Come comportarsi con genitori controllanti?
Ho 32 anni, un lavoro stabile, ma vivo ancora con i miei genitori. Esco da una relazione di 10 anni, con un matrimonio annullato, terminata per incompatibilità di carattere. In questi 10 anni io sono maturata, lui è rimasto mentalmente adolescente, e pesanti bugie e cose nascoste da parte di lui e della sua famiglia sono state parte integrante della relazione. Dopo 6 mesi dal termine di questa relazione, ho conosciuto un ragazzo e abbiamo iniziato a frequentarci. All’inizio sembrava andasse tutto bene, sembrava avere tutte le qualità che mancavano invece nel mio ex e dava la parvenza di essere una persona con cui poter costruire qualcosa, pur non essendo scattata quella famosa “scintilla” da parte mia. Conoscendolo più a fondo mi sono resa conto che aveva molte caratteristiche come quelle del mio ex, non stavo bene, iniziavo a vivere la relazione con ansia e ho deciso di interrompere la frequentazione. Dopo 10 anni di “pillole amare” ad oggi posso dire di sapere bene cosa voglio e cosa no, cosa accettare e cosa no. I miei genitori non hanno preso bene questa mia decisione, vedevano questo ragazzo come il “partito perfetto”, buon lavoro, buona famiglia e a nulla sono serviti i miei discorsi riguardo al fatto che già non mi faceva impazzire fisicamente/esteticamente, in più il carattere era molto simile a quello del mio ex e non provavo nulla per lui. Per mesi ho avuto mia madre che mi assillava nominandolo, chiedendomi se l’avessi sentito, chiedendomi di invitarlo quando uscivo con i miei amici (che lui conosce, ma non ha mai frequentato più di tanto), perché per lei è la persona giusta per me. È stato un periodo estenuante per me psicologicamente. Ad oggi mi frequento con un uomo 17 anni più grande di me, che mi fa stare divinamente, con cui non ho trovato neppure un’incompatibilità, mi rende felice, mi rende la vita leggera e spensierata. Ho provato ad accennare la cosa ai miei genitori, ma non l’accettano, non vogliono saperne nulla, mi trattano con distacco e come se avessero continuo risentimento nei miei confronti, mi dicono che non mi supporteranno in questa mia scelta e mi fanno sentire male e in colpa. Vivendo a casa con loro, mi sto logorando dentro, perché non capisco come sia possibile che non possa coesistere la felicità di tutti. Loro sono felici e mi trattano come mi hanno sempre trattata solo se io faccio quello che dicono loro, quello che li compiace. Se invece dico di voler seguire il mio cuore e ciò che mi rende realmente felice, mi trattano diversamente, facendomi stare male. Non so come uscirne.
Gentile utente, mi sento di dirle che c'è un solo modo per uscirne: andare a vivere per conto suo. Immagino che, avendo lei 32 anni e un lavoro stabile, non le manchi la possibilità materiale di prendersi un appartamento. Finché vivrà a casa dei suoi genitori, loro si sentiranno in diritto di dire la loro sulla sua vita sentimentale ma sopratutto lei non avrà mai la possibilità di crescere e diventare finalmente una persona adulta e indipendente. Noi esistiamo e ci creiamo una identità all'interno delle configurazioni familiari: nella sua situazione lei è e rimarrà sempre figlia e in quanto tale verrà considerata non in grado di prendere le sue decisioni in modo autonomo. Soltanto quando la sua condizione sarà cambiata, si modificheranno i rapporti con i suoi genitori. Se per qualsiasi motivo si rendesse conto di non riuscire a fare questo passo, sarà allora necessario parlare con uno specialista per capire quali meccanismi familiari la tengono legata e le impediscono di cominciare la sua vita indipendente.
Le auguro il meglio e resto a disposizione se ha bisogno di chiarimenti, Dott.ssa Giorgia Maimone