Dipendenza da lui, come uscirne?
Buongiorno. Mi chiamo Erika, ho 36 anni e sono sposata da 3 anni con un uomo di 46 anni. Ci siamo sposati dopo una convivenza di 5 anni ed esserci frequentati per 3 anni. Totale 11 anni insieme! Premetto che da parte sua, appena ci siamo conosciuti, è scattata subito la scintilla..mi disse che si innamorò delle mie debolezze ed io, come sulle nuvole, molto insicura caratterialmente, e bisognosa di amore ed affetto (situazione famigliare da piccola contrassegnata da separazione dei genitori quando io avevo 6 anni , mio fratello 9, con conseguente "trasloco" dai miei nonni materni che ci hanno sempre maltrattati e fatti stare in condizioni igienico-sanitarie non consone (non mi vergogno di raccontare questi episodi, sono ben altre le persone che si devono vergognare!!)), mi sono fatta un pò catturare dalla sua dolcezza, amorevolezza, disponibilità, sincerità, serietà, onestà ed abbiamo iniziato a frequentarci. Credo anzi lo posso sostenere tranquillamente, di non aver mai avuto un rapporto così aperto con un uomo come quello avuto con quello che sarebbe diventato mio marito. Parlavamo di tutto, qualsiasi argomento, io sempre assetata di conoscenza su tutti gli argomenti, lui disponibilissimo ad insegnarmi tutto con la pacatezza che purtroppo io non ho; ho sempre trovato in lui un ottima spalla sulla quale piangere, o l'unica persona che con un abbraccio (giuro!!) sanava le mie paure e mi faceva sentire protetta. A livello sessuale andava tutto bene, o forse ad entrambi bastava quello che accadeva e non abbiamo mai preteso di più l'uno dall'altro..; Nel corso degli 11 anni lui ha continuato a mantenere le sue amicizie, i suoi sport, mentre io purtroppo sono passata dall'essere una ragazza indipendente quando non conoscevo lui, all'essere totalmente dipendente da lui per paura che mi lasciasse..; il risultato è stato abbandono delle amiche, o comunque le uscite si riducevano alla rarità, tutto ciò che facevo lo condividevo prima con lui, ero arrivata al punto persino di chiedere il permesso a lui prima di andare a fare una passeggiata in solitaria la sera finito di lavorare.., non che me lo avesse chiesto lui di fare così, ero io che pensavo nella mia mente che fosse doveroso fare così per una questione di rispetto o forse per trovare sempre la conferma da lui che ciò che stavo facendo non era sbagliato! L'anno scorso purtroppo (o per fortuna?) è cominciato quello che non avrei mai pensato che cominciasse...; inspiegabilmente mi sono ritrovata a sentirmi oppressa da tutto ciò che mi circondava ma soprattutto da lui, ho iniziato a dimagrire, piangevo in continuazione all'improvviso senza motivo, finito di fare l'amore piangevo senza riuscire a "tenere a bada le lacrime", i primi tempi davo colpa a stress, troppi pensieri, invece poi la cosa è continuata, se non peggiorata; mi sentivo sempre di più rinchiusa dentro ad una teca con all'interno solo me stessa che sbatteva i pugni sul vetro perché voleva uscire, o come un uccello al quale vengono tarpate le ali.., non riuscivo più ad averlo seduto vicino a me, mi metteva ansia, agitazione, mi sentivo piena di lui, troppo piena, riuscivo a "svuotarmi" minimamente di lui solamente quando lui non era in casa con me..
Ho iniziato a chiedergli di venire a casa a giorni alterni (lui lavora nello stesso paese dove abita la mamma, quindi si fermava da lei), nei giorni alterni in cui non c'era, respiravo, mi sentivo viva, ma non riuscivo ad accettare come io, così sempre ligia al dovere e abituata da lui come un soldatino, potessi essere "andata giù di testa" (mi sono sempre data delle colpe per il mio cambiamento, colpe anche pesanti mettendo in dubbio la mia sanità mentale a volte), parlavo con lui, parlavo in continuazione quando c'era, parlavo e piangevo e lui prontissimo ad abbracciarmi sempre ed a tranquillizzarmi.., ma negli ultimi tempi quando mi abbracciava era come se non riconoscessi più il suo abbraccio, era come se il mio corpo non volesse più sentire la sua protezione..; nel frattempo il mio fisico calava (inizialmente ero 56 kg, ora sono 48), continuava l'angoscia, il male allo stomaco, la pesantezza alla gola fino ad arrivare a far fatica a respirare..; mi sono decisa a chiedere aiuto, ho fissato delle sedute dallo psicoterapeuta, ho raccontato la mia storia, mi ha detto apertamente che tutto si ricollegava alla mia infanzia, al fatto che mi sentivo "abbandonata" da papà e in mio marito ho riconosciuto e visto mio papà e la mia mente ha sempre trattato lui come un padre; le sedute con lo psicoterapeuta sono state le più "energetiche" possibili per la mia mente, uscivo dal suo studio con una carica abnorme, e stavo "bene"...ma purtroppo per motivi economici ho dovuto ridurre le sedute fino a non andarci più, e quindi è ricominciato il periodo basso...
il 25 Giugno 2019 ho deciso di andare dall'avvocato per separarmi..., se non riesco ad amare me stessa, faccio fatica ad amare mio marito..e quindi per non prenderlo in giro, e per tentare di ricominciare da me, ho preso coraggio e ci sono andata..!
tra le ferie estive, ragionamenti vari, etc, si è arrivati ad oggi in cui le pratiche stanno iniziando a partire ora..e si vedrà come va...
Ora rimango io, sono distrutta psicologicamente, non so da dove ricominciare, mi dicono tutti di trovarmi degli hobby, sport, amicizie, cerco di essere sempre su di morale e di ripetermi che tutto si risolverà.., ma mi sento in colpa per tutto...per aver rovinato un matrimonio dopo soli 3 anni, mi sento difettosa perché diventerò una donna separata, passo le serate il più delle volte a piangere, faccio 1 passo in avanti e 3 indietro..,il fisico cala.., ed io non sono più l'Erika di una volta. Mi sento svuotata, è come se la parte migliore di me l'avessi trasferita a mio marito, e di me non è rimasto che l'involucro vuoto!
non so quale sia la reazione giusta da avere, con che occhi devo guardare la vita ora? sono così giù!
Credo che nel suo caso sia imprudente procedere con una separazione legale. Prima cercherei di comprendere le cause della vostra crisi di coppia di cui lei non é responsabile se non per un bisogno peraltro salutare di rivedere una relazione non ben equilibrata, finora sbilanciata su un ruolo di guida e supporto di lui e un ruolo di guidata e protetta di lei. Ora che lei sta maturando una personalità più autonoma e autogestente, le dinamiche di coppia stanno strette , a lei senz'altro, a suo marito non so. Io le proporrei un percorso personale, e di coppia, per chiarirsi. Se lo ritiene potrei suggerirle il nome di un collega a Ferrara. Un saluto