Situazione difficile, mi sento soffocare dai troppi pensieri
Buonasera, vi scrivo perchè sto attraversando un periodo veramente pieno di problemi e ho bisogno di capire come superarlo al meglio. Sono una ragazza di 20 anni e frequento l'università.
Il 2018 è stato per me un anno veramente difficile, forse il peggiore che io abbia mai vissuto fino a questo momento.
Un mese fa esatto mio nonno è venuto a mancare improvvisamente. Non era malato, non stava soffrendo; si è spento senza neanche accorgersene una sera tra le braccia di mia nonna dopo essere andato a dormire. Non ho pianto subito, mi sono lasciata andare solo nel momento in cui ho visto mio nonno morto, ma è stato un lasciarsi andare di qualche ora appena perché, a dire la verità, non sono riuscita a piangere molto. Mi sono sentita in colpa per questo, ho pensato "non è troppo presto per non piangere più? Perché tutti sembrano soffrire e io non piango?", ma tutti continuavano a dirmi che era meglio così, che ero forte ed ero riuscita ad elaborare il lutto in fretta. Io non so se sia successo realmente questo, sapevo solo che appena due giorni dopo la sua morte pensare a mio nonno mi faceva sorridere, perché ero consapevole di averlo amato tanto e che avrei per sempre conservato il suo ricordo, ma ricominciare così presto a sentirmi "bene" mentre tutti intorno a me soffrivano mi faceva stare male, mi sembrava di stare sbagliando, di essere insensibile.
Mia nonna, che già soffriva di depressione mentre mio nonno era in vita, è peggiorata: stiamo cercando di aiutarla in tutti i modi, ma ogni volta che ci vediamo scoppia in lacrime e sento che per me sopportare questo è diventato troppo difficile.
Appena due giorni dopo il funerale di mio nonno, l'altra mia nonna è stata ricoverata in ospedale d'urgenza perché malata di polmonite; appena una settimana dopo è venuto fuori che potrebbe avere un tumore alla trachea ma che, essendo troppo anziana, non può essere rimosso perché non sopporterebbe mai un intervento.
La mia famiglia adesso è immersa in un'atmosfera di dolore e frustrazione. Mia madre ha dovuto superare in fretta la morte di suo padre per occuparsi di mia nonna, ma non ce l'ha mai fatta davvero; mio padre è impegnato con mia nonna in ospedale. Mia madre vorrebbe mio padre vicino in questo momento difficile, ma mio padre ormai non torna neanche più a casa per stare in ospedale con mia nonna (nonostante abbia dei fratelli e quindi mia nonna verrebbe comunque mai lasciata da sola). Entrambi sfogano le loro frustrazioni su di me, essendo la loro figlia più grande, e io cerco di essere forte e di evitare che litighino tra loro e complichino maggiormente questa situazione di disagio che stiamo vivendo. Ma mentalmente mi sento davvero tanto stanca. E' successo tutto troppo in fretta e ho tanta, troppa confusione.
Aggiungo anche un piccolo trauma che ho avuto tempo fa e che ha portato tante piccole paure che prima non avevo: agli inizi di ottobre c'è stato un terremoto abbastanza forte, seguito da tante altre scosse più lievi almeno due-tre volte al giorno. Non sono riuscita a dormire per un bel pò di tempo, ho paura di ogni rumore, di rimanere sola a casa (la notte del terremoto io ero l'unica persona sveglia in casa e ho letteralmente visto ogni cosa cadere e rompersi davanti ai miei occhi), non riesco più a considerare casa mia un posto sicuro, ho paura che possa succedere qualcosa di terribile da un momento all'altro e vivo immersa nell'ansia continua.
Sento un peso incredibile addosso e non riesco neanche più a parlare con i miei amici. Mi sento solo frustrata.
Gentile Serena,
da ciò che scrive sembra che il terremoto di cui ha paura non sia soltanto l'evento sismico che tutti conosciamo ma qualcosa di perturbante, qualcosa (un evento di vita, un vissuto, un ricordo poco chiaro...) che teme possa destabilizzarla più di quanto la morte di Suo nonno abbia destabilizzato l'intero sistema famigliare, unitamente all'aggravarsi di Sua nonna.
I lutti sono momenti nell'esistenza di una persona dalla durata e dalle modalità di essere elaborati o meno molto variegate. Non è assolutamente detto che Lei non abbia già integrato la morte di Suo nonno all'interno di un percorso interiore chiaro e pacifico, ma si pone il dubbio che ciò che causa confusione e turbamento adesso possa proprio essere l'angoscia relativa al fatto che "la fine" a volte rappresenta qualcosa di inaspettato e che molte certezze possono venir meno all'improvviso.
Da ciò che descrive sembra emergere un ruolo, il Suo, all'interno della famiglia come di una colonna portante in questo momento. In un clima simile, il timore che arrivi un terremoto a minare la stabilità di quella colonna è comprensibile e per questo "trattabile". Forse in questo momento potrebbe essere utile per Lei trovare uno spazio in cui essere "sostenuta", uno spazio in cui affidarsi che le permetta di fare chiarezza e di tirare anche un po' il fiato. La psicoterapia è anche questo, un luogo e un momento in cui concedersi la possibilità di fermarsi a pensare, a capire e spesso anche a cambiare.
La saluto