Dott. Giampiero Bonacina

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Dott. Giampiero Bonacina

psicologo clinico, psicoterapeuta

Come posso credere di più in me stessa?

Mi sento spesso fuori luogo. Quando mi trovo in un gruppo di persone che non conosco o non sono ancora mie amiche sento di dover entrare in una “parte” che non mi appartiene. È come se dovessi fingere di essere felice e di sentirmi nel posto giusto, ma in realtà non mi sento adatta. Ho 26 anni e negli ultimi anni ho scoperto di essere una persona timida. Da piccolina era molto spavalda forse perché non avevo consapevolezza di me e volevo nascondere questo mio “problema”. Mi capita di incontrare persone per strada e di arrossare in viso mentre le saluto, anche persone di cui fondamentalmente poco mi importa, non importanti per me. Questo mi fa sentire profondamente a disagio e non capisco perchè mi succeda. So di avere delle qualità, di essere intelligente e sensibile ma purtroppo spesso mi sento inferiore ai contesti in cui mi trovo e questo mi crea profondo dispiacere. Con le persone che invece conosco sono completamente diversa, anzi me stessa: chiacchierona, solare, divertente, buffa. Vorrei riuscire a capire cosa scaturisce questa timidezza e poca sicurezza. Vorrei non dover più arrossire, vorrei essere più sicura.

Ciao Deborah, non ci sono nel tuo scritto informazioni su quello che fai, studio, lavoro, ecc.. ma la generalità del tuo disturbo in presenza di estranei sembra configurare una “fobia sociale”. E’ vero che quando eri più piccola eri spigliata e senza paura, però allora eri comunque in una dimensione protetta: i bambini si adattano anche a genitori molto negativi pur di non essere abbandonati. Non so se questo è il tuo caso, ma genitori che attuano un’educazione estrema o sul versante protettivo o sul versante critico, possono determinare una fragilità che emerge quando ci si espone veramente nella vita, dopo l’adolescenza, a scelte importanti affettive o di lavoro. Ecco l’insicurezza verso persone o cose nuove. Si chiama “fobia” proprio perché non c’è in genere una motivazione reale o una paura contingente. Un lavoro di terapia analitica può aiutarti sicuramente a smarcarti da questioni educative. C’è però anche un filone di ricerca che nella fobia sociale  vede una difficoltà attuale di reagire in modo opportuno nelle situazioni, a pensare in modo valido, determinando risposte psicofisiologiche d’allarme. In questo caso è più indicata la terapia cognitivo comportamentale.

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Dott.Giampiero Bonacina

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