Gentile Caroline, proverò ad addurre alcune precisazioni, stante il limite di una consulenza a distanza. Anzitutto, con le dovute eccezioni, io sono più incline a ribaltare la questione, cioé non è la cocaina che induce un disturbo di personalità, bensì il disturbo di personalità che facilmente può accompagnarsi ad un abuso di sostanze come automedicazione (una condizione clinica denominata "comorbilità"). Nella fattispecie, ciò che lei descrive parrebbe configurare un quadro personologico di tipo narcisistico (precisando che la suddetta considerazione non ha nessuna validità diagnostica), denotando un funzionamento ipervigile di chi, inconsciamente, teme sempre di essere svalutato e di conseguenza svaluta il mondo esterno a priori, in maniera difensiva e preventiva. Ciò detto, non significa che il mondo esterno sia fantastico ( a me personalmente disgustano parecchie cose!!!), il punto è trovare un equilibrio adattivo tra la conservazione di un giusto senso critico e il bisogno di integrarsi in una società che, per quanto iniqua, ci vede protagonisti. Ho scritto alcuni lavori sul narcisismo, sul mio sito web personale trova un articolo se vuole approfondire. In quanto a lei, può essere corretto valorizzare una relazione sulla quale ha deciso di investire, attenzione però al "furor curandi", o "sindrome infermieristica": non deve sentirsi moralmente obbligata - e sarebbe anche terapeuticamente sbagliato - ad andare troppo oltre con l'accudimento: in primo luogo, una relazione di coppia deve essere abbastanza simmetrica, se è troppo sbilanciata qualcosa non sta funzionando; inoltre, assecondare oltre misura il suo partner significa non aiutarlo a prendere atto del problema ed attivarsi in un'ottica risolutiva. Il fatto che non le chieda scusa quando sbaglia palesemente è indicativo di ciò. Ribadisco che tali riflessioni sono assolutamente generiche, in assenza di una valutazione diretta; auspico comunque che le risultino di una qualche utilità. Cordialmente