Cosa devo fare?

Salve, mio figlio frequenta la 1 elementare. Dopo solo 2 settimane di scuola, la maestra mi comunica che secondo lei mio figlio necessita di un aiutino perchè non lavora o lavora poco e non parla o parla pochissimo e con voce bassissima. A casa il bambino è sereno e non mi trovo in quello che mi dicono. È vero che è molto timido, insicuro e pauroso delle novità quando andiamo fuori casa e incontriamo gente, ma una volta che familiarizza, si lascia andare e ritorna il bambino socievole aperto e disponibile di sempre. A casa è molto loquace e mi racconta tutto di quello che si fa in classe. Anche quando la maestra lo richiama sempre per svolgere il compito. Nonostante non completi sul quaderno o sul libro il da farsi cmq ascolta e comprende la lezione. Ancora a novembre la situazione secondo loro non migliora. Io vedo invece i progressi che ha fatto da quando non sapeva neanche scrivere il suo nome ad oggi che scrive e ricopia tutto anche se noto che nei dettati proprio non ci siamo. A casa se gli chiedo come si scrive esempio matita lui me lo dice. Quindi sa ma a scuola è come se non si sentisse a suo agio quindi lavora male. Dai suoi racconti è emerso che all'inizio di quest'anno non voleva fare queste cose perché alla scuola dell'infanzia non li ha mai fatti . Ha compiuto 6 anni a dicembre. Spinta dalle maestre accetto un PDP nel quale il bambino seguirà la programmazione di classe ma farà meno esercizio e non farà per il momento il corsivo. La maestra inoltre mi invita a parlarne con la pediatra perchè potrebbe essere utile fare psicomotricità. Cosi andiamo dalla pediatra e dopo una visita accurata mi ha semplicemente detto che il bambino non ha niente di patologico, è una questione caratteriale. Con lei anche se parlava timidamente cmq si é aperto al dialogo e rispondeva alle domande della dottoressa in maniera esaustiva arricchendole e sorridendo tranquillizzandosi a mano a mano che trascorreva il tempo. Dico alla pediatra della psicomotricità consigliata dalla maestra e allora la dott.ssa mi spiega che per fare ciò è necessario rivolgersi al neuropsichiatra infantile, fare una serie di test e poi valuterà o gli segnerà la psicomotricità da fare. E cmq adesso per via del covid, si svolgerebbe tutto in incontri individuali . Per il bambino al massimo servirebbe lavorare in piccoli gruppi per facilitargli l'apertura con i pari. La pediatra in alternativa mi consigliava la pratica di uno sport di squadra come pallacanestro quando riapriranno le palestre. Prima delle vacanze natalizie si vide uno spiraglio di luce. Inizia a lavorare bene e da solo. Al rientro delle vacanze i primi 2 giorni tutto bene. In questa settimana di nuovo a scuola lavora poco. A casa con me fs i compiti e li recupera senza problemi. Dimenticavo che da settembre mio figlio ha iniziato anche le cure dentistiche, ancora oggi ha mal di denti. A volte la notte riposa male. Penso che influisca anche questo nel rendimento scolastico. Ho bisogno di un consiglio. Grazie

Gentile Margherita,

in qualità di insegnante elementare per tanti anni, oltre che psicologa clinica, mi sembra di poter ravvisare un po’ di confusione nella ricerca di soluzione dei problemi di suo figlio.

Mi spiego. Un bambino di sei anni, quando entra in classe può avere le difficoltà che lei descrive, come ad esempio qualche rallentamento nell’apprendimento o meglio nella velocità di apprendimento.

Ma, poiché attraverso le difficoltà scolastiche un bambino può esprimere disagi di vari tipi, dalla sfera cognitiva a quella relazionale e/o affettivo e/o familiare è indispensabile procedere per esclusione.

Per prima cosa è necessario che le insegnanti descrivano accuratamente le difficoltà che suo figlio incontra, attraverso degli esempi concreti. Questo è compito dell’insegnante.

Tenga conto che il ciclo scolastico elementare è diviso nei primi due anni e nei successivi tre anni nella scuola primaria. Questo significa che un bambino ha davanti a sé due anni di tempo per imparare a leggere e a scrivere. Ho avuto bambini che, pur nella norma, hanno imparato a leggere a aprile e maggio e poi non hanno avuto più problemi.

Se ci fossero problemi di dislessia la diagnosi si può fare a fine seconda, ma tra un po’ verso maggio le insegnanti avranno una visione più chiara, se ci fossero difficoltà tipiche di chi ha problemi di dislessia.

Una volta precisate le difficoltà e la loro origine, allora si può pensare ad una visita neuropsichiatrica per una valutazione completa.

Nel frattempo se il bambino lo desidera potrebbe frequentare dei compagni di scuola, sempre con le dovute cautele anticovid.

Solo una volta che si ha un quadro chiaro si possono intraprendere altri percorsi come la consultazione di uno psicologo.

A disposizione per ulteriori chiarimenti.

Cordiali saluti

Giordana Milani

domande e risposte

Dott.ssaGiordana Milani

Psicologo clinico - Biella

  • Disagio o difficoltà relazionali sociali, di coppia o familiari
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