Dovrei andare in terapia?
Salve
Ho 24 anni e non ho mai avuto un buon rapporto con il cibo, ma non ho mai avuto problemi di disturbi alimentari, anzi, paradossalmente più sono concentrata e attenta a non assumere più di un tot di calorie più ingrasso. Due estati fa mi sono lasciata con il mio primo ragazzo e ho perso circa sette chili passando da 52 a 45 nel giro di un paio di mesi, quando la mia fissazione per il conteggio delle calorie è scomparsa e rimpiazzata dalla sofferenza per la fine di una lunga storia.
Ovviamente ero felice e allo stesso tempo anche stupita, perché pur mangiando poco perché nauseata dopo un paio di bocconi di qualunque cibo, proprio abbandonando il conteggio ossessivo delle calorie avevo raggiunto il peso che mi ero prefissata.
Ovviamente nel corso dell’anno ho ripreso il mio peso ricominciando a mangiare piano piano anche più di prima della rottura con il mio ex, e in quel periodo mangiavo molto più di quello che mangio ora e soprattutto vedendo che non ingrassavo, avevo smesso di pesarmi e non avevo ripreso il conto delle calorie. Ora dopo le ultime vacanze natalizie, mi ritrovo di nuovo nel circolo vizioso del conteggio, ma non scendo anzi sono arrivata a 53 chili.
Sinceramente sono davvero stanca dal punto di vista psicologico di questa sensazione, vorrei davvero poter mangiare un piatto di carbonara o una pizza senza dovermi sentire in colpa, non voglio essere schiava del cibo e non voglio odiarlo, vorrei avere un rapporto equilibrato e amarmi, e passare le giornate a pianificare i miei pasti, mi deprime sempre di più.
Non voglio nemmeno dare un pensiero ai miei genitori, e a volte mi sento persino in colpa per questa mia ossessione pensando a tutte le persone che muoio di fame al mondo. Purtroppo questa problematica me la porto dietro da quasi dieci anni, da quando mi sono sviluppata e le mie gambe e i miei fianchi si sono ammorbiditi e in tutto questo tempo non sono riuscita ad accettarmi. Sono anche una sportiva, correvo un ora al giorno per sei giorni, ma da dicembre mi sono talmente fatta schifo con i leggins attillati da corsa che mi limito a camminare il più possibile.
Questo è solo la punta dell’iceberg di tutti i casini che ho in testa, quindi sono arrivata alla conclusione dopo dieci anni che forse dovrei andare in terapia. Ci tengo a precisare che non ho mai avuto né episodi di vomito autoindotto, né di uso di lassativi (una volta l’ho comprato ma amai aperto e mi è scaduto nascosto in un cassetto): se mangio più di quello che mi prefiggo sono il tipo che cammina/corre finché non lo ha bruciato e più che un problema di pseudo anoressia, credo di essere più una borderline bulimica perché tendo ad abbuffarmi e a mangiare anche quando non ho fame a volte, quasi come una forma di autolesionismo perché poi so che mi sentirò in colpa e mi detesterò.
Insomma dopo questo lungo papiro la mia domanda è: un percorso con uno psicologo è la soluzione per risolvere questa problematica? Sono irrecuperabile o ho la possibilità di arrivare ad un equilibrio mentale?
Grazie per l’attenzione e la pazienza di una lettura così lunga.
Buonasera, sono il Dott. Della Cella, opero da alcuni anni nell'ambito della psicologia del comportamento alimentare.
Sicuramente un percorso per affrontare le sue problematiche legate al rapporto col cibo non potrà che giovarle, tuttavia mi riserbo una aspettativa di prognosi solo dopo aver completato una valutazione un po' più accurata.
Credo comunque che ad una prima lettura mi sembra ben consapevole del problema nelle sue modalità di espressione e questo non può che essere un elemento favorevole allo svolgersi del suo percorso qualora decida di intraprenderlo.
Cordialmente.