo noi figli il problema ma che qualche problema lo tiene pure lei. Da qualche mese prima dell’incidente mio fratello non voleva parlarmi più, diceva che accettavo che la fidanzata dell’altro mio fratello stesse in casa nostra e lui no. Quanto ho sofferto, non l’ho mai abbandonato però… due giorni prima dell’incidente mi dice che gli manco, avremmo dovuto vederci incontrarci ma non ce stato il tempo. Io ho due fratelli, uno più grande che non è mai stato partecipe delle cose che accadevano in casa, sempre estraneo e dritto per la sua via. Il più piccolo invece, l’ho cresciuto con me. Ho provato in tanti modi a non farlo sprofondare, a tenerlo al riparo dai dolori e dai traumi della famiglia, se tornava tardi lo aspettavo io, lo accompagnavo a scuola, gli cercavo lavoro e lo incitavo, sacrificavo i miei spazi per cercare di dargli una tranquillità che io non ho mai avuto e non mi è mai pesato tutto questo. Lo amo e l’ho amato più di mia madre mio padre più di tutto il mondo insieme. Chi ci conosceva sapeva, ma chi conosceva solo me di conseguenza conosceva lui e viceversa. Fino a quando quattro anni fa sono sprofondata nei disturbi alimentari, probabilmente il mio modo di affrontare la vita mi stava mangiando dentro. Ho lottato, ma ho anche ceduto e quando pensavo che era finita per me lui mi ha dato forza e ho capito che non potevo lasciare questa vita perché lui sarebbe rimasto da solo… ed ora? Ora sono io da sola contro tutto. Ho rari momenti di lucidità in cui mi rendo conto che lui non c’è più e quando li ho crollo del tutto. Durante il resto della giornata proseguo come se tutto ciò fosse successo ad un’altra persona e lui semplicemente vive lontano da casa. È da un mese però che mi manca il respiro. Che mi sono chiusa al mondo. Vorrei lasciare anche il lavoro ma c’è una parte di me che sa benissimo che se lascio il lavoro sarebbe la fine per me. Ho una rabbia che sono una mina vagante, basta una parola sbagliata che esplodo e potrei fare del male dicendo cose che fanno male. Mia madre, come in tutta la vita, mi dice che il dolore deve stare dentro che non si mostra perché se si mostra e protagonismo e non è dolore reale. Lo stesso lo pensa l’altro mio fratello. Ma io sto morendo, davvero sto morendo o forse vorrei… a volte sento intorno a me la puzza di morte che ho respirato per due giorni consecutivi stando accanto al corpo di mio fratello. Quando tocco qualcosa di freddo avverto la sua mano che ho stretto ed era gelata. Sono piena, stanca, esausta, distrutta. Ho sempre finto un sorriso davanti agli altri ma non ho neanche più la forza di fingere. Non ce la faccio più… tutto poteva mancarmi sarei andata avanti come ho sempre fatto con l’assenza di un padre, con l’assenza affettiva di una madre con traumi che mi portò dentro ma questo no… lui no.
Buongiorno Alessia intanto grazie per la Sua testimonianza tanto dolorosa quanto significativamente scrupolosa e dettagliata nel descrivere il suo stato d'animo evidentemente addolorato da questo grave lutto.
Colgo l'importanza che per Lei ha l'aspetto della condivisione che è una vera e propria RISORSA che Lei ha maturato nel corso del tempo, nonostante il contesto familiare, pare per anni abbia tentato di reprimere imponendo la chiusura del dolore.
A fronte di ciò ritengo che un percorso di psicoterapia di sostegno possa esserle utile non solo al superamento delle varie perdite a cui si è aggiunta quella importante del Suo caro fratello ma anche al tentativo di recuperare contatto con Sè stessa e ristabilire i suoi equilibri emotivi interni in modo da concedersi di proseguire a vivere serenamente.
Le faccio tanti auguri