Separarsi o stare insieme per i figli
Salve. Ho 43 anni e sto con mio marito da 16, 2 di fidanzamento e 14 di matrimonio. Abbiamo due figlie di 12 e 9 anni e mezzo. Devo fare una doverosa premessa affinché sia tutto più chiaro: ho conosciuto mio marito pochi mesi dopo essermi trasferita da un'altra città, pertanto probabilmente avevo alcuni timori dovuti all'adattamento alla nuova realtà... paura della solitudine, paura di non fare nuove amicizie, ecc. Inoltre vengo da una storia medica non facile, infatti il trasferimento avviene in seguito ad un desiderio di cambiare vita dopo un tumore a 24 anni. Detto questo, fin dal principio mi sono stati chiari i difetti del mio allora fidanzato, una persona egoista e narcisista, per nulla empatica e generosa. Ma la forte attrazione reciproca e l'idea di aver trovato qualcuno mi hanno fatto pensare che non erano cose poi così gravi, che difetti ne abbiamo tutti e che col tempo sarebbe migliorato. Ci sposiamo e nascono appunto due bambine. La quotidianità è puntellata di tante piccole cose sgradevoli, come il sarcasmo che lui utilizza puntualmente, il sottolineare ogni mia mancanza senza riconoscere le sue e la poca attenzione ai sentimenti degli altri. Tutte queste cose, come piccole gocce hanno scavato dentro di me per anni, finché un giorno, nel momento in cui avevo più bisogno di lui, ha deciso di occuparsi di una sua passione lasciandomi sola (tradotto, io ero in pronto soccorso e lui allo stadio). Da quel momento qualcosa in me si è rotto, le fette di prosciutto sugli occhi sono cadute definitivamente e all'improvviso ho visto tutto quello che non avevo voluto vedere fino a quel momento. Ne parliamo, lui si giustifica, si scusa, ma secondo me non si rende conto davvero. Come non si rende conto di cosa provocano in me le sue "battute", che sminuisce con un "ma stavo scherzando daiii". L'ultima discussione pochi giorni fa, perchè io ero pesantemente influenzata ma a lui, che poteva dormire fino a tardi, non è venuto in mente che poteva portare le bambine a scuola ed evitarmi la levataccia. Devo precisare che non è una persona cattiva, nè volutamente menefreghista, semplicemente prima viene lui poi il resto del mondo. Io non lo amo più. Vorrei intraprendere una terapia di coppia ma non so per salvare cosa... gli voglio bene, è il padre delle mie figlie, ma l'amore è un'altra cosa e il mio rancore per gli avvenimenti che ho esposto, e altri ancora, è tanto. Non so cosa fare perchè le mie figlie ne soffrirebbero immensamente e anche lui... che cadrebbe dal pero non rendendosi conto ne dei suoi errori ne di cosa hanno provocato in me. Mi sento schiacciata, in gabbia, destinata ad una vita infelice per non far soffrire loro. Grazie per le vostre riflessioni
Buonasera, le chiedo solo se è veramente sicura che la vita in una famiglia con genitori non sereni eviti alle sue figlie la sofferenza. Vedere e sentire la propria madre infelice e frustrata non è sofferenza per i figli? Sono decisioni difficili ed è corretto chiedere supporto, che a mio parere farebbe buona cosa a procurarsi, per riflettere con un terapeuta rispetto a questo bivio. Ma quel che è certo è che una crisi vissuta "in verità" aiuta i figli ad affrontare le difficoltà inevitabili della vita con un esempio di forza e di fedeltà a sè stessi e può essere foriera di sviluppi positivi perchè la si affronta restando fedeli alla propria verità.
Mantenersi in una situazione ambigua e dolorosa, negandosi il cambiamento che si sente come positivo per sè non porta serenità ai figli, ma solo l'esempio di incapacità ad affrontare la realtà ed assumere la sofferenza (temporanea) verso una situazione più rispondente ai propri legittimi bisogni.
Mi rendo conto che non si tratta però di decidere sulla scorta del parere di uno sconosciuto, ma di farsi aiutare ad approfondire altri aspetti della situazione, altri punti di vista e prospettive,così come ho provato brevemente a fare qui, per poi seguire la direzione che lei sentirà più giusta per sè. Che è l'unica che le porterà serenità.
Disponibile al supporto online, le auguro di trovare la sua strada
dott.ssa Gemma Facchinetti